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UNA STORIA: libro-racconto di Claudio Santini dedicato al sessantesimo dell’OdG. Utile compendio per “addetti ai lavori” e lettori curiosi

ORDINE DEI GIORNALISTI: UNA STORIA. Ricordi storici e prospettive di riforma di una istituzione che ha compiuto 60 anni è il titolo del nuovo libro di Claudio Santini, collega da sempre impegnato in ruoli istituzionali ordinistici, esperto e maestro di deontologia professionale. Il volume, pubblicato da Minerva Edizioni con il supporto dell’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, è dedicato al 60esimo anniversario della nascita dell’OdG.

La prima presentazione pubblica si è svolta il 16 luglio scorso a Bologna, presso la Sala Europa del Grand Hotel Majestic “già Baglioni” di via Indipendenza. Insieme all’autore, sono intervenuti il presidente dell’OdG regionale Silvestro Ramunno e il professor Carlo Berti dell’Università di Bologna.

Ha spiegato il presidente Ramunno in apertura: «Il libro esce un anno dopo la ricorrenza dei sessant’anni della nascita dell’Ordine dei Giornalisti per puntualizzare i cambiamenti della deontologia avvenuti in seguito a eventi di cronaca che hanno influito su come si raccontano i fatti, su come noi giornalisti ci rapportiamo con quello che succede e quindi sulla nostra deontologia.
Precisazione fatta pure dall’autore nella sinossi di copertina: «Nel 2023 è stato celebrato il sessantesimo anniversario del varo della legge 3 febbraio 1963 numero 69, che ha sancito la nascita dell’Ordine dei Giornalisti. Questo libro intende celebrare l’evento attraverso una ricostruzione storica che parte dagli anni Cinquanta in Italia, quando un fatto di cronaca (la morte di Wilma Montesi) scatenò i giornalisti in una “caccia al colpevole” che fece scempio anche dei politici. Fu allora che il Governo minacciò di adottare provvedimenti restrittivi della libertà di stampa in mancanza di un organo di autocontrollo deontologico. Nacque così l’Ordine del Giornalisti, che prese forma attraverso gli Atti Parlamentari della terza legislatura 1958-1963».

Il plot narrativo è originale e di interesse, si dipana sul filo della Storia d’Italia analizzando tappe e sviluppi della deontologia dei giornalisti. «La deontologia – ha sottolineato Silvestro Ramunno – è il valore più grande del giornalismo, l’elemento che lo distingue nell’indistinto e sempre più forte rumore di fondo. Non c’è giornalismo senza deontologia». E ha aggiunto: «Claudio Santini ha la capacità di raccontare i cambiamenti che ci sono stati nella burocrazia interna dell’Ordine, che sono avvenuti e avvengono in seguito a eventi accaduti nella società. Il dialogo tra società e giornalismo è fondamentale perché uno influenza l’altra». Non solo, il libro si distingue per «la freschezza del linguaggio e la straordinaria capacità dell’autore di contestualizzare i fatti, che non sono mai slegati dal momento e dal luogo in cui avvengono». Caratteristiche che appartengono al modo di fare giornalismo di Santini e determinano la cifra stilistica di tutti i suoi saggi, instant book, libri. Quest’ultimo ha il merito «di far percepire che la deontologia dei giornalisti è viva. Non si tratta di regole astruse, codici polverosi, pura burocrazia. No, la deontologia è il portato di quel continuo confronto tra giornalismo e opinione pubblica. Un rapporto vitale per il giornalismo e per la qualità della democrazia, non c’è l’uno senza l’altra. La corrispondenza è biunivoca». Pagina dopo pagina, l’autore «ci riporta ai fondamentali della professione: alla deontologia e alla funzione del giornalismo, che è importante se serve agli altri cioè se ha una funzione pubblica».

