Osservatorio sul giornalismo di Agcom: una criticità forte è la “precarizzazione”
Presentati a Palazzo Giustiniani i risultati della seconda edizione dell’Osservatorio sul giornalismo promosso dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Tanti gli elementi emersi durante l’incontro – aperto dal presidente del Senato Pietro Grasso – quali l’invecchiamento della professione, le barriere all’accesso, la precarizzazione dei giornalisti.
Come ha sottolineato il presidente Grasso, «la crisi ha penalizzato fortemente il mondo dell’informazione, ma per rispondere alle difficoltà si è fatto ricorso a soluzioni di corto respiro. Si è scelta la quantità invece della qualità. Soluzioni che corrono il rischio di premiare il sensazionalismo a discapito dell’approfondimento». E ancora: «La passione è la spinta ideale di chi sceglie di raccontare agli altri la realtà, ma anche la più virtuosa delle attività lavorative necessità di retribuzioni che possano garantire una vita decorosa. Il 40 per cento degli oltre 35mila giornalisti in Italia, per lo più under 35, ha un reddito inferiore a 5mila euro. Il tema della precarizzazione e della dignità professionale impone riflessioni e azioni non più procrastinabili».
Giornalisti sempre più precari e retribuzioni insufficienti difficilmente producono informazione di qualità. E i giornalisti che vivono questo contesto sono inevitabilmente più esposti alle minacce, ha sottolineato Grasso. «Rischiamo di dimenticare quanto sia importante che i giornalisti siano liberi e indipendenti. Esserlo – ha concluso – espone a rischi che non dobbiamo sottovalutare. Noi abbiamo bisogno della loro voce, loro del nostro abbraccio e del nostro sostegno concreto e ideale».
Invecchiamento della forza lavoro, scivolamento della professione verso la precarizzazione, gap di genere e barriere all’ingresso per le nuove generazioni: è un quadro a tinte fosche quello che emerge dall’Osservatorio sul giornalismo di Agcom. Partendo dal profilo socio-demografico dei 2.439 giornalisti intervistati – e prendendo in esame dati forniti da Inpgi, Ordine dei Giornalisti e Federazione della Stampa – il rapporto fotografa un comparto che vede il calo costante dei giornalisti attivi e denota come negli ultimi quindici anni si sia assistito a un significativo aumento delle fasce reddituali più basse. Il rapporto indica come le criticità di natura economica – data l’elevata precarietà e i notevoli rischi occupazionali – costituiscano di gran lunga quelle più sentite. Risultano, tuttavia, molto diffuse le diverse forme di intimidazione rivolte alla categoria, sia di origine criminale che derivanti da abusi dell’azione processuale: ricorso a querele temerarie che da tempo la Fnsi denuncia.
Il presidente di Agcom Angelo Marcello Cardani ha posto l’accento sui modelli di business del mercato editoriale. Le copie cartacee sono diminuite di 300mila unità nell’ultimo anno, formalmente compensate da altrettante nuove copie digitali. «Il rapporto tra copia digitale e cartacea è complesso. È un modello di business che è arrivato probabilmente al capolinea senza che sia stato sostituito da un altro in modo chiaro e definitivo». Dal 2008 al 2015 l’editoria ha perso il 50 per cento del fatturato, con le copie cartacee passate da 5,4 a 2,9 milioni al giorno. D’altro canto, «radio e tv hanno mostrato una certa vitalità». Sullo sfondo, anche per il presidente di Agcom, il grande tema della precarietà dell’informazione. «È una situazione pericolosa: il 40 per cento dei giornalisti attivi guadagna meno di 5mila euro l’anno. Inoltre, la differenza di genere si aggrava con la crisi e le donne tendono con più difficoltà a raggiungere posizioni di vertice. Le istituzioni devono valutare molto attentamente i problemi dei giornalisti: invecchiamento degli addetti, crescente precarizzazione e fragilità economica. In un terreno così, le forme di intimidazione tendono a crescere e lasciare un segno più forte. Dall’indagine – ha concluso Cardani – emerge un effetto dissuasivo che produce effetti sulla libertà di informazione. Avere un’informazione libera è una precondizione per un Paese funzionante e degno di questo nome».
Marco Delmastro, direttore del servizio economico-statistico di Agcom – intervenuto prima della tavola rotonda moderata da Paolo Corsini (Rai) con Federica Angeli (Repubblica), Virman Cusenza (Il Messaggero), Lucia Annunziata (Huffington Post), Philip Willan (presidente Stampa Estera), Paola Spadari (presidente Odg Lazio) e con il commissario Agcom Mario Morcellini – ha sottolineato come un intero capitolo del rapporto sia dedicato alle minacce e alle intimidazioni ai danni dei giornalisti. Il 70 per cento dei giornalisti intervistati (un campione che copre il 5% dell’intero settore) hanno dichiarato almeno una criticità in termini di intimidazioni o minacce nell’ultimo anno. «I giornalisti locali risultano maggiormente minacciati perché la condizione di debolezza economica aggrava la vulnerabilità nei confronti delle intimidazioni, sia di origine criminale, sia derivanti da abusi dell’azione processuale».
Maggiori info e tutti i materiali prodotti nell’ambito della II edizione dell’Osservatorio sul giornalismo nel sito di Agcom.
Articolo integrale di Mattia Motta nel sito della Fnsi.
Altra news nel sito del Cnog.
(29 marzo 2017)