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Romagnoli e informazione: monitoraggio 2024 con focus su social e disinformazione

“I romagnoli si informano regolarmente e prediligono i canali tradizionali, considerati più attendibili dei media digitali, dove si trova maggiore disinformazione. Le fake news sono sempre più difficili da individuare e l’intelligenza artificiale potrebbe deteriorare la qualità dell’informazione. È necessario creare una rete tra Istituzioni e professionisti della comunicazione”. In sintesi, questo emerge dalla prima rilevazione dell’Osservatorio sul rapporto tra romagnoli e informazione, presentata a Forlì il 29 maggio 2024 da Carlo Battistini e Roberto Albonetti (presidente e segretario generale della Camera di commercio della Romagna) insieme a Livio Gigliuto (presidente dell’Istituto Piepoli, a cui è stata affidata la ricerca).

L’indagine “è stata realizzata mediante interviste a un campione rappresentativo della popolazione residente nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, femmine e maschi dai 18 anni in su, segmentato per sesso ed età e provincia di residenza”. I dati raccolti evidenziano anche “una buona conoscenza (71%) e fiducia (62%) nell’attività e nei servizi della Camera di commercio della Romagna”.

Dall’analisi risulta che “i romagnoli si informano regolarmente; l’84% dichiara di farlo tutti i giorni, percentuale molto più alta della media nazionale che si ferma a circa i 2/3, come dichiarato dal presidente dell’istituto Piepoli, Livio Gigliuto. La percentuale sale all’87% per le donne, mentre per gli uomini è l’81%. La percentuale aumenta con l’aumentare dell’età, dal 66% per la fascia 18-24 anni all’88% sopra i 65 anni. Mentre è minima la differenza tra le due province: 85% in provincia di Forlì-Cesena e 84% in quella di Rimini”.

Quali sono i mezzi informativi prediletti? “I canali tradizionali (TV e giornali), sono quelli consultati principalmente per reperire le informazioni nel 44% dei casi (43% Forlì-Cesena e 46% Rimini), mentre il 39% dichiara di consultare allo stesso modo i canali tradizionali e digitali. Solo il 16% preferisce questi ultimi e la percentuale varia dal 29% per la fascia 18-24 anni al 7% per gli ultra 65enni”. La tendenza si registra poiché “le informazioni e le notizie divulgate sui media tradizionali sono ritenute più corrette e attendibili dal 65% degli intervistati; le percentuali variano dal 63% a Forlì-Cesena al 68% a Rimini, dal 62% per le donne al 68% per gli uomini e dall’80% per i 25-34enni al 60% per gli over 65 e al 53% per la fascia 18-24 anni”. Quindi, “solo il 38% degli intervistati ritiene corrette e attendibili le notizie divulgate attraverso i media digitali, mentre la metà li ritiene poco o per nulla attendibili”.

In dettaglio: “La principale fonte informativa è ancora la TV, con il 77% (76% FC e 79% RN; 73% donne e 81% uomini; 67% nella fascia 18-24 anni e 86% sopra i 65 anni). Internet è al secondo posto con il 35% (53% nella fascia 18-24 anni e 18% sopra i 65 anni). Giornali e riviste sono al 26%, le radio al 7% e il passaparola di parenti o amici al 4%”.

Come vengono rintracciate le news? “Per quanto riguarda le fonti online, la metà degli intervistati usa i motori di ricerca per reperire informazioni e notizie, mentre il 41% lo fa attraverso i social media, con una netta differenza tra donne (34%) e uomini (50%), leggermente maggiore di quella tra persone della fascia 18-24 anni (55%) e gli over 65 anni (41%). Il 38% si informa sui siti di news o app, e, in questo caso, la differenza tra 18-24enni e oltre 65enni è netta: 50% i primi e 32% i secondi”. Inoltre, “chi usa i social media per la ricerca di notizie e informazioni preferisce Facebook, usato dal 65%, prevalentemente nella fascia di età 35-44 anni (79%) e più dalle donne (69%) che dagli uomini (62%). Segue Instagram, usato dal 50%, più dagli uomini (57%) che dalle donne (40%), più dai giovani 18-24enni (83%) e meno dagli ultra 65enni (8%)”.

Quali sono i pareri sulla disinformazione? “Il 50% degli intervistati non ha mai creduto a una fake news e il 47% ritiene che siano più presenti sui canali digitali. La percentuale si alza nella fascia 18-24 anni (60%), dove solo il 9% crede che la disinformazione sia più presente sui canali tradizionali. L’82% ritiene che le fake news siano sempre più difficili da riconoscere, anche se oltre la metà (54%) pensa di avere le competenze necessarie per distinguerle dalle notizie vere. I giovani, 18-24 anni, sono forse più consapevoli e l’88% di essere d’accordo con l’affermazione che le fake news sono sempre più difficili da distinguere, mentre con l’alzarsi dell’età questa percentuale diminuisce e gli over 65 è del 76%”. Non solo: “per l’82% degli intervistati è necessario creare una rete tra Istituzioni e professionisti della comunicazione per diffondere la consapevolezza dei pericoli della disinformazione”.

E sull’intelligenza artificiale? “È conosciuta, almeno per sentito dire, per l’85% dei partecipanti, ma solo il 17% pensa che migliorerà la qualità dell’informazione mentre il 47% ritiene che potrebbe peggiorarla e il 36% che non avrà nessun effetto in termini di qualità”.

Il monitoraggio dell’Osservatorio prevede tre rilevazioni annuali a cadenza fissa, i restanti due saranno realizzati nei mesi di giugno e settembre 2024.
Report della prima indagine al link https://www.romagna.camcom.it/it/ufficio-relazioni-con-il-pubblico/osservatorio-informazione.

F.S.
(30 maggio 2024)