Magazine d'informazione

Edicole: essenziali nella filiera informativa. Testimonianza del Segretario generale Sinagi

In questi mesi terribili con il virus Covid-19 al centro di ogni pensiero, dialogo e decisione, si è giustamente parlato dei veri eroi, i membri dell’intera filiera sanitaria, dal personale medico al personale delle pulizie passando dagli infermieri/e.

Ma in questo periodo si sta riscoprendo il valore e il ruolo delle edicole italiane.

La filiera editoriale, editori, giornalisti, cartai, poligrafici, distributori nazionali, distributori locali, fino alle edicole, tutto aperto, tutti presenti, anche se, di certo, non è possibile paragonare questa filiera a quella sanitaria.

Ma si è mantenuto aperto un luogo, l’edicola, che era stato sottovalutato, anche denigrato e ritenuto ormai obsoleto e in via di chiusura.

La percentuale di edicole vere, escludendo quelle che sono punti di appoggio di alcune testate più che edicole, si è attestata intorno al 75-80% di aperture, nonostante tutti i problemi, le difficoltà, e nonostante le zone rosse sparse sul territorio nazionale.

La vendita dei periodici ha certamente risentito della situazione, ma i quotidiani, tranne quelli sportivi, hanno sostanzialmente tenuto, anzi in diversi casi, hanno avuto anche dei miglioramenti rispetto alla normalità pre-crisi sanitaria.

I fatturati delle edicole sono diminuiti mediamente del 30-35%, con dei picchi nei centri storici delle maggiori città che sfiora anche il 70% ed anche oltre, ma nonostante questo, si è scelto di restare aperti, di continuare ad essere quel centro polifunzionale di servizi, che ultimamente non veniva più riconosciuto come tale.

Qualcuno si è chiesto come mai la gente ha sentito il bisogno di uscire di casa per comprare un quotidiano, nonostante il bombardamento continuo nelle trasmissioni televisive, in quelle radiofoniche di notizie, approfondimenti, statistiche sui problemi creati dal Covid-19, e nonostante il mare di informazioni sparse nei vari siti web e sui social network.

Con un pizzico di presunzione, molti sono rimasti stupiti, noi un po’ meno.

La nostra società è talmente piena di notizie, che è diventato difficilissimo distinguere le opinioni personali dai fatti, le notizie vere da quelle false.

Siamo tempestati di parole e non siamo più in grado di fermarci e riflettere su quello che ci arriva costantemente come messaggio.

Il giornale è riconosciuto da tutti come un luogo in cui ci sono professionisti che prima di scrivere verificano le fonti, danno informazioni attendibili non solo per l’etica professionale dei giornalisti, ma anche perché ciò che si scrive rimane lì, sulla pagina del giornale.

Le televisioni, e soprattutto il web ed i social network, sparano raffiche di parole, è impossibile soffermarsi su di esse per capire.

Il giornale (per tante persone lo è sempre stato), è tornato ad essere una certezza, uno strumento che oltre ad informare, consegna elementi di approfondimento e riflessione che si erano persi nella testa della gente: scripta manent, dicevano i saggi.

Un po’ come, dopo l’ubriacatura del fast food, si è tornati a riscoprire il valore dello slow food e dell’occasione del pranzo, come momento della giornata per stare davvero insieme alle persone a cui si tiene.

E si è riscoperto (per tante persone è sempre stato così), l’edicola come un luogo d’incontro familiare e il giornalaio come persona rassicurante, con cui poter dialogare serenamente di tutto.

Il Covid-19 si è portato dietro tanti problemi e tante tragedie, ma tra quello che ci lascia, c’è anche una nuova dimensione delle cose, e forse più che nuova, si può dire che ha ridato una dimensione più vera alle cose e soprattutto alle persone che ci circondano.

Quindi tutto bello? Un ruolo ritrovato delle edicole e del giornale?

Direi di no. La crisi del settore resta pesantemente sul terreno; da parte degli editori si è persa forse la voglia di inventare, di innovare, di investire, si tende a gestire il trantran quotidiano o poco più.

Anche la filiera editoriale, nella sua fase di trasporto e vendita, non è vera filiera, la parte superiore, la distribuzione nazionale e quella locale, tende a pensare alle edicole come una propria rete, non si rapporta con essa in modo corretto e rispettoso, tende a volerla in ogni modo usare per propri fini, come quando vogliono decidere loro, per esempio, che il giornalaio deve portare gratis il giornale a casa della gente come se in edicola ci fossero tanti giornalai che non sanno come passare il tempo, o quando usano gli estratti conto settimanali come dei bancomat, dimenticando, o facendo finta di dimenticare, che un’edicola è una piccola azienda, con i propri problemi e che le persone che ci sono dentro, vivono di quella attività ed hanno diritto a ben altra considerazione.

Non sappiamo come sarà il dopo Covid-19, di certo non sarà tutto come prima dello stesso e, forse, si apriranno delle conflittualità molto forti che probabilmente solo il Governo potrà attenuare.

Il Governo ha riconosciuto, in questi mesi, il valore dell’edicola come attività economica essenziale e di interesse pubblico, lo ha evidenziato in ogni decreto, lo ha fatto attraverso le dichiarazioni continue e le interviste del Sottosegretario con delega all’Editoria, onorevole Andrea Martella. Di questo riconoscimento ne siamo lieti e aggiungo che ci dà un pizzico di ottimismo per il futuro.

Oggi la gente ha riconosciuto il valore e la professionalità dei giornalisti che scrivono su un giornale e dell’edicola che lo diffonde con professionalità ogni giorno in ogni condizione.

E tutto questo, nessuno potrà più permettersi di sottovalutarlo.

Giuseppe Marchica

Segretario generale Sinagi – Sindacato nazionale giornalai

(15 aprile 2020)