Difendere e diffondere libertà, correttezza, legalità. Un corso Fpc con Lirio Abbate il 19 febbraio a Bologna
Aggressioni fisiche, intrusioni nelle case, incendi di auto e abitazioni, danni a oggetti personali e strumenti di lavoro, ostacoli all’informazione, diffide, avvertimenti, lettere e telefonate minatorie, stalking, insulti, pedinamenti, minacce di morte, ma pure denunce e azioni legali. Sono queste (e molte altre) le intimidazioni subite dai giornalisti italiani. Sono queste le cause principali del degrado della libertà di stampa nel nostro paese.
Lo evidenzia il rapporto annuale di Reporter sans frontière ma soprattutto il confronto della “classifica” con i dati di Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio sui cronisti minacciati e le notizie oscurate.
Istituito nel 2008 da Fnsi e Odg, l’Osservatorio documenta e analizza il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti di giornalisti, blogger, fotoreporter, videoreporter e altri operatori dell’informazione. Particolare attenzione è dedicata ai cronisti impegnati “in prima linea”, soprattutto nelle regioni del Sud Italia, a raccogliere le notizie più scomode e le verità più nascoste in materia di criminalità organizzata.
L’obiettivo di Ossigeno è accrescere la consapevolezza pubblica rispetto ai gravi fenomeni che limitano la libertà di stampa e la circolazione delle notizie. Perché “ogni società libera e democratica ha bisogno vitale di libertà di informazione e di espressione come il corpo umano ha bisogno di ossigeno”.
Il deterioramento della libertà di stampa non riguarda solo l’Italia, è un fenomeno globale. Gli indicatori su cui si basa la classifica mondiale di Rsf sono sette: “livello di abusi, pluralismo, indipendenza dei media, autocensura, quadro giuridico, trasparenza e infrastrutture”. E pure nei paesi al top della “graduatoria” (Finlandia, Norvegia e Danimarca) la libertà di espressione può essere minacciata da azioni di gruppi integralisti, scontri, violenze durante le manifestazioni, crisi economica.
Certo, l’Italia nella “classifica” di Reporter sans frontière è quasi pari merito con il Nicaragua. Il Rapporto Rsf cita Ossigeno ricordando che dodici giornalisti italiani vivono sotto scorta. È questo uno dei fattori che ha decretato il declassamento del nostro paese al 73° posto. Ma “la battaglia per la libertà di informazione in Italia si gioca anche nei tribunali, sulle querele pretestuose (molte provenienti da personaggi politici) e sui casi di diffamazione.
Per il direttore di Ossigeno Alberto Spampinato, questa retrocessione è giusta perché “quando ci si misura la febbre è bene sapere veramente quanto è alta. Ingannare il termometro serve a fare bella figura, ma non a curarsi e a guarire. Lo stato di salute del nostro paese riguardo alla libertà di stampa è molto precario e non solo per il conflitto d’interessi, la concentrazione delle testate e il controllo politico dell’informazione televisiva pubblica. Dobbiamo cominciare ad ammetterlo. La diffusione delle minacce, delle intimidazioni, l’abuso delle querele per diffamazione a scopo intimidatorio, le aggressioni sono purtroppo all’ordine del giorno. I giornali non ne parlano, la politica non se ne occupa, ma i cittadini sono defraudati di molte notizie importanti”.
E allora, parliamone. L’Ordine giornalisti dell’Emilia-Romagna ha messo a punto un seminario Fpc intitolato Diffondere la legalità: una responsabilità di tutti, che si svolgerà il 19 febbraio a Bologna (Savoia Hotel Regency, via del Pilastro, 2).
Relatore d’eccezione è Lirio Abbate, giornalista del settimanale L’Espresso e osservatore di Ossigeno per l’informazione, che racconterà Quando comunicare la responsabilità diventa un pericolo.
Oltre al contributo di Abbate, che è stato minacciato di morte e continua a lavorare vivendo sotto scorta, sono previsti altri interventi di rilievo. Il magistrato Vito Zincani parlerà di Rispetto della legalità: le rispettive responsabilità e Stefania Pellegrini, docente all’Università di Bologna, di Mafie e antimafia: l’importanza di una corretta informazione.
F.S.
(17 febbraio 2015)