Il 29 maggio manifestazione dei giornalisti a Bologna. L’OdG regionale ci sarà
Sabato 29 maggio, alle ore 11, i giornalisti dell’Emilia-Romagna saranno in Piazza Maggiore, a Bologna, per protestare contro le ingiustizie che penalizzano la categoria. Ospiti della manifestazione saranno il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), Giuseppe Giulietti, e alcuni giornalisti precari, che durante lo svolgimento del proprio lavoro sono stati insultati o minacciati.
Le grandi aziende digitali hanno prosperato per anni copiando e pubblicando gratuitamente i contenuti dei quotidiani, delle tv e delle radio italiane, senza pagare tasse, sottraendo risorse allo Stato e massacrando un settore fondamentale per la democrazia. Il risultato è che non ci sono mai state tante informazioni, notizie e contenuti giornalistici disponibili come oggi, mentre coloro che le producono sono stati licenziati, esodati, cassintegrati, sottopagati e costretti al prepensionamento, smontando una alla volta le garanzie contrattuali del giornalismo.
Oggi molte notizie sono scritte e diffuse grazie al lavoro di migliaia di collaboratori che reclamano il diritto all’equo compenso e che, invece, vengono pagati 2 o 3 euro per pezzi che richiedono ore di lavoro. Meno di qualsiasi lavoratore della “gig economy”. L’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (INPGI), cioè la cassa di previdenza dei giornalisti ha i conti in profondo rosso, non perché sia stata mal gestita, ma perché i governi che si sono succeduti negli anni hanno preferito scaricare per legge sull’istituto i costi delle ristrutturazioni aziendali. Hanno tolto ai poveri, cioè ai lavoratori dipendenti e alla loro cassa previdenziale, per dare ai ricchi, cioè per permettere agli editori di continuare a macinare profitti a spese degli altri.
La politica troppo spesso è stata dannosa e assente nei confronti del giornalismo, nella malcelata convinzione che un mondo senza redazioni faciliti la comunicazione dei media manager dei partiti. Non è così, perché un cinguettio tra centomila non verrà notato e ascoltato da nessuno, ma l’illusione di vivere meglio senza cronisti che fanno domande è forte tra i ciechi e sordi che popolano le istituzioni. Difendere le redazioni non vuol dire difendere una corporazione. Vuol dire difendere la libertà di espressione, il pluralismo dell’informazione, la possibilità dei cittadini di non dipendere solo dalle veline dei palazzi o delle aziende. Vuol dire difendere la democrazia imperfetta che abbiamo e che però è molto meglio della democrazia dell’ignoranza. Difendere l’INPGI non vuol dire difendere i privilegi. Vuol dire difendere una cassa previdenziale che, unica tra quelle private, negli ultimi dieci anni ha pagato con 500 milioni di euro, versati dai suoi iscritti, cassintegrazioni, solidarietà e prepensionamenti che hanno avvantaggiato, per legge, solo gli editori. Con il paradosso che lo stesso ministero del Lavoro che approva piani di ristrutturazione a spese dell’INPGI, impiombandone i bilanci, chiede alla stessa IINPGI di tagliare le prestazioni agli iscritti per far tornare i conti.
Anche per portare all’attenzione dei cittadini questa situazione, l’Associazione stampa Emilia-Romagna (il Sindacato regionale dei giornalisti) sarà in piazza sabato e ha invitato i parlamentari locali, oltre ai candidati alle primarie per l’elezione a sindaco di Bologna, perché conoscano la situazione che vivono centinaia di giornalisti anche in questa regione.
L’Ordine dei giornalisti ci sarà.
(26 maggio 2021)