Magazine d'informazione

Ricerca della verità, responsabilità e libertà sono inseparabili. L’etica è l’obiettivo più importante della nostra professione

L’informazione è un pilastro essenziale delle società democratiche. Deve essere al servizio del bene comune e procedere nel solco della legalità. Però è urgente una riflessione lucida, schietta, profonda «perché ci sono giornalisti seri, attenti, bravi, documentati ma c’è anche chi alimenta la “macchina del fango” con volgarità, spazzatura, disinformazione. Allora, prima di parlare di media e legalità, bisogna interrogarsi sul rapporto dei mezzi di informazione con la libertà e la verità». Queste le parole “calde” e disincantate di don Luigi Ciotti al seminario L’informazione al servizio del bene comune, organizzato dall’Odg Emilia-Romagna insieme al Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna.

Storico fondatore del Gruppo Abele e anima dell’associazione antimafia Libera, don Ciotti afferma con forza che «l’informazione o è libera oppure non è informazione. E libertà vuol dire anche libertà di equilibrio interiore». Un equilibrio non scontato perché si va a stagioni rischiando di inseguire mode, di creare idoli: «adesso il rischio è il mito della legalità. Si è aperta la stagione della legalità e c’è chi ha scelto quella malleabile e sostenibile». Ma «la legalità dell’informazione è un principio autentico, serio: significa rispondere a quanto afferma l’articolo 21 della Costituzione». Quindi, «bisogna distinguere per non confondere», fare attenzione a come si danno le notizie, altrimenti diventa tutto uguale: «nessuno vuole mettere bavagli o silenziatori alla stampa, però ci sono delle responsabilità, bisogna stare attenti a come si veicola l’informazione, perché deve far emergere anche le cose belle, importanti, positive e dare dignità, speranza, aiutare a prendere coscienza. Le cose false, la manipolazione della verità, le distorsioni non vanno bene».
Purtroppo, «oggi, ci sono strumenti di informazione partecipati dalla criminalità organizzata» e allora «siamo chiamati tutti a fare la nostra parte, perché mafia e corruzione sono i veri parassiti di un sistema che distrugge la dignità e la libertà delle persone». C’è pure “la mafia delle parole” ma don Ciotti (che è giornalista pubblicista) non abbassa la guardia: «abbiamo una responsabilità immensa nell’uso delle parole. C’è un’etica del linguaggio, del modo di parlare per rispettare le persone».
Nel mondo dell’informazione sono importanti il pluralismo, la libertà, lo spirito di verità ma anche l’etica: «non voglio sentire parlare di etica della professione, ma di etica come professione, perché l’etica deve essere la base del nostro impegno, deve fare da sfondo ai nostri progetti, alle nostre scelte. Non è un obiettivo fra gli altri, è l’obiettivo più importante della nostra professione: è ciò che ci rende autentici, che chiama in causa l’integrità della nostra vita, le nostre responsabilità. Ricerca della verità, responsabilità e libertà sono inseparabili».
Purtroppo, «ci sono molti manipolatori della realtà, invece la gente ha bisogno di profondità, di verità, di conoscenza». È il “noi” che vince: «abbiamo bisogno reciproco gli uni degli altri. Dobbiamo fermarci, interrogarci, arricchirci vicendevolmente». Ognuno deve essere libero di esprimere la propria verità: «abbiamo bisogno di cittadini che abbiano più voce e partecipino liberamente ma anche di una “politica liberata” dai complotti e dalle cricche, che sia davvero al servizio del bene comune». Perché «due sono i valori della democrazia: la dignità umana e la giustizia. Ma occorre una terza gamba: la responsabilità, che dobbiamo chiedere soprattutto a noi stessi, e la corresponsabilità di tutti».
Franca Silvestri

ph Pasquale Spinelli

(18 maggio 2016)