Delibera attuativa sull’equo compenso: la “voce del SÌ” di Giovanni Rossi
La delibera è stata approvata dal governo, dall’Inpgi, dalla Fnsi e dalla Fieg. Nell’occasione la Fnsi (www.fnsi.it) ha sottoscritto accordi – che sono stati recepiti – con Aeranti-Corallo (imprenditori dell’emittenza radiotelevisiva di ambito locale) e Uspi (l’Unione della stampa
periodica).
Essa fissa minimi inderogabili, rapportandoli a un numero di prestazioni minimali su base mensile e annua, indicando così il perimetro di chi è dentro la professione, ma vale anche per coloro che non hanno un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa purché abbiano rapporti a carattere “economicamente dipendente e non sporadico”.
La delibera va giudicata anche in rapporto a ciò che prevede il Contratto di lavoro giornalistico per il lavoro autonomo e al sostegno alla stabilizzazione (cioè alle assunzioni) previsto dal decreto del governo relativo all’utilizzo del Fondo straordinario per l’editoria (circa 46 milioni per il 2014). Quest’ultimo prevede sgravi contributivi per un periodo determinato (36 mesi): del 100% per le assunzioni a tempo indeterminato e del 50% per i contratti a termine.
Gli editori hanno opposto una resistenza durissima, ma hanno dovuto accettare un principio che hanno rifiutato per decenni e cioè che anche il lavoro autonomo giornalistico va regolamentato e d’ora in avanti sarà per loro impossibile, a ogni rinnovo contrattuale, evitare di discutere aggiornamenti delle intese raggiunte.
Ora non sarà più possibile agli editori pagare 5 euro al massimo per ogni pezzo, magari pure corredato da foto. Come minimo si dovrà stare almeno tre volte al di sopra di questo livello economico e per la prima volta ci sono degli obblighi economici e sociali, cosa – ribadisco – rifiutata dagli editori per oltre 20 anni. Sino a oggi il collaboratore non contrattualizzato non aveva una retribuzione minima garantita, il che ha consentito collaborazioni da 1.5 – 2.5 – 3.00 – 5.00 euro quando non addirittura gratuite. E questo accadeva anche quando l’Ordine, ogni anno, definiva un tariffario sostanzialmente privo di efficacia.
Da ora in avanti il collaboratore avrà una retribuzione minima di 250 euro per un minimo di 12 collaborazioni mensili per i quotidiani. Sono previsti dei minimi anche per il web, le radio e le tv locali, i periodici, le agenzie di stampa. L’accordo contrattuale ha aggiunto alle tariffe l’assicurazione per gli infortuni gestita dall’Inpgi e la possibilità – finora negata – per il lavoratore autonomo di iscriversi al Fondo pensione complementare dei giornalisti italiani. Le parti – Fnsi e Fieg – si sono impegnate ad agire sul governo per ottenere la possibilità di iscrizione dei cococo alla Gestione principale dell’Inpgi allo scopo di poter definire forme di ammortizzazione sociale anche per queste figure di lavoratori, colpite, come e più delle altre, dalla gravissima crisi del settore. Gli editori hanno opposto una dura resistenza a pagare un profilo Casagit (l’assistenza sanitaria di categoria) anche per i lavoratori autonomi. Alla fine la Federazione della stampa ha ottenuto che di questa cosa si ridiscuta tra dieci mesi e ha messo sul piatto la disponibilità a utilizzare una quota della seconda rata degli aumenti contrattuali per consentire di attivare la Casagit per i collaboratori.
La precisa definizione delle caratteristiche del lavoro autonomo, definita con il “combinato disposto” tra delibera sull’equo compenso e accordo contrattuale, renderà sempre più difficile mascherare dei “redattori abusivi” attraverso l’utilizzo improprio del cococo.
Con la delibera il lavoro autonomo giornalistico non è più regolamentato solo dal codice civile, cosa che, finora, ha lasciato mani libere agli editori, ma da una specifica norma che potrà essere migliorata negli anni.
Con l’intesa contrattuale il lavoro autonomo entra stabilmente nelle relazioni sindacali e viene riconosciuto come parte dei temi che vanno discussi a ogni rinnovo contrattuale.
Giovanni Rossi – presidente Fnsi
(30 giugno 2014)