Si conclude l’esame deontologico della vicenda Apt. Vagliate tutte le posizioni dei giornalisti emiliano-romagnoli. Stralci delle delibere adottate
Il Collegio di disciplina n.2 (composto da Claudio Santini, Rita Bonaga e Pasquale Spinelli) ha disposto la pubblicazione di ampi stralci delle due motivazioni dei procedimenti disciplinari riguardanti il professionista Fabio Grassi e gli altri giornalisti dell’Emilia-Romagna coinvolti nel caso delle cosiddette “ospitate Apt Rimini” in ottemperanza ai principi sulla trasparenza nella propria attività di tutela deontologica.
Caso Grassi (delibera n. 27 del 23 marzo 2017)
Il collegio ha preso in esame le seguenti fonti probatorie:
1 – Atti relativi alla denuncia pubblica e giudiziaria del M5S (consigliera regionale Raffaella Sensoli) sulle asserite numerose e costose “ospitate” da parte di Apt Emilia-Romagna di giornalisti stranieri e italiani inviati-invitati per riferire sulle iniziative turistiche in Riviera.
2 – Ampia rassegna stampa sul clamore mediatico del caso.
3 – Due elenchi (relativi agli anni 2014 e 2015) con le indicazioni dei destinatari delle “ospitate”.
4 – Articolo della giornalista Anna Budini (Corriere di Bologna) con la pubblica denuncia di essere stata indebitamente inserita in alcune “ospitate” e sull’intervento nei suoi confronti di Fabio Grassi (capo ufficio stampa Apt) con la richiesta di “coprirlo” sostenendo di avere annotato il suo nome al solo fine di giustificare alcuni inviti a pranzo per i quali, diversamente, non avrebbe avuto il rimborso-spese.
5 – Denunce analoghe di altri colleghi sempre sul Corriere di Bologna.
6 – Provvedimento disciplinare dell’Apt che ha inflitto a Fabio Grassi 180 giorni di sospensione e obbligo di restituzione di 5.230 euro.
7 – Indagine giudiziaria al termine della quale la Procura della Repubblica di Bologna ha contestato a Fabio Grassi i reati di truffa e di peculato per diverse “false ospitate” annotate sui rendiconti.
8 – Memorie e deposizioni difensive dell’incolpato che ha sostenuto, fra l’altro, di avere sempre svolto con professionalità e diligenza il proprio lavoro di addetto stampa e di non essere mai intervenuto per enfatizzare o addomesticare le notizie riguardanti l’andamento turistico della Riviera romagnola. Per quanto riguarda le note spese indebitamente attribuite, Fabio Grassi ha sostenuto che si era trattato di negligenza e disattenzione. Di questo, diceva, si era già scusato con i colleghi. Compilava le note spese con notevole ritardo (anche a distanza di cinque o sei mesi) e spesso non ricordando neppure le occasioni di lavoro legate a quelle specifiche spese. Anche se, precisava, si era sempre trattato di occasioni di lavoro.
9 – Testimonianza dei giornalisti i cui nomi comparivano nei tabulati con maggior frequenza.
Per maggior comprensione delle decisioni adottate dal Collegio si riportano alcuni stralci della delibera del 28 marzo 2017 che ha portato alla sospensione di Fabio Grassi per cinque mesi:
“Passando all’esame della posizione dell’incolpato il Collegio ritiene che non risulti che Grassi abbia mai sollecitato i giornalisti (che con lui avevano rapporti anche di gratitudine ospitale) ad addomesticare notizie sull’andamento turistico della riviera romagnola.
Concedeva agevolazioni logistiche e gastronomiche ma le riteneva funzionali al suo ruolo di ‘promotore di un territorio vacanziero’. Non decideva da solo le ospitate ma le concordava con i vertici di Apt. In questo contesto dunque le sue false rendicontazioni acquistano prevalentemente il sapore di un ‘tradimento’ (oltre che un reato) nei confronti del suo datore di lavoro che per questo lo ha sanzionato. Alla luce di quanto sopra esposto (anche sulla base delle testimonianze acquisite e delle indagini svolte dal relatore Santini), il Collegio ritiene non sufficientemente provato un coinvolgimento dell’incolpato in merito alle contestazioni relative a violazioni all’art. 2 – lettera e – del Testo Unico e alla Carta dei doveri dell’informazione economica (richiamata nell’art. 11 del Testo Unico) nel passaggio nel quale indica che il giornalista rifiuta (e quindi non concede) pagamenti, rimborsi spese, vacanze gratuite”.
