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I Quaderni del Cnog: crisi dell’editoria locale e precarietà della professione

Cosa sta avvenendo nella piccola editoria? Perché molte imprese editoriali hanno chiuso i battenti? Quanti sono i giornalisti che hanno perso il posto di lavoro?
Il Gruppo Piccola Editoria del Cnog cerca di dare risposte ai tanti quesiti che affiorano dallo stato di profonda crisi dell’editoria locale (quella che maggiormente si occupa dei problemi dei cittadini). Nel volume Piccola e fragile indaga il fenomeno attraverso cifre e testimonianze dirette per richiamare l’attenzione su quella che ritiene “una vera e propria catastrofe, le cui risultanze, purtroppo, sono ancora tutte da verificare”. La ricerca mette in luce diversi elementi che il Gruppo di lavoro coordinato da Attilio Sabato considera “utili per l’avvio di un dibattito serio e costruttivo che coinvolga chi ha ruolo e titolo per intervenire”.

Per il presidente nazionale dell’Odg Enzo Iacopino quella della piccola editoria è una crisi che travolge la vita di tantissimi colleghi ma che danneggia soprattutto i “precari”: «sono i primi, loro, i collaboratori variamente o per nulla contrattualizzati che pagano lo scotto maggiore, pur essendo le “colonne portanti” delle testate per le quali lavorano (televisive, cartacee o digitali)».
Dalla documentata e approfondita analisi del Quaderno, secondo Iacopino «emerge l’eterogeneità delle situazioni tra assunti e “precari”, articoli 1 e free lance». Ma pure una significativa fotografia del mondo del precariato: «una corsa affannosa tra più editori ma sempre per pochi euro ad articolo. Il giornalista “precario” è in cerca di una giusta stabilità. Il fotoreporter rischia di estinguersi, in un mondo in cui tutti hanno uno smartphone, in grado di scattare foto». Insomma, «chi afferma che in Italia non c’è “schiavitù”, non c’è sfruttamento, vive in un mondo tutto suo, fatto di effimeri salamelecchi e di profumi poco persistenti».
F.S.
(8 giugno 2016)