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I racconti del “Quadrifoglio” di Umberto Fava

Una pietra dal profilo antropomorfo – raccolta dall’autore sulla montagna di Itaca e fotografata da Massimo Bersani – è l’immagine di copertina che introduce alla lettura delle “storie fantastiche”di Umberto Fava. Fiabe moderne di sapore mitologico,

riunite nel libro Il quadrifoglio di Medea. Racconti. La mia tetralogia dal Po all’Acheronte (editore Petite Plaisance).

Nella pietra – “spontanea opera del mondo in divenire” – Fava ha ravvisato l’arcaica, misteriosa selvaggia Medea, la zingara del racconto che apre il volume. Perché l’autore è un “fantastico” che dice di aver visto Antigone con la pala in mano seppellire i morti delle rappresaglie durante l’invasione italiana in Grecia e di aver sentito Priamo dire “sono tutti figli miei” rivolto ai caduti della guerra bianca sull’Adamello. Ma pure di aver trovato nel Mar Icario le perdute ali di Icaro, d’averle provate e scoperto che sono ancora funzionanti. Insomma, dalle pagine di questo insolito libro emergono una serie di immagini buttate dentro “all’immane calderone del tempo” e i racconti del “Quadrifoglio” ricordano una vecchia pergamena dalla quale sono state cancellate le primitive parole per sostituirle con nuove.

(5 dicembre 2014)