Approvato il regolamento dell’Agcom contro i discorsi di odio a cui ha collaborato l’Ordine dei Giornalisti. Non ci si può rassegnare al progressivo imbarbarimento dei toni
“Anche se bruciano le sedi della polizia il decreto per cacciarli non è urgente”.
“Paghiamo 25 milioni ogni anno per non espellere i clandestini”.
“Meno migranti, meno reati: ecco i numeri”.
“Rom favoriti per le case popolari”.
“Il giudice decide: prima gli immigrati”.
Sono alcuni dei titoli comparsi a maggio sulla prima pagina de La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. Non è un caso se lo stesso giornale si è scagliato contro il recente regolamento approvato dall’Agcom, diffondendo, giacché c’era, una bufala: ovvero che vogliono chiudere La Verità.
Il regolamento tanto indigesto a Belpietro&co. e a cui ha collaborato l’Ordine dei Giornalisti, si chiama “Disposizioni in materia di rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech”. Concetti che dovrebbero essere scontati, e invece oggi più che mai si assiste a un progressivo imbarbarimento dei toni a cui non ci si può rassegnare. E a La Verità, che purtroppo è in buona compagnia, non va giù che qualcuno abbia da ridire su chi, come scrive lo stesso quotidiano, “critica islamici, rom, trans e migranti”. Ma il diritto di critica rivendicato non ha nulla a che vedere col rispetto della dignità umana, di cui – se ne facciano una ragione – islamici, rom, trans e migranti non sono “portatori di serie B”.
Attraverso il regolamento, si legge, l’Agcom “intende fornire un quadro più definito di norme finalizzate al contrasto alle espressioni d’odio, secondo i principi delle normative italiane ed europee in materia volti a contrastare forme di discriminazione basate sulla costruzione e diffusione di stereotipi, nonché di generalizzazioni decontestualizzate di singoli episodi di cronaca che ledono la dignità di singole persone”. A questi principi devono adeguarsi anche i programmi di intrattenimento “per assicurare il rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e contrasto alle espressioni di odio”. Chi non rispetta questi principi sarà sottoposto a procedure sanzionatorie. Nessuna chiusura di testate e nessun bavaglio, insomma.
L’Osservatorio ritiene che le Carte deontologiche a cui i giornalisti devono attenersi dovrebbero essere sufficienti per evitare l’accanimento nei confronti di determinate categorie, prese di mira per la nazionalità (premesso che lo straniero NON E’ UNA NAZIONALITÀ e qualunque ragionamento che parte dall’assunto contrario è fuorviante), la fede professata, il genere o l’orientamento sessuale. Ma non può che accogliere con favore uno strumento che rafforza il concetto e che allarga questa battaglia contro una deriva che danneggia l’informazione e soprattutto chi ne fruisce.
Di seguito i link al regolamento e al video della campagna di sensibilizzazione di Agcom contro i discorsi di odio nei media:
REGOLAMENTO
VIDEO
Emilia Vitulano
Responsabile dell’Osservatorio sulla professione
Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna
(31 maggio 2019)