Addio Pier Paolo Mendogni, giornalista gentiluomo con l’arte nel cuore
“Uomo di raffinata cultura, signorile sobrietà e pacata saggezza”. Le parole di Paolo Pernigotti, a lungo responsabile delle pagine culturali della Gazzetta di Parma, ben tratteggiano la figura di Pier Paolo Mendogni, già condirettore del giornale più antico d’Italia, scomparso all’età di 84 anni.
Capace di reggere una dotta conversazione sulla duchessa Maria Luigia o sul Manierismo con illustri docenti universitari, si rapportava serenamente anche con collaboratori alle prime armi, spiegando e, se del caso, correggendo. Ma sempre con la grande serenità che lo ha contraddistinto e che, in un ambiente di per sé febbrile come quello di un quotidiano, è merce tanto rara quanto preziosa. Autorevole, ma mai autoritario, anche nei momenti più concitati, quando i minuti valgono oro, si faceva intendere con la ragione e non con il tono della voce.
Iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1962, “Pippo”, come era affettuosamente chiamato, aveva lavorato a lungo alla redazione di Parma del Resto del Carlino, dove aveva iniziato a scrivere di avvenimenti sportivi quando aveva appena 16 anni. Assunto come redattore subito dopo la laurea in giurisprudenza, fu più volte chiamato a Bologna dall’allora direttore del Carlino, Giovanni Spadolini che gli fece fare l’inviato anche sui campi della serie A. Vice di Italo Cucci, rimase al Carlino fino al 1977, quando Baldassarre Molossi, storico direttore della Gazzetta, lo convinse a cambiare squadra. Nel giornale della sua città, della quale conosceva ogni aspetto e ogni equilibrio, è stato prima capocronista, sempre attento all’andamento della vita politica locale, poi caporedattore e vicedirettore, quindi condirettore sotto la direzione di Bruno Rossi. Nel 1980, quando il gruppo acquistò Tv Parma, fu distaccato alla televisione con l’incarico di organizzare il telegiornale, che ancora non si faceva, e di dirigere i servizi giornalistici.
“Con la sua pacata autorevolezza – ha ricordato il collega della Gazzetta Gianluca Zurlini – sapeva cavare fuori il meglio da tutti”. Mentre il vicecaporedattore Francesco Monaco si rammenta di Mendogni “gentiluomo in redazione”. Perché i giudizi su “Pippo, che aveva la cronaca nel sangue e l’arte nel cuore”, come ha titolato la Gazzetta di Parma, sono unanimi. Lo ha sottolineato anche l’attuale direttore, Claudio Rinaldi, per il quale “senza il nostro Pippo, sarà una Gazzetta più povera, una città più povera”.
Mendogni è stato anche direttore della rivista Aurea Parma dal 1998 al 2015. Dal 1999 al 2004 nel consiglio d’amministrazione del Museo Bodoniano, ha fatto parte della commissione toponomastica del Comune di Parma ed è stato consulente del Museo Bocchi e membro del comitato scientifico di Mup Editore. Autore di pregevoli libri d’arte, ha scritto anche un importante saggio dedicato al Correggio e al Parmigianino per il catalogo della mostra (ancora in corso) sui 285 anni della Gazzetta, e continuato a visitare e recensire mostre fino a pochi giorni prima della morte. Ha regalato oltre 1.500 libri d’arte alla Biblioteca Palatina di Parma. Lascia la moglie Gabriella e le figlie Francesca e Paola.
Paolo M. Amadasi
(3 marzo 2020)