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Giornalismo costruttivo, etica, deontologia, nuovi “approcci”. L’analisi di Mariagrazia Villa

L’etica è una sorta di “basso continuo” della tua vita professionale. Sei giornalista e copywriter. Hai pubblicato saggi e manuali divulgativi sull’etica della comunicazione, insegni Etica dei media allo IUSVE – Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona. Attualmente presiedi il Comitato etico del Constructive Network (https://constructivenetwork.it/), la rete italiana di professionisti dell’informazione e comunicatori “impegnati nella divulgazione del giornalismo costruttivo”. Cosa puoi dire sulla nascita di questo nuovo “approccio”, che si sta diffondendo anche attraverso seminari FPC organizzati dall’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna?
«S’inizia a parlare di giornalismo costruttivo e delle soluzioni nel 2013, quando David Bornstein e Tina Rosenberg, giornalisti del New York Times, fondano il Solution Journalism Network (https://www.solutionsjournalism.org/) che, nell’arco di poco tempo, diventa il punto di riferimento a livello mondiale per chi vuole promuovere un nuovo modo di fare informazione, volto a narrare le soluzioni e non solo i problemi. Nel 2017 il giornalismo costruttivo sbarca in Europa, grazie alla giornalista danese Cathrine Gyldensted, e si sviluppa nel periodo successivo attraverso il lavoro del Constructive Institute (https://constructiveinstitute.org/), fondato all’Università di Aarhus in Danimarca da Ulrik Haagerup, già direttore esecutivo news della Danish Broadcasting Corporation, l’emittente pubblica danese. In Italia, questo approccio al giornalismo si consolida nel 2019 con la creazione del Constructive Network da parte della giornalista Assunta Corbo e di altri sei colleghi (Mariangela Campo, Angela Di Maggio, Isa Grassano, Marco Merola, Andrea Paternostro e Vito Verrastro). È una realtà cui io ho aderito quello stesso anno e che oggi conta quasi 140 professionisti dell’informazione e un periodico, News48 (https://news48.it/), il primo e, al momento, unico magazine di giornalismo costruttivo e delle soluzioni in Italia».

In cosa consiste questo orientamento costruttivo alle notizie, nella pratica giornalistica?
«Chi informa con una prospettiva costruttiva s’impegna a rispettare la complessità di un fatto o fenomeno problematico: lo contestualizza adeguatamente e dà voce a tutti i punti di vista in campo, senza manipolazioni dovute a un’eccessiva semplificazione, a facili omissioni o ad altrettanto facili esagerazioni. Quindi, s’impegna a mettere in luce e raccontare al pubblico le possibili soluzioni finora emerse. Soluzioni reali, già messe in opera da qualcuno e presentate con dati qualitativi e quantitativi alla mano. Non buoni propositi ancora tutti da realizzare e verificare. E nemmeno, naturalmente, idee avanzate dal reporter stesso. Di ogni soluzione, inoltre, il giornalista costruttivo evidenzia tanto le risorse quanto i limiti per narrare la storia nella sua completezza e in modo onesto, senza illudere il lettore che esista la panacea di tutti i mali. Questa forma di giornalismo – che si potrebbe riassumere con l’headline “oltre il problema, le soluzioni” – favorisce nelle persone la consapevolezza che le criticità possano essere affrontate. Anziché gettare il pubblico nell’impotenza, nella frustrazione o nella disperazione e nutrire scontento, rabbia o apatia, l’informazione costruttiva diventa un agente di cambiamento positivo per la comunità cui si rivolge: raccontare storie di trasformazione e risposte di valore a situazioni difficili vuol dire, infatti, illustrare esempi e modi capaci di generare nuove opportunità».

Come presidente del Comitato etico di Constructive Network, hai curato la stesura finale della “Carta etica del giornalismo costruttivo”. Quali sono i punti nodali del documento? Che connessioni ci sono fra etica, deontologia e questa nuova “prassi”?
«Esistono forti connessioni tra giornalismo costruttivo, deontologia professionale ed etica dell’informazione. Anzitutto, chi pratica questa forma di giornalismo rispetta tutti gli articoli del Testo unico dei doveri del giornalista, come dovrebbe fare chiunque svolga questo mestiere che è, sì, il più bello del mondo, ma rischia spesso di essere “sporcato” da atteggiamenti deontologicamente scorretti. Poi, chi si impegna a mantenere un’ottica costruttiva nel fare informazione risponde a quelli che sono i principali modelli di etica della comunicazione. La Carta etica del giornalismo costruttivo (https://constructivenetwork.it/carta-etica-del-giornalismo-costruttivo/), che ho redatto, d’accordo con i colleghi del Constructive Network, in seguito a un incontro di formazione professionale continua per l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, svoltosi a Bologna il 7 marzo 2022, mira proprio a mostrare come l’etica, non solo la deontologia, serva a rendere il giornalista responsabile del proprio operato. La Carta non fornisce delle norme comportamentali, dunque, ma enuncia dei principi morali che noi del Constructive Network ci impegniamo a seguire. E lo facciamo, come recita l’articolo 16: “perché sosteniamo la buona natura comunicativa delle persone, l’importanza di dialogare con il pubblico, il rispetto dei contesti interno ed esterno della notizia, il perseguimento di un utile sociale attraverso lo svolgimento della nostra attività, l’appartenenza a una comunità della comunicazione in cui lo stesso agire comunicativo sia definibile come etico”».

