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Consiglio di Disciplina Territoriale Emilia-Romagna: il punto sulla Formazione professionale continua al termine del secondo triennio formativo 2017-2019

Dopo sei anni dall’entrata in vigore dell’obbligo di legge che stabilisce che anche i giornalisti (come già altre categorie di professionisti) hanno l’onere di aggiornarsi, si cominciano a tirare le fila verificando le posizioni degli iscritti e segnalando ai Consigli di Disciplina Territoriali le posizioni di coloro che, seppure tenuti, non hanno fatto la formazione obbligatoria. L’inadempienza è infatti considerata mancanza deontologica e come tale inserita nel Testo Unico dei doveri del giornalista al capitolo “Fondamenti deontologici” (art. 2 lettera H).

Il Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti dopo le opportune verifiche ha quindi trasmesso al Cdt territoriale le posizioni di un centinaio di professionisti e più di seicento pubblicisti che sono risultati non in regola con la Formazione Professionale Continua. Tutti i casi inviati all’esame dell’organo disciplinare riguardano iscritti che non hanno acquisto alcun credito formativo o comunque non hanno superato i dieci nel triennio 2014/2016 (a fronte dei sessanta previsti dal Regolamento). Colleghi che hanno peraltro dimostrato di persistere nell’inadempienza anche nel triennio 2017/2019, che si chiuderà alla fine del mese di dicembre.
Oltre alla normale attività disciplinare legata agli esposti e alle segnalazioni pervenute, il Cdt si sta quindi occupando dei numerosi casi che riguardano la mancata formazione aprendo i procedimenti e inviando le formali contestazioni di addebito, così come prevede la legge e seguendo le linee guida in materia di sanzioni disciplinari individuate dal Consiglio nazionale dell’OdG. Nelle indicazioni dell’organismo nazionale è stato segnalato fra l’altro che l’apertura del procedimento dovrà essere notificata tramite Pec (peraltro obbligatoria per tutti gli iscritti all’Albo). In assenza della casella di posta elettronica certificata la contestazione potrà essere inoltrata con mail chiedendo ai colleghi di dare riscontro dell’avvenuta ricezione. Tutto ciò nell’ottica di un importante risparmio economico. Ed è a questa procedura che i Collegi di disciplina si sono adeguati notificando con i criteri indicati dal Consiglio nazionale anziché inoltrare la contestazione con la consueta raccomandata.
Cento colleghi (tutti professionisti) sono stati convocati e sentiti dal Collegio numero 2 lo scorso 18 novembre e sono già previste le audizioni di 60 pubblicisti per il 2 dicembre. Mentre il Collegio 3 dovrà sentire altrettanti pubblicisti il 4 dicembre. Le convocazioni proseguiranno nel mese di gennaio, fino all’esaurimento di tutte le posizioni segnalate, con le modalità che ogni procedimento disciplinare prevede e cioè con l’audizione di coloro che in gergo tecnico vengono definiti “incolpati” e rispettando i tempi e le disposizioni di legge.
È doveroso segnalare che diversi colleghi si sono attivati appena ricevuta la contestazione disciplinare e hanno già maturato crediti formativi (in un caso oltre a regolarizzare il triennio 14/16 sono stati già stati acquisiti anche tutti i crediti per il triennio ancora in corso!). Ovvio che i procedimenti già aperti dovranno chiudersi con l’iter procedurale di legge, ma nelle valutazioni finali non si potrà non tenere conto della buona volontà dimostrata da questi colleghi. Anche perché è innegabile che ci siano state difficoltà applicative e qualche incertezza normativa nell’avvio della formazione obbligatoria. Lo dimostra il fatto che molti colleghi segnalano di non avere ben compreso i termini relativi all’obbligo formativo. Durante le audizioni è infatti emerso che alcuni non avevano segnalato la loro posizione di pensionati dando per scontato che l’Ordine ne fosse a conoscenza, mentre al Consiglio regionale sono note solo le posizioni dei giornalisti iscritti all’Inpgi.
Ricordiamo che la condizione di pensionati (quiescenza) esenta dall’obbligo formativo a meno che non si continui a svolgere attività giornalistica. Inoltre, per i colleghi che hanno maturato 30 anni di iscrizione e continuano a svolgere attività professionale, l’obbligo è ridotto ai soli 20 crediti deontologici nel triennio. Sono emerse anche situazioni nelle quali i colleghi avrebbero potuto chiedere esenzioni inviando l’opportuna documentazione (maternità, malattia, gravi ragioni familiari) cosa che invece hanno fatto solo nel momento in cui hanno ricevuto la contestazione alla quale il Cdt ha ritenuto opportuno allegare le ipotesi di esenzione indicate dal Regolamento sulla Fpc.
Se come è lecito pensare (anche per rispettare quella correttezza dovuta a coloro che invece la formazione l’hanno fatta regolarmente rispettando tutti i termini di legge) al Consiglio di disciplina saranno trasmesse in seguito anche le posizioni di coloro che hanno fatto più di dieci crediti (ma comunque sempre in numero inferiore rispetto a quelli indicati dal Regolamento) il lavoro dei Collegi sarà certamente assai gravoso nel prossimo 2020. I colleghi possono da subito dimostrare la loro buona volontà cercando di recuperare, anche perché i crediti possono essere acquisiti, tutti e sessanta, con i corsi online (e questa è un’altra circostanza che gli iscritti hanno dimostrato di non avere ancora recepito).
Argia Granini
(30 novembre 2019)