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«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Ma che valore ha il lavoro, oggi? Qual è il senso del termine che lo designa? Giornalisti web apre un dossier dedicato agli aspetti cruciali dell’occupazione e al “chi, come, dove, quando, perché” della professione giornalistica

Il lavoro dovrebbe essere il pilastro fondamentale della società italiana. Così afferma l’articolo 1 della Costituzione, che lo pone come principio primo, nodale, imprescindibile: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Ma è ancora così o qualcosa è cambiato dopo settant’anni di vita della nostra Carta costituzionale? Quella “verità essenziale” continua a trovare riscontro nella realtà dei nostri giorni?

Le criticità sono tante, troppe, in costante crescita. In ogni settore, indistintamente, ci si deve misurare con condizioni sempre più difficili: il lavoro è precario, sottopagato, sfruttato, offeso, mortificato, spesso negato.
Anche i giornalisti sono costretti a destreggiarsi fra nuove, a volte fantasiose declinazioni del lavoro (4.0, smart working, crowd working, gig working) e a vivere sulla propria pelle le problematiche di una professione sempre più maltrattata. Ma, nonostante tutto, assai delicata e importante per tutte le società che ancora si definiscono democratiche.
Perché essere giornalisti (oggi come ieri) non significa soltanto “svolgere un lavoro che dovrebbe anche consentire di guadagnare per vivere”, ma “essere responsabili della diffusione di un’informazione corretta, che serva davvero a informare i cittadini”.
Le numerose affermazioni, analisi, prospettive, che soprattutto negli ultimi tempi si stanno moltiplicando in tutti gli ambiti della vita civile, sono un invito a entrare nel vivo del problema: l’Odg è disponibile a ospitare contributi, riflessioni, opinioni dei colleghi per approfondire e riflettere su questa urgente questione, che non riguarda solo il giornalismo ma tutto il Paese e il suo assetto democratico.
F.S.
(4 marzo 2018)

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