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Il Master in Giornalismo di Bologna è ai nastri di partenza. Nuovi docenti e proposte formative rivolte al futuro

Riparte anche a Bologna la grande sfida di formare i giornalisti del futuro. Non è stato facile ma ora lo possiamo dire: ce l’abbiamo fatta. Frutto di un impegno incessante messo in campo da Ordine e Università, nelle prossime settimane riaprirà il Master in Giornalismo. Succede dopo un anno di pausa, provocato da problemi tecnico-organizzativi riconducibili alla precedente gestione.
Il capoluogo emiliano non poteva rimanere senza questa grande opportunità. Lo si doveva alla città, al suo ateneo, ma anche alla storia e alla tradizione del giornalismo locale.

Insomma, è stata sanata una ferita. E con legittimo orgoglio anche noi, rappresentanti istituzionali della categoria, possiamo attribuirci buona parte del merito di questo innegabile successo.
Fin dall’inizio, infatti, non c’eravamo rassegnati all’idea che il Master di Bologna, uno dei primi in Italia, potesse concludere definitivamente la propria esperienza. Noi, così come l’Università. E insieme siamo riusciti a centrare l’obiettivo e a rispettare le promesse.
Ora si parte. Lo si fa con nuove proposte, con un corpo docente largamente rinnovato, con una passione rinata e già solida. Un cambio di passo era necessario rispetto al passato; anzi, era una delle condizioni che ci erano state poste per ottenere il rinnovo della convenzione. Abbiamo risposto con i fatti, tanto da superare di slancio ogni problema tecnico, organizzativo, burocratico.
Una sfida sì, ma non una scommessa. L’affrontiamo preparati, con lucida consapevolezza, forti di convinzioni che possono rappresentare una buona base di partenza. Anzitutto l’idea che si tratti di un metodo d’accesso alla professione giornalistica trasparente e fondato sul merito. Da questo punto di vista oggi probabilmente non ce ne sono di migliori. Un tempo era prassi che fosse il direttore a insegnare il mestiere a un giovane promettente, per poi assumerlo. Al giorno d’oggi non è più così. Chi fa il giornalista lo sa bene. Master e scuole hanno proprio il compito di colmare questo vuoto.
Poi la presa d’atto che il nostro mestiere sia profondamente cambiato. È il portato della rivoluzione tecnologica che si è abbattuta negli ultimi anni sulla nostra società. E quello dell’informazione è uno dei settori che più di altri hanno risentito delle conseguenze di questa rivoluzione. La nostra sarà una professione basata su tecniche nuove, incardinata in un mondo in cui le informazioni, i dati, le immagini circolano a velocità impressionante.
Oggi si studia per diventare giornalisti senza poter prevedere come sarà il giornalismo del futuro, le sue dinamiche, le sue tecniche, i suoi linguaggi. È una sfida che coinvolge in primo luogo i giovani, tutti coloro che scelgono di farsi catturare da uno dei mestieri più affascinanti del mondo.
È per loro che il Master di Bologna sarà al passo con i tempi. Un sapiente mix di tecniche tradizionali e nuove forme di comunicazione, dai video ai social network, dal data journalism alla multimedialità in tutte le sue declinazioni. Anche i docenti sono stati scelti con lo stesso criterio; dovranno far comprendere agli allievi le potenzialità delle tante facce del giornalismo di domani, magari insegnando tecniche scarsamente note nelle redazioni attuali ma che, presumibilmente, saranno cruciali tra qualche anno.
Umberto Eco sosteneva che i giornalisti sono gli storici del presente. Non c’è dubbio. Ma nel mondo di oggi, lo sappiamo bene, è diventato fondamentale allargare gli orizzonti e proiettare lo sguardo verso il futuro. Altrimenti si rischia di rimanere scavalcati. Nasce da qui, da questo riconoscimento, la necessità che le scuole di giornalismo debbano essere un passo avanti rispetto alle redazioni e alle testate. Solo così riusciranno a fornire una preparazione il più possibile aderente alla realtà che gli studenti si troveranno di fronte e che dovranno raccontare.
Tra poco il varo, poi il Master inizierà la sua navigazione in mare aperto. L’Ordine sarà al suo fianco, a fornire un supporto di idee e di esperienza. Come ha sempre fatto. Ma soprattutto ad aspettare l’arrivo dei nuovi colleghi, per aiutarli ad indirizzare i loro talenti e il loro entusiasmo nel migliore dei modi.
Antonio Farnè
(13 settembre 2016)