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Il settimanale Vita Nuova di Parma licenzia due colleghe rifiutando i contratti di solidarietà. Un atto “illegittimo” e antisindacale per Aser e Slc-Cgil. Decisa presa di posizione di Ucsi Emilia-Romagna. Lettera aperta di un gruppo ecclesiale al Vescovo di Parma, al presidente dell’Opera diocesana San Bernardo degli Uberti e ai vicari della diocesi

Vita Nuova, il settimanale della Diocesi di Parma, annuncia la propria trasformazione in inserto settimanale del quotidiano cattolico Avvenire e licenzia due dipendenti su quattro, una giornalista e una poligrafica/grafica con mansioni polivalenti, nonostante la possibilità di accedere ai contratti di solidarietà che avrebbero garantito per 36 mesi la stessa riduzione del costo di lavoro.

A dare la notizia, l’Associazione Stampa Emilia-Romagna e la Slc-Cgil di Parma che, in una nota congiunta, spiegano: «Un comportamento inaccettabile da parte di una realtà storica, legata alla Curia di Parma che, almeno fino ad ora, nelle diverse crisi che hanno colpito le imprese della provincia emiliana, si era sempre espressa, col Vescovo della città in prima fila, per la salvaguardia dei posti di lavoro. Al contrario, nei confronti dei propri dipendenti l’Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti ha ritenuto di sottrarsi ai più elementari doveri di responsabilità sociale. Nessuna comunicazione ai sindacati, nessun rispetto delle regole contrattuali. Alle lavoratrici, nella redazione di Vita Nuova dal 1990 e dal 2000, sono state consegnate le lettere di licenziamento per poi essere frettolosamente accompagnate alla porta».

Alle organizzazioni sindacali, prosegue la nota, «non sono state fornite le informative necessarie per potere svolgere le proprie prerogative e di questo comportamento antisindacale l’Opera sarà chiamata a rispondere in sede giudiziaria. All’incontro, chiesto dall’Associazione Stampa Emilia-Romagna e dalla Slc-Cgil di Parma non appena ricevuta dalle lavoratrici la notizia dei licenziamenti, l’Opera Diocesana, rappresentata dalla direttrice generale Elena Cardinali assistita da un legale, non ha dato alcuna disponibilità ad affrontare attraverso gli ammortizzatori sociali disponibili quella che sembra essere una riorganizzazione, a dir poco, nebulosa».

Nelle lettere di licenziamento, «che i sindacati chiedono di ritirare – proseguono Aser e Slc-Cgil – si fa riferimento al progetto ‘Avvenire al servizio delle diocesi’. Successivamente l’Opera diocesana ha dichiarato: ‘Non si ridimensiona Vita Nuova, al contrario la si rilancia usufruendo della professionalità, della competenza e delle strutture di Avvenire’. Anche il Vescovo di Parma monsignor Enrico Solmi ha scritto in una lettera a presbiteri, membri del Consiglio pastorale e seminaristi che Vita Nuova ‘offrirà una spiccata e rinnovata informazione diocesana’, dimenticandosi di riferire dei due licenziamenti che sono stati effettuati per “giustificato motivo oggettivo”».

Inoltre Opera diocesana «non ha saputo fare alcuna chiarezza su come saranno realizzate le pagine». Ai sindacati – rilevano i rappresentanti dei lavoratori – è stato detto che Vita Nuova cessa le pubblicazioni, dimezza il personale e diventa un inserto di Avvenire al cui Direttore risponderanno direttamente i giornalisti rimasti. Per questo le organizzazioni sindacali chiederanno insieme alla Federazione nazionale della Stampa italiana un incontro al quotidiano cattolico, indicato dall’Opera diocesana come il nuovo editore, per discutere del progetto ‘Avvenire al servizio delle diocesi’ che sta determinando la cancellazione di tanti posti di lavoro, evitabile in molti casi attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali. Se non possiamo che condividere la necessità di garantire la sopravvivenza delle testate legate alle diocesi, riteniamo che questo obiettivo possa e debba essere raggiunto con la più ampia salvaguardia dei posti di lavoro e delle riconosciute professionalità presenti, anche attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali».

In questo caso invece, concludono le sigle sindacali, «si ristruttura brutalmente, licenziando le dipendenti con la maggiore esperienza ed anzianità ed offrendo alle lavoratrici, che già sono part time a 24 e 14 ore settimanali, l’alternativa della ricollocazione, materialmente, economicamente e professionalmente insostenibile, in altra categoria professionale, con riduzione della retribuzione ed a 400 chilometri di distanza. Condizioni che non rispondono alle previsioni di legge e che si commentano da sole. Per meglio comprendere il contesto, vale la pena ricordare che l’inquadramento di una delle lavoratrici licenziate era stato regolarizzato, rispetto alle mansioni realmente svolte, appena due anni fa, al termine di un’aspra trattativa».

