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UN PANDA ESTINTO. Saggio autobiografico di Vittorio Monti sul mestiere “leggendario” dell’inviato speciale

Si intitola UN PANDA ESTINTO. Il mestiere dell’inviato speciale il libro-memoria di Vittorio Monti pubblicato da Giraldi Editore. Una narrazione singolare che è al tempo stesso romanzo, autobiografia, saggio, dissertazione sulla professione giornalistica, pungolo per sondare i risvolti del “mestiere” ieri, oggi e domani.

«Vita da giornalista. Non tutte uguali. La mia così poco uguale alle altre. L’ho passata a scrivere articoli. Ben poche volte in redazione. In sostanza mai, almeno per i trent’anni e passa al Corriere della Sera. Strana condizione, quella di avere come casa il mondo, non via Solferino 28, Milano. Perciò sono sempre stato in soggezione, in quelle gloriose stanze al piano nobile, soprattutto nel fascinoso salone Albertini. Molto a mio agio, invece, quando da pastore errante vagabondavo per entrare nell’esistenza del prossimo sconosciuto, per raccontare vicende che hanno fatto cronaca o addirittura storia».

Inizia così il libro di Monti e in 140 pagine descrive in modo accurato e coinvolgente «Una vita da giornalista: che vuole dire una vita dentro mille altre. Il mestiere di raccontare il mondo prima dei social e del gsm. Un “inviato speciale” in missione non stop, dentro la cronaca di fatti e misfatti che ormai sono storia, esploratore del giornalismo eroico, quando i telefoni andavano a gettone. Viandante in una carovana di carta popolata di “firme” più che di volti, tipi strambi, a volte scapigliati e alternativi, ma sempre creativi e al servizio del lettore. Gente che lottava, anche con colpi bassi, per scrivere l’articolo vincente, ma soprattutto per trasmetterlo al giornale. Perché, prima dell’odierno tutti connessi, vigeva una regola ferrea: un mediocre resoconto in tempo utile è meglio della Divina Commedia in ritardo. Non un manuale di giornalismo, ma una lettura per capire che il mestiere di oggi deve ritrovare lo spirito del passato. Un lungo e sorprendente racconto, che comincia dal sogno di un bambino che a dieci anni decise di fare il giornalista. E di tutta la fatica per riuscirci. Da “abusivo” in redazione fino al premio Saint Vincent, il più ambito dalla categoria. Dalle piccole collaborazioni anonime ai grandi servizi come “inviato” del Corriere della Sera. Un album popolato da personaggi famosi della politica, del giornalismo e della cronaca, raccontati da una personalissima e sorprendente candid camera. Un percorso dentro la memoria emotiva, non ripescato dagli archivi, utile a chi vuole entrare nel pianeta comunicazione. Non bastano scuole e master per abitarlo: serve conoscere tecniche, strategie e perfino i trucchi del cronista spericolato e romantico, al tempo della vecchia lira. Ma anche confessioni a sorpresa di un collezionista di vite altrui, diventate a caro prezzo la sua. Non un manuale. Semmai un romanzo di in/formazione».

Un volume che stimola a ragionare sulla professione e sui molteplici aspetti del giornalismo fra passato, presente e futuro. A Bologna, il 25 maggio scorso, UN PANDA ESTINTO è stato motore dell’incontro “Un libro e i giornali: la sfida dell’Intelligenza Artificiale (AI)”. Insieme a Vittorio Monti ne hanno discusso Romano Prodi (“la grande politica”), Giovanna Cosenza (docente di Scienze della Comunicazione) e Silvestro Ramunno (presidente dell’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna), introdotti da Rosa Maria Amorevole (presidente del Quartiere Santo Stefano).

F.S.
(27 maggio 2023)