Migranti, lavoro, ruolo del giornalismo: più formazione e un’accoglienza diversa
Si è svolto presso Casa Cini di Ferrara, il 30 maggio scorso, l’incontro Migrazioni, economia e lavoro: scenari futuri e ruolo del giornalismo (Carta di Roma), organizzato da Ordine dei Giornalisti e Fondazione OdG Emilia-Romagna in collaborazione con UCSI – Unione cattolica Stampa Italiana.
Un seminario – valido anche per la FPC dei giornalisti – introdotto e coordinato da Alberto Lazzarini (vice presidente OdG Emilia-Romagna), che ha proposto relazioni sul tema di Monsignor Gian Carlo Perego (arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della Fondazione Migrantes), Patrizio Bianchi (coordinatore nazionale Cattedre Unesco, già ministro dell’Istruzione e Rettore di UniFe), Claudio Mingozzi (Confindustria Emilia), Giovanni Rossi (già presidente OdG Emilia-Romagna e presidente emerito FNSI), Silvestro Ramunno (presidente OdG Emilia-Romagna), Anna Meli (giornalista, vice presidente Carta di Roma).
Di seguito stralci dell’articolo apparso sul settimanale La Voce di Ferrara/Comacchio.
«Più che mai oggi nel nostro Paese c’è bisogno di un’immigrazione selezionata, qualificata e attenta alla persona, per la sicurezza di tutti». Questo, in sintesi, quanto è emerso dalle analisi dei relatori, che sul versante ordinistico hanno affrontato anche aspetti etico-deontologici legati all’informazione e alla “Carta di Roma”.
Nella prima parte del seminario, «dedicata a un’analisi generale del fenomeno migratorio nel nostro Paese e al suo legame col mondo produttivo, ha preso per primo la parola Claudio Mingozzi: “in Italia le aziende hanno sempre più necessità di personale, che però sia qualificato. Si stima che nei prossimi 5 anni avranno bisogno di ulteriori 3,8 milioni di lavoratori, per sostituire chi andrà in pensione e per incrementare la produzione”. I lavoratori migranti, se qualificati, possono almeno in parte essere la soluzione a questo problema. “Ma c’è bisogno di maggior formazione del personale”, ha aggiunto, sia di quello esistente sia di quello nuovo. “Accoglienza, addestramento, inclusione” dev’essere, quindi, la triade per venire incontro ai bisogni delle aziende, alla tutela delle persone immigrate nel nostro Paese, e per la sicurezza di tutti».
«Riflessioni, queste, in parte raccolte da Patrizio Bianchi: in Italia “c’è bisogno di immigrazione selezionata, separando questo ambito da quello dell’accoglienza dei rifugiati, la maggior parte dei quali, inoltre, usa il nostro Paese come passaggio per raggiungere la Germania”. Un’accoglienza, dunque, legata al fabbisogno del nostro Paese, “e che richiede anche il potenziamento della scuola primaria e degli istituti tecnico-professionali”».
«Su un futuro diverso, oltre queste fosche previsioni», ha cercato di soffermarsi l’Arcivescovo Monsignor Gian Carlo Perego «partendo, però, da alcune puntualizzazioni: “la maggior parte dei migranti si sposta per gravi motivi” (guerre, conseguenze dei cambiamenti climatici sulla propria terra, inquinamento, miseria e mancanza di lavoro); “l’Europa non è il centro delle migrazioni a livello globale, che la riguardano solo per il 30%”; e l’Italia “non è più un Paese di attrazione per i migranti: basti pensare ai soli mille siriani accolti nel nostro territorio, contro gli 800mila accolti dalla Germania”. Detto ciò, nell’accoglienza dei migranti è sempre più importante “la personalizzazione”, cioè la capacità di “valorizzare la persona”, quindi “la cura delle relazioni”, per “costruire una città differente”. Per questo, al posto di un’accoglienza generalizzata, bisogna pensarne una “diffusa, anche familiare”, e allo stesso modo bisogna migliorare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, considerando le specifiche professionalità degli immigrati. Ma questi ultimi, ha proseguito Monsignor Perego, molto spesso sono anche mariti e padri: per questo “vanno facilitati i ricongiungimenti Familiari”, che rappresentano anche un argine alla delinquenza. Inoltre, “vanno accorciati radicalmente i tempi per ottenere la cittadinanza”, così da invogliare le persone migranti a rimanere sul nostro territorio, facendole sentire a pieno titolo parte della nostra comunità».
Come detto, durante l’incontro sono stati condivisi anche “strumenti operativi per la correttezza e l’accuratezza dell’informazione nel racconto della migrazione”, in specifico “conoscenza e applicazione nella pratica quotidiana della Carta di Roma”, con l’intenzione di “fornire ai giornalisti spunti di riflessione per una corretta informazione sul tema delle migrazioni, in particolare circa l’uso accurato delle fonti e la raccolta delle testimonianze”, nonché suggerimenti per comprendere come trattare migrazione, migranti, richiedenti asilo e rifugiati nel rispetto del “protocollo deontologico vincolante per i giornalisti” e “norme pratiche sull’uso dei termini e per comprendere come meglio trattare i temi della migrazione e dell’asilo nel quotidiano della trattazione giornalistica”.
(6 giugno 2023)