Prosegue la motivazione: “Ma è indubbio che il comportamento tenuto non sia stato conforme al decoro e alla dignità dell’Ordine professionale cui Grassi appartiene. In sede disciplinare, infatti, assumono rilevanza anche i fatti e i comportamenti che intaccano la credibilità e la dignità professionale del giornalista (e di conseguenza quelle dell’Ordine). L’avere artatamente inserito nomi di colleghi (alcuni dei quali hanno pubblicamente smentito) usandoli per giustificare spese diversamente ingiustificabili (circostanza, questa, ammessa dallo stesso Grassi in sede di audizione) non può ritenersi un aspetto esclusivamente legato al rapporto Grassi/Apt. Oltre al disagio recato ai colleghi che si sono trovati pubblicamente e ingiustamente esposti, tutto ciò ha certamente creato nell’opinione pubblica una scarsa considerazione della categoria tutta. E non è assolutamente vero, come sostiene il legale Amadio nella memoria difensiva, che l’eco mediatica non è imputabile all’incolpato. Fabio Grassi è un giornalista e come tale perfettamente a conoscenza dei meccanismi dell’informazione. Agendo con negligenza e leggerezza (come da lui stesso riconosciuto) ha costretto i colleghi a esporsi pubblicamente per dichiarare la loro estraneità e ha, contemporaneamente, minato la propria credibilità e quella della categoria tutta. Per non parlare del maldestro tentativo di convincere la collega Budini a dichiarare il falso: fatto questo che ha certamente rafforzato nell’opinione pubblica la già scarsa credibilità suscitata dagli eventi che l’avevano preceduto”.
Conclude la motivazione: “Questo Collegio dunque ritiene che Fabio Grassi abbia, con il suo comportamento, violato l’art. 2 della legge 69/63 (collaborazione fra colleghi), l’articolo 2, capo f, del Testo Unico (rispettare il prestigio e il decoro dell’Ordine) e l’art. 48 della legge 69/63 (condotta non conforme al decoro e alla dignità professionale).
Per questi motivi all’unanimità delibera di sanzionare il professionista Fabio Grassi sospendendolo dall’esercizio della professione per la durata di mesi cinque”.
Nella medesima riunione del 28 marzo 2017 il Collegio ha inoltre deliberato sulla posizione degli altri colleghi dell’Emilia-Romagna indicati nei due elenchi delle “ospitate” per gli anni 2014/2015.
La vicenda si fonda sugli stessi particolari riportati nella motivazione relativa al caso di Fabio Grassi.
Più specificamente, per quanto riguarda le cosiddette “ospitate” il Collegio ha riscontrato che, contrariamente al notevole eco mediatico, la vicenda si è notevolmente ridimensionata. Le cifre che sulla stampa erano state divulgate (400mila euro di spese per le ospitalità dei giornalisti nel solo anno 2014) sono nella stragrande maggioranza riferite alle spese per l’ospitalità della stampa estera. Nello specifico per quanto riguarda tutti i giornalisti italiani (non solo quindi quelli della nostra regione) si parla di poco più di trentamila euro per il 2014 e quasi 35mila per il 2015. Cifre quindi decisamente molto più modeste, anche perché spalmate su un notevole numero di giornalisti.
Gli importi sopra indicati vanno inoltre ulteriormente ridotti alla luce dell’indagine della Procura che ha contestato a Fabio Grassi reati di truffa e di peculato per oltre 5.500euro.
A distanza di meno di un anno dai fatti e dal grande clamore mediatico dell’estate 2016 risulta dunque un nuovo e decisamente più contenuto quadro di inviti elargiti e ricevuti.
I Colleghi dell’Emilia-Romagna indicati negli elenchi in possesso di questo Collegio sono 37. Diversi nominativi sono risultati estranei e sono stati stralciati dopo l’indagine della Procura. La stragrande maggioranza dei restanti è presente con una sola “ospitata” (spesso un invito a pranzo).
Il Collegio ha ritenuto opportuno vagliare più attentamente solo la posizione di quei colleghi che nell’elenco figuravano con un più alto numero di presenze. Sono quindi stati sentiti alcuni giornalisti che – recita la delibera adottata dal Collegio – “hanno dichiarato di non poter escludere di essere stati presenti nelle date indicate negli elenchi ma di non essere in grado di confermarlo con certezza”. I Colleghi aggiungevano anche che gli inviti arrivavano da Fabio Grassi ma anche, genericamente, da Apt. Chiarivano inoltre di non aver mai ricevuto rimborsi per pranzi o per spostamenti in auto (chilometrici). Rispondendo alla domanda del relatore Santini, precisavano che non erano mai state avanzate richieste su come trattare un determinato argomento.
Particolare attenzione veniva poi riservata alle cinque “ospitate” attribuite al presidente dell’Ordine regionale Antonio Farnè, accogliendo anche la sua richiesta di venire ascoltato dopo il comunicato sottoscritto da cinque consiglieri regionali.