Mariagrazia Villa, Assunta Corbo, Dora Carapellese, Giovanni Rossi (corso FPC dell’OdG E-R a Reggio Emilia, 17 maggio 2022)

Se ho ben compreso, “il giornalismo costruttivo propone dei contenuti informativi che forniscono al lettore uno scenario completo: notizia, problema e possibile soluzione”. Così “diventa più consapevole e riesce ad avere tutte le chiavi necessarie per crearsi un’opinione il più completa possibile”. Pensi sia realmente “una modalità di fare giornalismo che crea più partecipazione nel lettore”, che gli permette di riacquistare fiducia nelle notizie diffuse dai professionisti dell’informazione?
«Personalmente, credo che questo modo di approcciare le notizie possa far sentire il lettore più coinvolto nelle notizie perché si rende conto che i problemi possono essere presi concretamente in carico, analizzati con serietà e trasparenza, e valutati nel loro potenziale risolutivo. Per il lettore, è come tornare ad avere il mondo alla propria portata: ciò aumenta il senso dell’agentività personale e dell’autoefficacia e motiva all’assunzione di comportamenti attivi e non passivi, anche di fronte alle grandi questioni pubbliche e di rilevanza sociale. Non c’è nulla di più demotivante e intorpidente, infatti, della sensazione di ineluttabilità o di inadeguatezza. Come ha messo in luce la psicologa Jodie Jackson nelle sue ricerche sull’impatto negativo che le notizie hanno sulla salute mentale di persone e collettività, noi siamo ciò che leggiamo e cambiare la nostra dieta mediatica significa cambiare noi stessi e, di conseguenza, il mondo in cui viviamo. La fiducia nei media è proprio la qualità che consente la trasformazione: se manca, viene meno anche la relazione con i lettori. Chi vorrebbe avere a che fare con qualcuno che non è degno di fiducia? Ecco perché tante persone, in questo momento storico, stanno scegliendo di non informarsi».

Ritieni che il giornalismo costruttivo sia in grado di migliorare gli “standard” del giornalismo tradizionale? Sebbene ancora non ci sia un “modello” ufficiale e univoco, credi possa davvero “supportare un uso costruttivo dei media per facilitare e meglio consentire di affrontare sfide sociali, economiche e ambientali”?
«Il giornalismo costruttivo può migliorare gli standard del giornalismo tradizionale, a patto che sia davvero costruttivo. Esistono, infatti, alcuni fraintendimenti che è opportuno chiarire. In primis, il giornalismo costruttivo non è il “giornalismo delle buone notizie”. Il nostro obiettivo non è informare su quanto di buono c’è nel mondo, ma far passare il messaggio che gli aspetti critici possono essere risolti o, almeno, qualcuno ha provato a farlo. Come sostiene il padre della Psicologia Positiva, il professor Martin Seligman dell’Università della Pennsylvania, le persone non hanno bisogno, per il loro benessere, di ricevere buone notizie, ma di notizie raccontate con un taglio costruttivo. Per stare bene, insomma, non dobbiamo cullarci in una idilliaca visione del mondo, ma sapere che anche le brutture possono essere affrontate e che noi siamo in grado di fare la nostra parte nel processo. Inoltre, il giornalismo costruttivo non è il “giornalismo delle pubbliche relazioni” e non punta a incensare qualcuno perché è riuscito a risolvere un problema. Cerca, piuttosto, di concentrarsi sulla soluzione e non sulla persona e, di vedere, di quella soluzione, anche le problematicità. Il giornalismo costruttivo può perfino arrivare a raccontare una soluzione che non ha funzionato, perché è consapevole che anche gli errori favoriscono processi di apprendimento e creatività nei lettori».

Insieme agli esperti di Constructive Network, l’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna e la Fondazione dell’OdG hanno realizzato diversi corsi validi per la formazione professionale continua dei giornalisti. La prossima tappa è San Marino. Come proseguirà la collaborazione?
«La collaborazione tra il Constructive Network, l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna e la Fondazione dell’OdG proseguirà anche nel prossimo anno, organizzando incontri validi per la formazione professionale continua in città che ancora non sono state toccate dal nostro “tour”, come Parma, Ravenna o Ferrara. Ma questo sodalizio per il bene dell’informazione potrà assumere anche aspetti nuovi, per esempio attraverso workshop esperienziali e percorsi formativi all’interno delle redazioni delle varie testate regionali. Il giornalismo costruttivo, infatti, che qui abbiamo tratteggiato a grandi linee, prevede una prassi ben precisa e ormai consolidata per tutte le fasi di ricerca, verifica, elaborazione e diffusione delle notizie. Non vi piacerebbe approfondirla?».

Iscrizioni al seminario “Giornalismo costruttivo tra etica e nuova informazione” (Repubblica di San Marino, 1 dicembre 2022, ore 9.30-13.30, 6 crediti deontologici) sulla piattaforma www.formazionegiornalisti.it.

Franca Silvestri
(5 novembre 2022)