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Addio Maurizio Filipucci, “papà” del Monumento alla Libertà di Stampa

Se n’è andato prematuramente l’ex sindaco di Conselice Maurizio Filipucci: “un uomo perbene, un amico dei giornalisti ma soprattutto una sentinella della democrazia”. Lo ricorda con queste parole la presidente dell’Aser Serena Bersani sottolineando che proprio lui – insieme al Sindacato dei giornalisti regionale e nazionale – realizzò la costruzione del Monumento alla Libertà di Stampa della cittadina ravennate: l’unico di questo genere esistente in Italia.
Filipucci è mancato pochi giorni dopo il 71° anniversario della Liberazione, che ha visto la rimessa in funzione della “pedalina” con cui venivano stampati clandestinamente i fogli antifascisti durante la seconda guerra mondiale. Una pedalina storica, carica di memorie, “cuore” del Monumento alla Libertà di Stampa: simbolo delle battaglie

per una stampa libera da censure.
Maurizio Filipucci è stato sempre vicino ai giornalisti e alle loro organizzazioni, si è dimostrato sensibile al tema della tutela della libera stampa, tanto che la Fnsi gli concesse (caso unico) la tessera ad honorem del Sindacato.

Questo il ricordo sentito di Giovanni Rossi, ex presidente della Fnsi:
Maurizio Filipucci era, malgrado l’età non certo avanzata, un politico ed un uomo (anzi, prima di tutto un uomo e poi un politico) vecchio stampo. Nel senso più positivo del termine. È stato un amministratore pubblico, un dirigente politico e sindacale che, oltre ad affrontare i problemi della sua comunità ha sempre pensato in grande e questo gli ha permesso di avere chiara la centralità del tema “libertà di stampa” ai fini di uno sviluppo vero della nostra democrazia.
Per tale motivo fu rapido nell’accettare la proposta di Giampietro Saviotti (già componente della Giunta della FNSI), sostenuta dall’allora Presidente dell’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna (ASER), Camillo Galba, anch’egli prematuramente scomparso, di realizzare a Conselice (Ravenna) un monumento alla libertà di stampa, poiché in quella zona operava una tipografia clandestina che stampava i giornali antifascisti durante la Resistenza. Proprio una vecchia macchina tipografica, una pedalina, fu scelta come elemento centrale del monumento, unico in Italia e con un solo altro caso conosciuto in Europa.

Ogni primo di ottobre viene cambiata la bandiera italiana che svetta sul monumento. Ogni anno una organizzazione sociale diversa dona al Comune la nuova bandiera.
Il nome di Filipucci resta, per noi giornalisti, indissolubilmente legato a questa bella iniziativa. La FNSI – a riconoscimento di tale impegno – gli consegnò la tessera “honoris causa” del Sindacato dei giornalisti. Cosa della quale fu sempre molto orgoglioso. Ora siamo noi giornalisti a provare orgoglio per averlo avuto tra noi, lui, non giornalista, ma forse più sensibile di una parte della categoria ai temi che dovrebbero vederci fortemente impegnati, come sono quelli della difesa e dello sviluppo dell’informazione libera.
Perdiamo non solo un amico, ma un “collega” impegnato e serio.

Dal sito dell’Aser.
(29 aprile 2016)