“Il presidente Farnè – è scritto nella motivazione – ha chiarito che una delle presenze era riferita a un corso organizzato dall’Ordine dei Giornalisti. Due giorni di seminario a Cervia che, contrariamente a quanto gli era stato assicurato, anziché essere a carico del gestore del bagno Fantini, erano parzialmente finiti a carico di Apt. Per quanto riguardava un secondo evento (nel quale risultava una sua ospitalità a un pranzo) dichiarava di avere, quello stesso giorno, pranzato in altra località. Per i restanti eventi (come ad esempio Notte Rosa e Beach Games) chiariva che nei periodi di altissima stagione gli alberghi convenzionati Rai sospendevano la convenzione ed essendo quasi impossibile trovare posto, la Rai si rivolgeva ad Apt. Fra Rai e Apt esisteva un rapporto consolidato. Farnè diceva di non essersi mai chiesto chi dei due avesse pagato”.
Il collegio approfondiva le dichiarazioni di Farnè e riscontrava l’effettivo equivoco nato con il bagno Fantini che aveva attribuito all’Apt il costo per il soggiorno ad un corso di formazione al quale il Presidente dell’Odg aveva partecipato come relatore e coordinatore. Per quanto si riferiva al pranzo di cui sopra, Farnè produceva al Collegio ricevuta di un ristorante di Cesena che escludeva la sua contestuale presenza alla colazione di Cesenatico.
Per i restanti tre eventi il Collegio riteneva di poter accogliere la tesi di Antonio Farnè sul rapporto consolidato fra Rai e Apt.
La posizione di tutti i giornalisti emiliano-romagnoli presenti negli elenchi è stata dunque esaminata dal Collegio n. 2. Con una valutazione di carattere generale per quel che riguarda i colleghi che figuravano con una/due ospitate nell’arco del biennio e con un approfondimento per quanto riguarda coloro che negli elenchi comparivano con maggior frequenza.
A indagini concluse il Collegio ha ritenuto di archiviare tutte le posizioni dei giornalisti dell’Emilia-Romagna presenti negli elenchi in quanto:
a) non ha ritenuto deontologicamente rilevante la posizione dei colleghi che hanno accettato una/due ospitate nell’arco del biennio, ivi compreso il presidente Antonio Farnè;
b) non è stato messo nella condizione di appurare la veridicità delle ospitate dei colleghi che comparivano negli elenchi con maggior frequenza in quanto gli stessi non sono stati in grado di confermare o smentire le presenze (e ciò, soprattutto alla luce di quanto ammesso dallo stesso Grassi che ha dichiarato di compilare le note spese con mesi di ritardo e degli errori emersi in quegli elenchi, sia da denunce dirette degli interessati sia dall’indagine della Procura).
Il Collegio ha inoltre disposto di inviare ad altri Consigli di disciplina territoriali le posizioni dei colleghi iscritti in altre regioni.
A conclusione dell’intera vicenda il Collegio n. 2 ha ritenuto opportuna una riflessione che affida alle note che seguono.
Osservazioni di carattere generale
Il difficile, e talora equivoco, rapporto fra giornalismo e promozione turistica è un problema “antico” e non possiamo considerare una novità gli inviti a pranzo e i soggiorni di una notte per particolari eventi. Si tratta piuttosto di appurare se rientrino nell’ambito di una cortesia (tesa ad aumentare il numero dei partecipanti e ad esaltare anche l’ospitalità del territorio) o se tendano a condizionare l’autonomia dei giornalisti: valutazione, questa, quanto mai ardua, particolarmente nei casi in cui si tratta di soppesare l’eventuale incidenza di qualche pranzo o di un singolo pernottamento in occasione di un evento in calendario. Con l’aggiunta che senza alcune “ospitate” solo i dipendenti di testate ricche potrebbero seguire di persona eventi che hanno notevole interesse pubblico. Visionando gli elenchi il Collegio ha riscontrato che vi figurano numerosi colleghi freelance (magari con una o due presenze) che, ne siamo certi, senza l’ospitalità non avrebbero partecipato, ad esempio, a un evento come La Notte Rosa.
Se è pur vero che la responsabilità deontologica dei giornalisti è anche quella di sembrare indipendenti (e non solo di esserlo realmente) non si può gridare allo scandalo e indignarsi di fronte a una situazione che rientra nel difficilissimo equilibrio fra informazione e promozione. Meglio invece richiamare ciascuno al senso di responsabilità e opportunità che impongono ai giornalisti anche l’accettare l’ospitalità per il tempo strettamente necessario alla raccolta del materiale informativo.
In questo quadro il Collegio n. 2 ritiene dunque di dover sensibilizzare anche i direttori delle testate giornalistiche della regione (che pure in alcuni casi sono essi stessi presenti negli elenchi) affinché prendano coscienza del problema e si attivino nel dare disposizioni rigorose ai loro redattori, nella consapevolezza di essere i principali tutori dell’indipendenza dell’informazione.
(16 giugno 2017)