L’Associazione Stampa Emilia-Romagna e l’Slc-Cgil di Parma, infine, ritengono «inaccettabile la posizione di chiusura dell’Opera diocesana ed illegittimi i due licenziamenti. Pertanto metteranno in campo ogni azione sindacale e legale a tutela delle lavoratrici».

Decisa presa di posizione dei colleghi dell’Ucsi, il gruppo dei giornalisti cattolici dell’Emilia-Romagna, in seguito ai due licenziamenti avvenuti al periodico della diocesi di Parma Vita Nuova.
“La sezione Emilia-Romagna dell’Unione cattolica stampa italiana esprime piena solidarietà alle due dipendenti del settimanale Vita Nuova, licenziate dalla diocesi di Parma, editrice della testata. – si legge in una nota – L’Ucsi E-R non entra nel merito della decisione della diocesi di ristrutturare la redazione di Vita Nuova, mantenendo solo due dei quattro dipendenti, ma, nel ribadire l’importanza per la Chiesa di poter disporre di propri mezzi di comunicazione, rileva come ci sia modo e modo di interrompere un rapporto di lavoro e come in particolare non si possa prescindere dalla dignità dei lavoratori, nel caso specifico di due lavoratrici. I mezzi di comunicazione della Chiesa, infatti, per la natura del messaggio che sono chiamati a diffondere, non possono rispondere esclusivamente a logiche di natura economica, ma vanno inseriti in un contesto più ampio di azione pastorale.
Facciamo nostro il pensiero del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, che, alcuni anni fa proprio a Parma, ha ricordato che le parole di Gesù “chi lavora ha diritto al suo nutrimento” (Mt. 10,10) non vogliono dire soltanto «dare un giusto salario ma significano soprattutto riconoscere, nella sua totalità, la dignità umana di quel lavoratore, che prima di essere un lavoratore è un essere umano e che attraverso il lavoro può santificare la sua vita».
Questa attenzione per l’essere umano pare essere mancata nella vicenda che riguarda le due dipendenti del settimanale diocesano di Parma, mandate via da un giorno all’altro.
Per questo auspichiamo che la diocesi possa ripensare alla scelta di licenziare, salvaguardando invece tutti i posti di lavoro”.
Solidarietà anche da parte dei colleghi precari della regione, che scrivono in un comunicato:
“L’Assemblea dei giornalisti precari dell’Emilia, che organizza giornalisti e fotografi non-dipendenti di Gazzetta di Parma ed Editoriale Libertà (Piacenza), esprime la massima vicinanza alle due lavoratrici licenziate al settimanale Vita Nuova di Parma.
Si tratta di una collega giornalista e di una grafica/poligrafica impiegate nella redazione di Vita Nuova, rispettivamente, dal 2000 e dal 1990 e rimaste in questi giorni senza lavoro dopo l’annuncio, da parte del settimanale della Diocesi di Parma, della sua trasformazione in inserto settimanale del quotidiano cattolico Avvenire. Licenziando due dipendenti su quattro.
 Stando a quanto si apprende, alle lavoratrici sono state consegnate lettere di licenziamento e accompagnate alla porta nonostante la possibilità di accedere a “contratti di solidarietà” che avrebbero garantito, per 36 mesi, un’identica riduzione del costo di lavoro.
 Alle lavoratrici, l’Assemblea giornalist* precari dell’Emilia esprime solidarietà umana e vicinanza sindacale e dichiara fin d’ora il proprio supporto alle eventuali iniziative che sindacato e lavoratrici intenderanno intraprendere per richiamare ai propri doveri di responsabilità sociale la Diocesi di Parma e i vertici dell’ Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti”.

