Un DAE a protezione del cuore dei giornalisti. Resoconto del Segretario OdG Antonio Boschi
I colleghi che da Natale ad oggi sono passati nei nostri uffici, o in quelli dell’Aser in Strada Maggiore 6, l’avranno già notato appeso sulla parete del pianerottolo. Si tratta di un defibrillatore semiautomatico, un preziosissimo strumento salva vita. In pratica un regalo che ci siamo voluti fare, o meglio che abbiamo voluto fare a tutti i giornalisti che transiteranno in zona.
Abbiamo deciso di parlare solo oggi del nostro DAE (defibrillatore automatico esterno) perché proprio in questi giorni sta per diventare legge la completa liberalizzazione di questi strumenti. Apparecchi che chiunque potrà utilizzare anche senza aver frequentato un corso (che comunque resta consigliato e che i nostri impiegati presto seguiranno).
In altre parole, il defibrillatore diventa accessibile a tutti come un estintore in grado di “spegnere”, in questo caso, un arresto cardiaco. Una espressione che rende perfettamente l’idea della potenzialità del DAE. Il paragone con l’estintore è caro a Daniela Aschieri, cardiologa piacentina, che 22 anni fa lanciò a livello nazionale “Progetto vita” per la diffusione dell’uso dei defibrillatori.
Oggi Piacenza, la città dove è partito il progetto, è il capoluogo più cardioprotetto d’Europa con 1000 defibrillatori dislocati sul territorio provinciale (uno ogni 300 abitanti). In alcuni quartieri sono già stati introdotti inoltre i defibrillatori condominiali. Numeri che hanno di fatto triplicato nel Piacentino la sopravvivenza da arresto cardiaco con più di cento vite salvate.
Ma non c’è solo Piacenza.
L’Emilia-Romagna è una delle regioni che da subito ha risposto a questa iniziativa, tanto che oggi le centrali del 118 hanno recepito la modalità di attivazione del codice blu che segnala appunto un problema cardiaco. Una codifica che permette all’operatore di attivare le sedi con defibrillatore in caso di arresto cardiaco. L’ultimo traguardo è l’app “Dae responder” gratuita, messa a diposizione della Regione Emilia-Romagna sulla quale arrivano gli allarmi cardiaci e da parte delle centrali del 118. In questo modo il cittadino può anticipare il soccorso grazie a una mappa che segnala dove ci sono i defibrillatori.
Ma il vero punto di forza di questa “valigetta salvavita” è che chiunque la può aprire senza rischio di “danni collaterali” perché il defibrillatore eroga la scarica solo se riconosce che c’è una fibrillazione ventricolare in atto (l’aritmia che causa un arresto cardiaco nell’80 per cento dei casi).
Come è noto, dal 2012 i defibrillatori sono obbligatori in tutti gli impianti sportivi e anche questo è un risultato della tenace cardiologa che ricorda gli stimoli che la spinsero a giocare questa partita: “Da una parte c’è il prof. Alessandro Capucci che 22 anni fa ebbe l’idea iniziale e poi il ricordo di mio padre che ebbe un arresto cardiaco quando avevo 15 anni, si salvò perché era in ospedale, se fosse stato a casa sarebbe morto”.
Il prossimo passo di “Progetto vita” è ambizioso e mira a insegnare l’uso del defibrillatore ai bambini che diventeranno poi ambasciatori nelle famiglie della lotta contro la cosiddetta “morte improvvisa”.
Noi invece, siamo solo giornalisti, per cui ci accontentiamo, dopo gli scongiuri del caso, di sorridere al nostro DAE, augurando ovviamente a tutti di non averne mai bisogno. Anche se ci conforta sapere che c’è.
Antonio Boschi
Segretario del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna
ph Adriana Tuzzo
(10 luglio 2020)