Se Mira, se Kim: un romanzo fantasioso e “ucronico” del giornalista Andrea Marsiletti. Originale, improbabile, accattivante “fantasia realistica” dove il vero e il verosimile tendono a mescolarsi (e si mescolano)
Se Mira, se Kim… e l’Italia divenne un fedele alleato della Corea del Nord. È questa l’originale e insolita tesi del romanzo “ucronico” scritto dal collega parmense Andrea Marsiletti. Ma cos’è un romanzo “ucronico”? Un racconto fantastico che immagina una storia alternativa, che avrebbe potuto aver luogo qualora determinati fatti si fossero svolti in modo differente da come in realtà sono accaduti. L’esempio più banale che si può fare: ipotizzare che una guerra sia stata vinta da chi, in realtà, è stato sconfitto.
Andrea Marsiletti, classe 1971, da Parma, giornalista pubblicista (dirige da molti anni un sito d’informazione), si è esercitato nella ucronia affrontando un tema di estrema attualità: il ruolo della Corea del Nord o, meglio, per essere precisi, della Repubblica Democratica Popolare di Corea e del suo leader, Kim Jong Un. Se Mira, se Kim è il titolo del singolare volume pubblicato da Bloom Editore.
In realtà, la sua fantasia Marsiletti la esercita in modo particolare sulla storia italiana ipotizzando che l’attentato a Palmiro Togliatti nell’immediato dopoguerra fosse andato a buon fine causando la morte del segretario generale del PCI, ma col risultato non già di indebolire il Partito comunista italiano, ma di far prevalere in esso l’ala stalinista, guidata da Pietro Secchia, il quale, anziché scoraggiare i tentativi insurrezionali, li avrebbe incoraggiati causando una vera e propria rivoluzione trasformando l’Italia in una Repubblica socialista che oggi sarebbe una fedele alleata della Corea del Nord.
Su questa storia universale alternativa alla realtà si innesta quella personale di una giovane militante di Parma (città che l’autore ipotizza essere strategica nei moti rivoluzionari) innamorata di un giovane funzionario dell’ambasciata nordcoreana, appunto la Mira ed il Kim del titolo (che non è, quindi, il leader nordcoreano che, comunque, avrà un ruolo nel racconto).
Marsiletti esercita una sorta di “fantasia realistica” perché dimostra di essere competente e ben informato su ciò di cui scrive, dimostrando di sapere ben esercitare il genere letterario “ucronico” nel quale il vero ed il verosimile tendono a mescolarsi. Sa persino cos’è la Transnistria, un’autoproclamata Repubblica – pressoché priva di riconoscimenti internazionali – staccatasi dalla Moldavia e che non ha, di fatto, riconosciuto la fine dell’URSS. Non è da molti conoscerla, neppure tra chi si occupa o scrive di politica internazionale, ed è realtà in piena Europa non fantasia ucronica.
Attraverso i capitoli di questo romanzo si ripercorrono le vicende del comunismo, delle diverse facce che quell’esperienza storica ha avuto (c’è perfino un’immaginaria intervista al cambogiano Pol Pot), delle sue deviazioni e contraddizioni e di ciò che ne resta nel mondo di oggi, ma leggendolo ci si rende conto anche di quanti errori abbia compiuto l’Europa nei rapporti e nelle vicende internazionali come è accaduto, ad esempio, nello sciagurato caso libico e non solo in quello.
Nel libro di Andrea Marsiletti vi sono molte cose che fanno l’occhiolino alla realtà: come, ad esempio, un personaggio che è una sorta di rottamatore trozkista che critica il regime diretto da “vecchi” instauratosi in Italia (se il riferimento è a Matteo Renzi, qui la fantasia si è dimostrata esagerata: un Renzi comunista!). Però sconfitto, come nella realtà. E di nuovo il reale si mescola all’immaginario.
Giovanni Rossi
(27 luglio 2018)