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Cassazione: risarcimento a Sabrina Pignedoli per le minacce della ‘ndrangheta

Ha diritto a essere risarcita per le minacce subite Sabrina Pignedoli, ex giornalista reggiana del Resto del Carlino e attuale consulente della Commissione parlamentare antimafia. Lo ha stabilito la Cassazione, il 5 aprile scorso, a conclusione del processo penale alla ‘ndrangheta in Emilia.

In 250 pagine di motivazioni, la Suprema Corte ha spiegato i motivi per cui Sabrina Pignedoli ha diritto a un risarcimento per le intimidazioni subite a parole (“ti taglio i viveri”) da uno dei principali imputati, Domenico Mesiano, che le aveva anche prospettato mali ingiusti per indurla ad astenersi dal pubblicare notizie sulla famiglia Muto.
I giudici hanno altresì evidenziato come sia indubbia “la lesione alla libertà di stampa posta in essere dal Mesiano con la minaccia rivolta alla giornalista Pignedoli, cui veniva intimato di cessare di pubblicare notizie che rivelavano l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Emilia”, poiché “il danno così operato consiste palesemente nella violazione di un valore primario della democrazia, e di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione stessa, peraltro in favore di una associazione mafiosa e, pertanto, con contestuale pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Tra i danneggiati costituitisi parti civili per ottenere il risarcimento del danno morale figurano anche l’Associazione Stampa dell’Emilia Romagna e l’Ordine regionale dei Giornalisti.
Sentenza n.15041 del 5 aprile 2019 – 5^ sezione penale della Suprema Corte (presieduta da Maurizio Fumo) scaricabile a questo link.

(16 aprile 2019)