Inaugurazione della lapide a ricordo di Ezio Cesarini nella sede del Master in giornalismo
Giovedì 22 ottobre 2020, alle ore 10.30, nella sede del Master in giornalismo dell’Università di Bologna (Piazzetta Morandi, 2 – nel complesso di Santa Cristina della Fondazza – Bologna) avrà luogo l’inaugurazione della lapide che ricorda Ezio Cesarini, giornalista de “il Resto del Carlino”, fucilato dai fascisti il 27 gennaio del 1944.
La lapide, donata dall’azienda editrice del “Carlino”, dopo che questa era stata recuperata dopo decenni di oblio, è stata messa a dimora per iniziativa del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna proprio all’ingresso esterno dell’edificio che ospita il Master.
Interverranno:
Claudio Santini, Presidente del Consiglio di disciplina territoriale dell’Ordine dei giornalisti, che alla figura di Ezio Cesarini ha dedicato un’attenta ricerca di cui dovrebbero essere pronte le prime copie proprio in occasione della cerimonia;
Matteo Naccari, Presidente dell’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna. Fu proprio l’Associazione stampa che volle tale ricordo nell’immediato dopoguerra quando fu collocata nell’ingresso della sede del quotidiano bolognese;
Michele Brambilla, Direttore de “il Resto del Carlino”;
Alessandro Serrau, Direttore del Personale della Poligrafici Editoriale editrice de “il Resto del Carlino”;
Fulvio Cammarano, Direttore del Master in Giornalismo di UNIBO.
La messa a dimora della lapide nella sede del Master vuole essere la sottolineatura del legame tra le generazioni del giornalismo ed un modo per ribadire l’impegno dei giornalisti, in particolare quelli delle nuove generazioni, a difesa della libertà di stampa e del diritto dei cittadini ad essere informati.
Chi era Ezio Cesarini
Un giornalista eroe che sacrificò la vita per tener fede al suo ideale di professionista senza paura anche di fronte al plotone di esecuzione fascista che pose fine alla sua ancor giovane vita. Parliamo di Ezio Cesarini.
Giornalista de “il Resto del Carlino” fu fucilato dai fascisti nel gennaio 1944 al Poligono di via Agucchi a Bologna come “concorrente morale” (poiché in carcere) nell’uccisione di Eugenio Facchini, federale repubblichino di Bologna. È stato riconosciuto partigiano nella brigata “Matteotti Città”, ha ricevuto la medaglia d’argento al valor militare e, a guerra finita, il suo corpo è stato sepolto nel Sacrario dei martiri della Resistenza alla Certosa di Bologna.
È stato anche fedele testimone del suo tempo e ha dimostrato come i giornalisti debbano restare sempre con la schiena dritta anche a costo del sacrificio della propria vita.
Il Comune di Bologna ha intitolato a suo nome una strada nel Quartiere Navile e l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna gli ha dedicato la sala delle conferenze nella sede di Strada Maggiore, 6. L’ ASEM (allora Associazione Stampa Emilia Marche) ha fatto allestire in suo onore una lapide che è stata recentemente ritrovata ed esposta nel contesto della nuova struttura che ospita gli allievi aspiranti giornalisti.
Su impulso dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna Il Consiglio regionale, presieduto da Giovanni Rossi, ha deciso di ripercorrere storicamente la sua vita per farla conoscere ai giovani che intraprendono la professione e a tutti i cittadini amanti della libertà. È stato fatto un al lavoro di ricerca (affidato a Claudio Santini) che ha portato alla luce documenti inediti (come il fascicolo sul giornalista eroe, conservato, ma mai analizzato, negli archivi storici dell’OdG in Strada Maggiore, a Bologna) e i documenti conservati all’Istituto Ferruccio Parri, sempre a Bologna). Sono stati, infine, intervistati i parenti che, per la prima volta, hanno raccontato i loro ricordi e hanno mostrato documenti, foto, ritagli di giornali finora mai resi pubblici.
ph Adriana Tuzzo
(17 ottobre 2020)