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Lettera del presidente regionale dell’Odg Giovanni Rossi ai parlamentari eletti in Emilia-Romagna. Stop alla pratica delle querele temerarie contro la libera stampa

Il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, nel corso della sua ultima riunione, ha incaricato il Presidente Giovanni Rossi di scrivere a tutti i parlamentari eletti in Emilia-Romagna, per porre la questione – che si trascina da anni senza soluzione – del ricorso a querele temerarie nei confronti dei giornalisti ritenuti “scomodi” chiedendo loro, in sede civile, cifre esorbitanti a ristoro di presunti danni d’immagine. Già nelle precedenti legislature proposte di legge tese ad introdurre norme che reprimessero questa pratica non hanno avuto fortuna non arrivando all’approvazione prima della fine del mandato. Ora è all’esame del Parlamento una stringata proposta di legge che ha come promotore il senatore Primo Di Nicola (M5S).

Con la quale si punta ad introdurre il principio che nel caso il Magistrato consideri la “lite temeraria” il giornalista ingiustamente accusato venga risarcito economicamente in proporzione a quanto gli era stato intimato con la causa. Nella lettera il Presidente Rossi chiede a deputati e senatori di tutti gli schieramenti di sostenere la proposta al fine di porre uno stop ad una pratica intimidatoria nei confronti della libera stampa.

Di seguito la lettera ai parlamentari della Repubblica eletti in Emilia-Romagna.

Gentilissimi,
vi scrivo a nome del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna per richiamare la vostra attenzione su un problema grave che contribuisce a far sì che il nostro Paese non goda di una particolare positiva posizione quando vari organismi internazionali stilano classifiche relative alla libertà di stampa nel mondo.
Si tratta delle cosiddette “querele temerarie” vale a dire il ricorso a querele con esagerate richieste risarcitorie palesemente infondate ed il cui obiettivo è semplicemente quello di intimidire il giornalista “scomodo” e non già di ripristinare una reputazione ingiustamente danneggiata.
I giornalisti non chiedono favoritismi e neppure l’impunità, ma è un fatto che questo metodo di promuovere cause in sede civile con richieste di risarcimenti esorbitanti sia invalso in Italia quando serie inchieste giornalistiche toccano poteri, persone, gruppi che, invece, si ritengono intoccabili. È un metodo che ha soprattutto efficacia negli ultimi anni a fronte della diffusione di una forte precarizzazione del lavoro giornalistico che ha reso i nostri colleghi più deboli e vulnerabili. È una metodologia, però, che ha efficacia anche nei confronti dei giornalisti strutturati in aziende più o meno grandi i cui editori possono temere il rischio di pesanti esborsi economici.
Nelle scorse legislature più volte il Parlamento ha affrontato la questione esaminando ipotesi di leggi volte a stroncare l’uso di una simile metodologia intimidatoria, ma nessuna delle proposte presentate è divenuta legge prima che la legislatura finisse. Non vorremmo che altrettanto accada nel corso di questo mandato.

La proposta di legge presentata, come primo firmatario, dal senatore Primo Di Nicola – e che ha trovato non pochi consensi – può essere una buona soluzione del problema che non pochi colleghi si trovano a dover affrontare anche nella nostra regione. In quella proposta è previsto che chi promuoverà liti che si dimostreranno temerarie basate su richieste risarcitorie palesemente sproporzionate saranno tenuti a risarcire il giornalista.
Vi prego di considerare la questione, pur tra le tante che vi vengono sottoposte, con la dovuta attenzione in quanto attiene ad un tema fondamentale quale è la libertà di informare e, soprattutto, la libertà di essere correttamente informati senza condizionamenti.
Con i più cordiali saluti e gli auguri di un proficuo lavoro

Giovanni Rossi
Presidente del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna

(17 febbraio 2020)