Rai Tre per Enzo Biagi. Un programma-ricordo di Loris Mazzetti dedicato al celebre giornalista, in onda dal 25 febbraio al 7 marzo su Rai 3 (otto puntate alle ore 15.20)
Quante volte con Enzo Biagi ci siamo detti che a Bologna non si può fare la televisione, la tv si fa a Milano e a Roma. I suoi programmi sono stati realizzati tutti alla Rai di Milano.
Ho avuto l’onore e la fortuna di lavorare per anni con lui e di fargli da vice, conosco molto bene il suo metodo di lavoro e quanta preparazione ci metteva per le inchieste, le interviste. Nulla era lasciato al caso. Enzo Biagi era un fuoriclasse sia sulla carta stampata che in tv. All’inizio della stagione televisiva, a ridosso della messa in onda di un suo programma, diceva alla redazione, riferendosi in particolare ai politici: “Noi possiamo avere degli amici ma il nostro programma non è amico di nessuno”, poi aggiungeva: “Il nostro programma deve essere antigovernativo, a prescindere dal colore dell’esecutivo. Deve far pensare e servire da stimolo”.
Grazie a Rai 3, al direttore Stefano Coletta e alla collaborazione con la Sede Rai per l’Emilia-Romagna, Enzo Biagi è tornato in onda. È la dimostrazione che, contrariamente a quello che pensavamo, anche a Bologna si possono realizzare programmi tv. Presso la Sede regionale, grazie ai professionisti che vi lavorano, è nato RaiTre per Enzo Biagi, la trasmissione che ripropone per intero i programmi del grande giornalista che hanno segnato la storia della televisione.
Abbiamo iniziato alla fine del 2018 con Cara Italia, proseguiamo dal 25 febbraio al 7 marzo con Giro del mondo sempre alle ore 15.20, dopo l’estate con Le grandi interviste di Enzo Biagi. Possiamo dire che Enzo Biagi ha fatto un miracolo: ha portato la tv a Bologna.
RaiTre per Enzo Biagi – Giro del mondo è stato presentato in anteprima nel capoluogo emiliano presso l’Istituto Cirsfid di Unibo dall’Associazione Articolo 21 Emilia-Romagna (portavoce Stefania Pellegrini) con Aser-Fnsi (presidente Serena Bersani), Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna (presidente Giovanni Rossi) e Rai (direttore Sede regionale E-R Fabrizio Binacchi), con la partecipazione di Matteo Lepore (assessore alla Cultura Comune di Bologna), Massimo Mezzetti (assessore alla Cultura Regione E-R), Paolo Bolognesi (presidente Associazione Famigliari delle Vittime Strage di Bologna), degli scrittori Grazia Verasani e Pino Cacucci.
In Giro del mondo Enzo Biagi è andato a trovare alcuni scrittori tra i più letti e amati perché parlassero di sé e della loro gente: Luis Sepulveda (Quell’altro mondo), Jostein Gaarder (Il grande Nord), Gunter Grass (Germania, un amore giovanile), Jean d’Ormesson (Dolce Francia), John Le Carré (Inghilterra: La guerra delle spie), Wilbur Smith (Il Sudafrica), Aleksandra Marinina (Russia: delitto e castigo), Michael Crichton (Vivere per scrivere). Biagi racconta che è stato un modo per rievocare alcune vicende del Novecento “quelli che pomposamente si chiamano eventi, mentre quasi sempre si tratta di disgrazie”. Il titolo potrebbe far pensare ad un programma ispirato dalla geografia ma non lo è, piuttosto dalla storia. È una specie di Atlante del secolo scorso con dei nomi che hanno coinvolto l’umanità: da Sarajevo a Danzica, o se si vuol parlare di stragi dai centomila morti di Dresda ai desaparecidos sudamericani; si racconta anche di Africa e di colonialismo, si ricorda Nelson Mandela, troppo presto dimenticato.
Per presentare le otto puntate e per parlare di Biagi e degli autori da lui intervistati, ho incontrato altrettanti scrittori italiani: Pino Cacucci (Luis Sepulveda), Erri De Luca (Jostein Gaarder), Michela Murgia (Gunter Grass), Francesco Guccini (Jean d’Ormesson), Pino Corrias (John Le Carré), Valerio Massimo Manfredi (Wilbur Smith), Grazia Verasani (Aleksandra Marinina), Massimo Gramellini (Michael Crichton).
RaiTre per Enzo Biagi narra del giornalista che per settant’anni, tanto è durata la sua vita professionale, ha cercato storie e protagonisti, le vicende di un popolo da raccontare. Enzo Biagi è stato un cronista, uno dei più grandi del nostro Novecento, uno dei pochissimi ad avere una fama internazionale. Il suo giornalismo era semplice e chiaro, come ha scritto l’amico Carlo Verdelli: “Conosceva intimamente il senso di una formula fondamentale per chi sceglie il mestiere del narratore: il valore del peso netto delle parole. Era un grande giornalista semplice”. Dire oggi di un giornalista che è semplice è il più bel complimento possibile quando ci si riferisce ad un mestiere invece corroso dalla vanità, dal bullismo culturale, dalla disciplina dell’inchino a qualsiasi potere invece che dalla pratica quotidiana del rispetto di se stessi e dei lettori o dei telespettatori.
Rivedere a distanza di diciotto anni il suo programma ci fa capire quanto egli fosse lungimirante: i problemi di allora sono gli stessi che le persone affrontano oggi. Purtroppo la memora storica è corta, i fatti che fecero del Novecento un secolo buio sono stati dimenticati, con il rischio che si ripetano. Biagi, dopo aver realizzato Giro del mondo commentò così: “Se dovessi tracciare un bilancio sentimentale, direi che ho capito che tutti gli uomini piangono nello stesso modo e che il sentimento che detesto di più – sono un buon conoscitore di Auschwitz e dintorni – è il razzismo. Che sta tornando di moda”.
Era un grido d’allarme, purtroppo non pervenuto.
Loris Mazzetti
(24 febbraio 2019)