Lettera aperta di un gruppo della comunità ecclesiale della diocesi di Parma indirizzata a monsignor Enrico Solmi vescovo nella Chiesa di Parma, a don Luciano Genovesi presidente Opera diocesana San Bernardo degli Uberti, a don Luigi Valentini vicario generale, ai vicari episcopali don Alfredo Bianchi, don Roberto Dattaro,  don Giandomenico Ferraglia, don Aldino Rosati, don Stefano Maria  Arcari.
“Abbiamo appreso da uno scarno articolo apparso, il 1^ agosto, su www.parma.repubblica.it della cessazione delle pubblicazioni del settimanale diocesano “Vita nuova” (VN), notizia confermata da un successivo comunicato dell’editore, l’Opera diocesana san Bernardo degli Uberti. La notizia ci ha decisamente sorpresi visto che, inspiegabilmente, nulla è stato annunciato ai lettori prima della pausa estiva. Vorremmo quindi sottoporre alla comune attenzione e riflessione i diversi aspetti che motivano la nostra sorpresa.
1. La decisione di chiudere VN, trasformandola in un supplemento di Avvenire, non è stata discussa e condivisa a livello ecclesiale; ci saremmo aspettati viceversa un’informazione e un approfondimento dei problemi almeno all’interno dei Consigli Pastorale e Presbiterale, prima di formalizzare una decisione così importante. Non si può ritenere, infatti, sufficiente la dichiarazione che “informazioni più dettagliate saranno date, quanto prima” ai vari organismi diocesani.
1. Il comunicato stampa, messo online nel sito dell’Opera e della Diocesi, presenta la motivazione economica come determinante per la decisione (si è dovuto “soggiacere ad una ristrutturazione e ad una forte diminuzione dei costi”; la nuova soluzione consentirà “un contenimento dei costi, tale da potere 2 continuare la pubblicazione”). Affermazioni che spingono a porci alcuni interrogativi. (a) Se è stato necessario “soggiacere” ad una forte diminuzione dei costi vuol dire che la situazione di passività durava da qualche tempo ed era così importante da non poter essere più sostenuta; ci chiediamo perciò se e in quali organi ecclesiali siano stati discussi questi gravi problemi economici e quali siano state le possibili soluzioni analizzate. (b) La questione dei costi sta anche in relazione al numero degli abbonati. Se questo è diminuito nel tempo o non si è incrementato, ci saremmo aspettati un ampio dibattito sulla ricerca delle cause, non solo nelle sedi più tecniche, ma anche a livello degli organismi diocesani e dei lettori.
2. Ci ha molto stupito anche il fatto che il Comunicato parli di un indeterminato “sacrificio di alcune posizioni lavorative” quando in concreto, si è trattato di licenziamento improvviso di due persone su quattro. Ancor più ci ha stupito quanto l’Associazione stampa Emilia-Romagna e il sindacato Slc-CGIL scrivono nel loro Comunicato congiunto del 10 agosto: “Nessun rispetto delle regole contrattuali”; “Alle organizzazioni sindacali non sono state fornite le informative necessarie per potere svolgere le proprie prerogative e di questo comportamento antisindacale l’Opera sarà chiamata a rispondere in sede giudiziaria”; all’incontro con l’Associazione stampa e il sindacato “l’Opera Diocesana non ha dato alcuna disponibilità ad affrontare attraverso gli ammortizzatori sociali disponibili quella che sembra essere una riorganizzazione, a dir poco, nebulosa”; inoltre è stata offerta alle lavoratrici la collocazione “in altra categoria professionale, con riduzione della retribuzione ed a 400 chilometri di distanza. Condizioni che non rispondono alle previsioni di legge”. Ci auguriamo vivamente che le cose non stiano in questi termini e che non siano mancati il rigoroso rispetto delle regole e della dignità delle lavoratrici coinvolte.
3. Si è presentata l’operazione come un rilancio di VN, e questo non può che far piacere, ma ci chiediamo come sia possibile un vero rilancio visto che si dimezza il personale e che nella nuova versione, “Vita Nuova – Parma 7”, le pagine saranno 8 (v. articolo “Avvenire” del 10 agosto). Sicuramente “la professionalità e la competenza delle strutture di Avvenire” daranno qualità alla nuova edizione, ma saranno sufficienti le forze rimaste per raccogliere e scrivere le notizie? Se la risposta fosse negativa, come si farà fronte alla questione: con giornalisti di “Avvenire” o con nuove assunzioni? Fin qui le nostre considerazioni. Siccome, da quanto abbiamo appreso dai vari comunicati stampa e dall’articolo apparso su Avvenire il 10 agosto, è evidente che tutti gli accordi sono già stati presi e l’operazione è già conclusa, non possiamo che esprimere la nostra grave preoccupazione per la situazione venutasi a creare auspicando che:
il futuro rapporto con i sindacati sia gestito in modo da chiudere la vicenda nel pieno rispetto dei diritti e della dignità delle lavoratrici;
le decisioni importanti, per il futuro, vengano sottoposte preventivamente e a tempo debito agli organi di partecipazione ecclesiale in modo da non umiliare il senso di corresponsabilità e sinodalità a cui tutti aspiriamo;
le questioni che hanno implicazioni economiche vengano trattate con la necessaria trasparenza e con la comunicazione dei dati di bilancio, che sarebbe utile fossero regolarmente resi pubblici indipendentemente dalle emergenze.
Poiché riteniamo che lo strumento “Vita Nuova” sia una questione che riguarda tutta la comunità diocesana e non solo le responsabilità più alte o direttamente interessate, questa nostra lettera viene inviata anche ai Segretari dei Consigli pastorale e presbiterale; ai Vicari pastorali di zona; ai Diaconi; ai Direttori degli uffici pastorali e ai responsabili delle Aggregazioni laicali.
Ringraziamo per l’attenzione, in attesa di un cenno di risposta.
Firmatari, abbonati a “Vita Nuova”

F.S.
(6 settembre 2018)