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Incisivo, “raro” docu-film sulla Flaminia militare fra storia, archeologia, memoria

È stato presentato il 22 maggio all’Antoniano di Bologna il documentario Due amici, una strada. La scoperta della Flaminia militare per la regia di Fabrizio Colliva. Una prima visione, introdotta dal giornalista Rai Giorgio Tonelli, alla presenza dei protagonisti Cesare Agostini e Franco Santi.

Il documentario dà conto della tenace, “vittoriosa” ricerca compiuta da Cesare Agostini e Franco Santi, due amici fraterni appassionati di storia e archeologia che in venti anni di lavoro volontario hanno riportato alla luce, scavando con badile e piccone, la “Flaminia Militare”. Un’antica strada romana transappenninica, costruita nel 187 a.C. dai Legionari del Console Caio Flaminio, il cui percorso ha ispirato la realizzazione negli anni Novanta del tracciato della Via degli Dei da Bologna a Fiesole-Firenze.
Attraverso il profilo e le “avventure” dei protagonisti, il filmato documenta le tappe di una lunga e partecipata ricerca fra storia, archeologia, memoria, intuizione. Racconta le vicende e gli intrecci “di un’amicizia fraterna che si consolida grazie a una sensazionale scoperta archeologica”.
Al termine della proiezione Cesare Agostini e Franco Santi hanno risposto alle domande degli spettatori e a tutti hanno fatto omaggio della loro ultima pubblicazione, edita nel 2019 per commemorare il 40°anniversario del primo rinvenimento del basolato della “Flaminia Militare”.

Questa la “trama” del film documentario: Franco e Cesare si conoscono da una vita: la loro è un’amicizia estiva a Castel dell’Alpi dove Franco vive e Cesare passa la villeggiatura nella casa di famiglia. I due amici non possono immaginare che una moneta, ritrovata più di quarant’anni fa da Franco in un crepaccio di una cava di arenaria, cambierà loro la vita.
Se c’è una moneta in una cava in mezzo alla fitta faggeta, allora forse è vero quello che i vecchi del paese tramandavano: sui monti fra Toscana ed Emilia passava una strada, anzi, “la strada” che portava a Roma. Per riempire le noiose giornate di agosto a Castel dell’Alpi e per sfida, Franco e Cesare iniziano una lunga e faticosa ricerca, da molti giudicata un po’ folle.
Due anni dopo, il 25 agosto del 1979, i loro semplici attrezzi si imbattono in un basolato con le pietre perfettamente allineate per una larghezza di otto piedi romani come prescrivevano le leggi delle XII Tavole: non può che essere la strada costruita da Caio Flaminio nel 187 a.C di cui parla Tito Livio nella storia di Roma!
Nei successivi vent’anni Franco e Cesare porteranno alla luce tratti in alterna continuità per 11 km a nord e a sud del Passo della Futa rintracciando di fatto l’intero itinerario della strada che collegava Bologna ad Arezzo.
Franco, artigiano-scultore, conosce i segreti del bosco e del mestiere di scalpellino e sa interpretare come pochi i sassi che via via riemergono dagli scavi; Cesare, avvocato, ritrova in quelle pietre la storia che aveva incontrato nei suoi studi classici, scrive e documenta i progressivi rinvenimenti archeologici contribuendo a divulgare quella scoperta non condivisa da una parte del mondo accademico. Questo binomio unico rende possibile prevedere quello che la montagna nasconde da secoli e dà senso a tutto quello che hanno ritrovato oltre la strada: una “mutatio” dei cavalli, tre castellieri liguri, sei fornaci da calce a Piana degli Ossi.
La Flaminia Militare ha ispirato il tracciato della moderna “Via degli Dei” ed è un patrimonio per tutti: attrazione turistica internazionale, teatro di iniziative naturalistiche, culturali, escursioni e gare sportive; raccontare questa storia è stato un privilegio, come lo è stato camminare sui basolati in compagnia degli scopritori, farci trascinare dal loro entusiasmo e riflettere su quelle pietre che esistevano prima di ogni altra cosa che oggi noi conosciamo.

F.S.
(22 maggio 2019)