21 aprile 2021: anniversario della liberazione di Bologna e trasmissione su Ezio Cesarini
Per ricordare la ritrovata libertà del popolo bolognese e il collega vittima del nazifascismo, mercoledì 21 aprile, alle ore 17.30, sul canale 7Gold Emilia-Romagna (e in replica venerdì 23 aprile, alle ore 20, su Rete8) va in onda una trasmissione completamente dedicata al giornalista-eroe, che è al centro anche del tuo recente libro Ezio Cesarini – Italiano Antifascista Giornalista. Come mai dalla pagina scritta sei passato al medium televisivo?
«Oltre al libro da me scritto ed edito da Minerva, la storia di Ezio Cesarini ha avuto – come annunciato – uno sviluppo anche televisivo. Il progetto ha ricevuto concretezza grazie all’intervento della produzione Calamai Stars, che ha realizzato cinque puntate televisive sulla storia di Bologna dal 1500 agli anni ‘60 del Novecento. La trasmissione conclusiva (in onda il prossimo 21 aprile, appunto) è dedicata interamente alla vita di Ezio Cesarini, con particolare riferimento agli incontri che ha avuto con i personaggi più importanti del suo tempo».
Nella trasmissione ricordi quel 21 aprile di 76 anni fa quando Bologna fu liberata dalle truppe alleate. Cosa puoi raccontare?
«Le mie ricerche storiche (perché allora risiedevo a Ravenna) mi permettono di rievocare che alle prime ore della mattina le unità del Secondo Corpo Polacco, dell’ottava armata britannica, della divisione USA 91° e 34°, i gruppi di combattimento Legnano, Friuli e Folgore e la brigata partigiana Maiella entrano a Bologna da Porta Maggiore (Mazzini) senza sparare un colpo. Infatti, la notte precedente i tedeschi e i fascisti avevano abbandonato la città su ordine del generale Von Senger. Successivamente, sempre in mattinata, arrivano anche i bersaglieri del battaglione Goito che sfilano per via Rizzoli acclamati dalla folla che si è radunata. Nel pomeriggio infine entrano in città le brigate partigiane Giustizia e Libertà di Montagna e la Settima Modena. Gruppi di donne cominciano a deporre e ad affiggere foto sul muro esterno di Piazza Nettuno perché in quel luogo i fascisti avevano istituito il cosiddetto “posto di ristoro del Partigiani”, dove i patrioti antifascisti, catturati e torturati, venivano finiti a fucilate. Nasce così il sacrario dei Caduti di piazza Nettuno, a fianco della Sala Borsa».
E poi?
«A Palazzo d’Accursio si insediano le autorità designate dal CLN e precisamente il sindaco Giuseppe Dozza e il prefetto Gianguido Borghese che incontrano i Liberatori unitamente all’Arcivescovo-Cardinale Nasalli Rocca. In Piazza Maggiore, allora Vittorio Emanuele II, si radunano cittadini, partigiani, soldati alleati con bandiere tricolori e fiori. La festa è tuttavia turbata dal ritrovamento dei cadaveri di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli, catturati la sera prima in piazza Trento e Trieste e trucidati – in circostanze per alcuni “oscure” – e abbandonati ai Prati di Caprara, fuori Saffi».
Ma come si apprende della liberazione di Bologna?
«La notizia della liberazione di Bologna è data alle stampe dal Corriere dell’Emilia che ha preso il posto dell’epurato Resto del Carlino. L’annuncio per radio viene dato invece da Enzo Biagi – entrato con gli alleati a Bologna – dai microfoni di “Radio Bologna Libera”. La liberazione di Bologna dà inizio anche al Ricordo di Ezio Cesarini, ucciso per rappresaglia il 27 gennaio del 1944. Nel 1947 – in occasione del terzo anniversario della fucilazione – il Fronte della Resistenza di Roma comunica alla famiglia la decisione di attribuirgli la medaglia d’argento al Valor Militare. Poi il Comune di Bologna gli intitola una strada e il suo corpo viene inumato nel Sacrario dei Caduti Partigiani alla Certosa di Bologna. Infine, l’Associazione Stampa dell’Emilia-Romagna-Marche gli dedica una lapide celebrativa che commissiona al ceramista-scultore Angelo Biancini (del quale proprio in questi giorni – il 24 aprile – ricorre il 110° anniversario della nascita)».
Una lapide che ha avuto diverse collocazioni, anche recenti?
«All’inizio la lapide-ricordo venne posta all’ingresso del Resto del Carlino in via Gramsci a Bologna, che poi, nel 1969, si è spostato nello Stabilimento di Via Mattei. Rimossa, per lasciare posto al ricordo di Attilio Monti, la lapide è stata recentemente ritrovata e trasferita nel complesso di Piazzetta Morandi, alla “Fondazza”, dove ha sede il Master in Giornalismo dell’Università di Bologna. Va ricordato che anche la sala conferenza dell’Ordine regionale dei Giornalisti è intitolata ad Ezio Cesarini al quale, nei mesi scorsi, ho dedicato il libro pubblicato dall’Editrice Minerva».
Cosa puoi dire in conclusione e per rilanciare un patrimonio di memoria che non deve essere smarrito?
«Prima di tutto che la liberazione di Bologna consentì il ripristino della libertà di stampa soppressa dal regime fascista. E questo anche in virtù del sacrificio dei tantissimi caduti per il ritorno della Libertà, fra i quali appunto Ezio Cesarini il cui nome, non a caso, figura nel Sacrario dei Caduti alla Certosa di Bologna e, sia pure con un piccolo errore nella grafia (Casarini invece che Cesarini), nel Sacrario di Piazza Nettuno. Quindi, la lapide voluta dall’Associazione Stampa di Bologna (ASEM nell’immediato dopoguerra, con una “M” in più rispetto ad oggi perché comprendeva anche le Marche) è stata recentemente posta nel Complesso del Master in Giornalismo perché possa indicare ai giovani che intendono avviarsi alla professione giornalistica che la “missione” che intendono intraprendere non è una “passeggiata”, ma un impegno morale ed etico che può portare anche al sacrificio della vita come testimoniano i tantissimi colleghi che figurano nel triste elenco dei Martiri per la difesa del bene prezioso della Libertà di Stampa. Così, il prossimo 3 maggio, alla “stampa libera” sarà dedicata (sempre nel cortile del Master) una Panchina come recentemente già avvenuto in altre località italiane. La Cerimonia comincerà alle 9.30 con presenze contingentate se Bologna, nel frattempo, non sarà diventata Zona Gialla».
Franca Silvestri
(25 aprile 2021)