Grammatica del giornalismo, regole della professione e principi deontologici nel nuovo libro di Luciano Santilli
«Saper scrivere per un giornale, o altri media, non è dote innata. Creatività, letture, studi, viaggi, fiuto, esperienze personali, e una piccola, inevitabile, dose di vanità vorrebbero fluire attraverso le dita sulla tastiera nell’attimo elettrizzante e tormentato della scrittura. Ma non è ancora giornalismo. Bisogna, in aggiunta, seguire regole, talvolta minuziose, pedanti se si vuole, e qualche piccolo trucco per farsi meglio capire e per trasformare un testo in quell’informazione precisa, incisiva, che distingue i giornali (prodotti industriali, non letterari) e i siti di qualità».
Con questo “avviso” ai praticanti e agli aspiranti giornalisti Luciano Santilli introduce alla lettura di Grammatica del giornalismo. Come si scrive per i media, il suo nuovo libro di “cultura giornalistica” pubblicato da goWare Editore.
Un volume importante per chi si affaccia alla professione, un utile strumento di consultazione per chiunque voglia comunicare con competenza e magari rinfrescarsi la memoria su modalità di scrittura, convenzioni e regole del mestiere, principi e doveri del giornalismo.
I contenuti del libro (rigorosamente in ordine alfabetico) costituiscono una sorta di “dizionario enciclopedico” che propone regole fondamentali di grammatica e di grammatica giornalistica con ampia analisi lessicale e disamina di termini “attuali” legati alla professione e alla vita sociale.
Ognuno può costruirsi il suo percorso di lettura e avventurarsi fra «abbreviazioni, accenti, ausiliari, capoversi, controlli, concordanze, conferenze stampa, corsivi, costruzione delle frasi, dichiarazioni, didascalie, diffamazione, discorso diretto, frasi fatte, gergo, gossip, grafici, impaginazione, inizio e conclusione dell’articolo, indirizzi, internet, interviste, leggi sulla stampa, maiuscole, misure, musica, ndr, nomi e cognomi, nomi geografici, numeri, occhielli, ortografia, parolacce, plurali difficili, privacy, pubblicità, querela, rettifica, ripetizioni, scaletta dell’articolo, secondo capoverso, segreto professionale, sesso, sondaggi, stereotipi, sintassi, telefoni, url, verbali… e altre 1.000 voci per comunicare con chiarezza, concisione, eleganza su qualsiasi media, tradizionale e nuovo».
Perché «davanti al video, scrivendo, cento dubbi fioriscono. E bisogna sintetizzare ogni dichiarazione rispettando il contesto, evitare cliché e luoghi comuni, usare verbi precisi come fotografie anche se viene in mente una frase fatta, tenere conto delle restrittive leggi sulla stampa e la privacy».
L’autore suggerisce approcci e “tattiche professionali” per «distinguersi dalla sciatteria di tanta parte di internet, per vincere pigrizia e incredulità del lettore che spesso non va oltre il titolo e qualche riga». E ribadisce che «non bastano il bello scrivere, la caccia al sinonimo, l’aggettivo elegante. Neppure le notizie bastano: sono una materia prima ormai abbondante, anzi debordante». Insomma, solo una selezione e un’elaborazione accurata possono trasformare la “materia prima informazione” in valore aggiunto per chi legge e per chi pubblica sui media. Perché tutto si gioca sul nodo della qualità.
Il volume si chiude con l’indicazione di una rosa di “libri utili” e una cinquantina di pagine che riportano leggi sulla stampa, codici deontologici, limiti dovuti alla normativa sulla privacy e reati in cui può incorrere il giornalista.
Luciano Santilli è nato a Roma e vive a Milano. Laureato in Filosofia, giornalista professionista, ha iniziato il suo percorso professionale a Panorama. È stato capo della redazione romana del Mondo, inviato dell’Europeo, responsabile delle riviste Next e Web, direttore responsabile dei siti internet Mondadori, vicedirettore di Panorama. Ora è alla guida di Capital.
Franca Silvestri
(17 giugno 2016)