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La scomparsa di Sergio Zavoli: un innovatore, il Principe del giornalismo televisivo

Sergio Zavoli rappresenta una parte importante (insieme ad Enzo Biagi, un altro grande emiliano-romagnolo) della storia della televisione italiana. Anzi, era “il principe del giornalismo televisivo”, secondo la definizione di Indro Montanelli. Nato a Ravenna il 21 settembre 1923, ma cresciuto a Rimini di cui era cittadino onorario dal 1972, Zavoli ha iniziato la professione sui giornali locali. Poi, finita l’ultima guerra, insieme a Renato De Donato e Glauco Cosmi, ha dato vita a Rimini all’agenzia che, all’inizio del 1946, si chiamava “Voci della città”. La prima sede era in piazza Cavour e i primi altoparlanti in centro storico. Sergio Zavoli faceva le radiocronache calcistiche in diretta telefonica, amplificata con gli altoparlanti, nella Rimini semidistrutta dai bombardamenti. La sua voce inconfondibile, calda, scandita e ricca di sfumature lo portò presto in Rai, segnalato a Vittorio Veltroni, all’epoca capo delle radiocronache. Era il 1947 quando Zavoli, sostituì Nicolò Carosio nella radiocronaca della partita Bologna-Genova. Fu anche l’inizio dell’avventura di una vita dove fu testimone e narratore, prima in radio poi in tv, firmando speciali per Tv7AZ, Controcampo, Incontri. Ideò trasmissioni e format, traghettando la Rai pedagogica a misurarsi con l’audience, prima attraverso l’informazione e poi con il talk.

INNOVATORE DEL LINGUAGGIO TELEVISIVO
Il suo è stato per tanti anni un giornalismo civile, mai urlato e mai con tesi preconcette da dimostrare. La notorietà gli arrivò con il Processo alla tappa, un programma di successo iniziato nel 1962, dove Zavoli ha espresso la sua grande capacità di dar voce a tutti, dai campioni ai gregari. Da grande innovatore, ha trattato la storia come una inchiesta giornalistica, con interviste, documenti, confronti, filmati. Nascita di una dittatura del 1972 resta un punto di riferimento prezioso per chi oggi vuole confrontarsi con le testimonianze dirette del ventennio fascista. Ma è con le 20 puntate de La notte della Repubblica del 1989 che Zavoli realizzò il suo grande affresco sugli anni di piombo, scavando in profondità nei segreti terribili di quel periodo, ma anche nelle pieghe più nascoste dell’animo dei protagonisti di quella stagione.

L’AMICIZIA CON FELLINI
Numerosi, in tanti anni, gli incarichi di prestigio: condirettore di telegiornale, poi direttore del GR1 fino alla nomina nel 1980 a Presidente della Rai. Negli anni Novanta la direzione del quotidiano di Napoli Il Mattino. Divenuto Senatore della Repubblica, è del 2015 l’elezione a Presidente della Commissione di Vigilanza Rai. È stato anche scrittore di successo e poeta. La morte lo ha colto mercoledì 5 agosto, a 96 anni. Amava citare e ricordare l’amicizia con Federico Fellini, di cui tenne l’orazione funebre in una Rimini listata a lutto. Significativamente aveva chiesto di essere seppellito accanto a Federico. Due amici riminesi che, partiti per Roma, hanno fortemente segnato il cinema ed il giornalismo.

Alla festa a Rimini per i suoi 90 anni, fra cori, abbracci e brindisi, ho chiesto a Zavoli quale fosse l’intervista che ricordava con maggior piacere. Così mi rispose: “Ne scelgo una che è laica e nello stesso tempo rispettosa del sentire interiore. Quella ad Albert Schweitzer, che andai a trovare nel suo lebbrosario di Lambaréné. Mi disse che, fino a quando non diremo cose che a qualcuno dispiaceranno, non diremo mai per intero la verità”. Una constatazione ma anche un impegno che dovrebbero sottoscrivere tutti i giornalisti.

Giorgio Tonelli
(7 agosto 2020)

 

Dal tardo pomeriggio di venerdì 7 agosto e per tutta la mattinata di sabato 8 agosto, presso il foyer del Teatro Galli in piazza Cavour a Rimini, è allestita la camera ardente per l’ultimo omaggio alla salma di Sergio Zavoli. Per l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna è presente il consigliere Michelangelo Bucci.

Un altro significativo ricordo di Sergio Zavoli a questo link.

Nella foto: Sergio Zavoli durante un incontro di qualche anno fa nella sede della Federazione Nazionale della Stampa, a Roma, assieme ad alcuni dirigenti emiliano-romagnoli della categoria: Giovanni Rossi, allora Presidente della FNSI e attualmente Presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti; Serena Bersani, all’epoca Presidente dell’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna; il compianto Camillo Galba che era membro della Giunta esecutiva della Federazione