Ha ribadito il professor Carlo Berti: «il percorso storico delineato e narrato da Claudio Santini rielabora e condivide con i lettori i princìpi deontologici e ordinistici nella loro concreta applicazione alle vicende cui risultano associati, fornendone una preziosissima e profonda chiave di lettura, mai banale e sempre ricca di suggestioni e spunti di riflessione». Due concetti si collegano al libro: «Uno è il tema dello sguardo. L’attività giornalistica è intesa come espressione di uno sguardo proiettato su una pagina dove il giornalista scrive. L’altro tema interessante è quello relativo alla qualificazione dell’attività giornalistica intesa come approccio a una professione. Scopo della professione giornalistica è di essere utile al prossimo, come lo sono la professione del medico o dell’avvocato. L’utilità sociale dell’informazione è fondamentale. L’articolo 21 della Costituzione non parla di utilità sociale, ma di libertà di manifestazione del pensiero. La differenza la fa il bravo giornalista, il bravo professionista che è in grado di coniugare questi principi. Santini lo fa in maniera eccellente».

Ha commentato Claudio Santini: «Diritto di cronaca e deontologia devono andare d’accordo. Il termine deontologia è stato coniato nell’Ottocento dagli utilitaristi inglesi John Stuart Mill e Jeremy Bentham. La deontologia è utile al funzionamento della società ed è anche lo scopo principale dell’Ordine dei Giornalisti. Il giornalismo ha delle regole di comportamento che devono essere osservate nell’esercizio della professione». E ha precisato: «Questo volume nasce con l’intento di dire qualcosa a coloro che iniziano, che vogliono intraprendere la professione. È un libro in cui ci sono una serie di storie: è UNA STORIA delle storie. Spero di essere riuscito a fare un manuale che possa servire ai giornalisti e agli aspiranti giornalisti ma risultare interessante anche per tutti coloro che seguono il giornalismo. L’intenzione è quella di “istruire divertendo”: ho scelto una forma leggera che possa essere fruibile da tutti». Già lo aveva evidenziato nella sinossi di copertina: «Questo volume ha un taglio che traspone il potenziale saggio storico in un racconto stimolante anche per i non addetti ai lavori. Procede fra le “Carte comportamentali”, nate tutte da avvenimenti specifici in grado di trasformare la deontologia nel racconto degli ultimi cinquant’anni di vita italiana: da De Gasperi a Moro, a Berlusconi. Tangentopoli, i flussi migratori, la violenza negli stadi… Infine il varo di un Testo Unico che proprio in questi mesi la Commissione Giuridica del Consiglio Nazionale progetta di trasformare in Codice articolato prescrittivo. Se passerà questa linea (la discussione è in corso) aggiorneremo ovviamente il testo che comunque resta, a nostro giudizio, testimonianza anche personale di un passato che non si può dimenticare se si vuole dare senso al futuro».

CLAUDIO SANTINI, romagnolo di nascita e bolognese d’adozione, ha cominciato l’attività giornalistica alla fine degli anni Cinquanta al Resto del Carlino dove è stato prima alla redazione di Ravenna poi in cronaca a Bologna, infine inviato. Specialista in “giudiziaria”, ha seguito gran parte delle più clamorose vicende processuali dal 1968 al 1990 e ha compiuto un’intensa attività di cronaca e analisi soprattutto del fenomeno del terrorismo in Italia. Collabora a pubblicazioni sulla comunicazione, sul diritto, sulla storia. Fino al 2018 è stato docente di Deontologia professionale al Master in Giornalismo dell’Università di Bologna. Dal 1995 al 2004 è stato presidente dell’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna. Dal 2004 al 2007 ha fatto parte del Consiglio Nazionale dell’OdG, dell’Esecutivo nazionale e della Commissione Cultura. Attualmente è presidente del Consiglio di disciplina territoriale dell’OdG Emilia-Romagna e direttore alla Formazione della Fondazione dell’Ordine regionale.

Il libro è disponibile nel sito di Minerva Edizioni a questo link: https://www.minervaedizioni.com/ordine-dei-giornalisti-una-storia.html

Per INFO: Minerva Edizioni +39 051.6630557 – Ordine dei Giornalisti E-R +39 051.235461

Franca Silvestri
ph Adriana Tuzzo
(1 ottobre 2024)