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Rapporto Freedom House: “Le libertà traballano”

Ci sono nuovi campanelli d’allarme. Freedom House segnala che la condizione dei mass media nel mondo non è migliorata. Anzi, il tasso di libertà degli operatori giornalistici, nel corso del 2014, se non è diminuito ha mostrato segni di incertezza.
Censure, controlli, trappole e ostacoli di ogni tipo vengono frapposti all’esercizio della libertà di informazione. E spesso sono i governi, con leggi e provvedimenti amministrativi, a rendere più difficile il cammino delle notizie. Lo si vede con evidenza soprattutto nel mondo del web.
Secondo Jennifer Dunham, che ha curato il rapporto annuale: “I governi hanno usato le leggi per la sicurezza o l’antiterrorismo

come pretesto per mettere a tacere le voci critiche, mentre i gruppi integralisti e le bande criminali si sono serviti sempre più di tecniche armate per intimidire i giornalisti. In più i proprietari dei media hanno tentato di manipolare il contenuto delle notizie per servire i loro interessi politici o commerciali”.
Sempre più spesso all’origine delle restrizioni ci sono ragioni di sicurezza. La Rete – che sembrava poter allargare lo spazio di libertà – aumenta il numero dei territori nei quali l’accesso ai giornalisti è praticamente impossibile.
Rispetto a dieci anni fa sono diminuiti (dal 39 al 32%) i paesi con la dicitura “liberi”. Quelli cosiddetti “parzialmente liberi” sono aumentati dal 26 al 36%. Quelli “non liberi” sono passati dal 35 al 32%.
Le nazioni in cui è più basso il grado di libertà sono Bielorussia, Crimea, Cuba, Guinea equatoriale, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Siria, Turkmenistan e Uzbekistan. Quelle in cui la condizione dei giornalisti è peggiorata: Thailandia, Ecuador, Turchia, Hong Kong, Honduras, Ungheria, Serbia. Ma anche la Grecia, dove le proteste derivanti dalla crisi economica hanno spinto il governo Tsipras a reprimere alcune forme di libertà.
All’interno dell’Europa (dove Svezia e Norvegia confermano il più alto tasso di libertà) l’Italia mostra segnali preoccupanti. Il nostro paese (che resta fermo al 65° posto nella classifica dei 199 paesi osservati da Freedom House) è caratterizzato da concentrazioni editoriali, da una forte pressione politica sui mass media, (nonostante la parziale uscita dalla politica di Silvio Berlusconi), dai criteri con cui è gestita la Rai, da un’evidente interferenza degli industriali sul prodotto dei loro giornalisti.
A questo link il report integrale di Freedom House.
(3 maggio 2015)