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VOLARE LONTANO. Suggestivo percorso d’arte fra i dipinti di Andrea Louis Ballardini nel centenario della morte di Franz Kafka: scrittore, poeta e articolista. Expo al Museo Ebraico di Bologna fino all’1 settembre 2024

Franz Kafka è un autore “senza tempo”: letterato, poeta, narratore dell’ineffabile e pure articolista. Lo testimonia VOLARE LONTANO, la mostra del pittore Andrea Louis Ballardini allestita fino all’1 settembre 2024 al Museo Ebraico di Bologna (via Valdonica, 1/5).
A cent’anni dalla morte dello scrittore boemo (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924), Ballardini – praghese di nascita ma con radici italiane e francesi per parte di madre – disegna “un percorso pittorico e sentimentale” attraverso alcuni luoghi frequentati da Kafka, “rivisti come attraverso i suoi occhi cercando di coglierne l’intima atmosfera e l’essenzialità delle forme”.
Fra questi luoghi c’è Brescia. Il pannello che accompagna il dipinto Una giornata particolare precisa: «Durante il suo primo viaggio in Italia, nel settembre 1909, Franz Kafka con i fratelli Max e Otto Brod fu spettatore del primo Circuito aereo internazionale di Brescia – Montichiari, un evento sportivo e mondano di eccezionale importanza per lo sviluppo dell’aeronautica mondiale che fece confluire sul campo di volo pionieri dell’aviazione americani, francesi e italiani e migliaia di spettatori. Tra le varie personalità erano presenti anche Gabriele D’Annunzio e Giacomo Puccini».

2023, A. L. Ballardini, Una giornata particolare, olio su tela, 70×100 cm

Un evento di cui Kafka fa un resoconto minuzioso: un lungo articolo in tedesco, pubblicato dal quotidiano Bohemia, nell’edizione mattutina del 29 settembre 1909, col titolo Die Aeroplane in Brescia (Gli aeroplani a Brescia). Una notizia di costume dove descrive, con toni appassionati da cronista, le dinamiche del raduno sportivo ma anche peculiarità e attributi grotteschi delle figure illustri presenti: «…Gabriele D’Annunzio, piccolo e debole, sgambetta apparentemente timido davanti al conte Oldofredi, una delle persone più importanti del comitato. Dalla tribuna sporge oltre il parapetto il volto energico di Puccini con un naso che si potrebbe definire da bevitore. …Di nuovo si dà una spinta all’elica, meglio forse di prima, forse anche no; il motore si mette in moto con fracasso, quasi fosse un altro; quattro uomini trattengono l’apparecchio e nella bonaccia tutt’intorno la corrente suscitata dall’elica attraversa a ventate i camiciotti di questi uomini. Non si ode una parola, chi comanda è il rumore dell’elica, otto mani lasciano andare l’apparecchio che scorre a lungo sulle zolle come una persona maldestra su un pavimento cerato».

Edizione mattutina di Bohemia del 29 settembre 1909 con l’articolo di Kafka Die Aeroplane in Brescia (Gli aeroplani a Brescia)

Quello di Brescia non è l’unico approdo in terra italiana. Come si legge nel pannello che affianca il dipinto Grüsse aus Italien (Saluti dall’Italia): «Quattro furono i viaggi di Franz Kafka in Italia in diverse stagioni della sua vita. I primi due (1909 e 1911) furono per il piacere del viaggio, per alimentare curiosità e immaginazione, gli ultimi due (1913 e 1920) riflettevano già la necessità di curare una salute malferma e minata dalla tubercolosi. Kafka conobbe il Lago di Garda e le sue cittadine, visitò Brescia, Milano, i laghi lombardi, soggiornò brevemente a Venezia e Verona venendo da Trieste, provò a curare i suoi polmoni a Merano». Non solo: «Nei suoi appunti di diario di inizio settembre 1911 troviamo come possibili mete menzionate anche Genova, Rimini e tralasciando Milano l’idea di “viaggiare da città in città fino a Bologna” (Diario, 4. 9. 1911). Rimini, Bologna… in quelle settimane il Resto del Carlino stava organizzando ai Prati di Caprara un “Grande raid aereo franco-italiano” sul percorso Bologna-Venezia-Rimini-Bologna. Ne parlavano tutti i maggiori giornali italiani e forse Kafka ne ebbe notizia sul Corriere della Sera mentre stava a Milano con l’amico Max Brod. L’evento poteva interessarlo vista la sua partecipazione come spettatore due anni prima al circuito aereo di Brescia. Ma di quel viaggio non si fece nulla perché Franz e Max lasciarono l’Italia per Parigi».

2024, A. L. Ballardini, Grusse aus Italien, acrilico su tela, 70×100 cm

Immagini, sguardi, frammenti di cultura e di vita si intrecciano nel percorso d’arte creato da Andrea Louis Ballardini sulle orme di Franz Kafka. Intersezioni, similitudini, tragitti di vita paralleli di due giovani praghesi: «Kafka è dentro di me da sempre ed è l’immagine dell’individuo che si trova a convivere con una società opaca, nemica della persona e della sua libertà, inaccessibile, incomprensibile», sottolinea Ballardini. Le sue prime opere di ispirazione kafkiana risalgono all’epoca in cui frequentava l’Accademia di Belle Arti a Praga: «avevo fatto una serie di acquerelli del Ponte Carlo e del quartiere di Malá Strana, ripercorrendo un po’ le vie frequentate da Franz Kafka. Dipingere quei luoghi per me era naturale, perché lui era un ragazzo di Praga, quindi giravamo negli stessi posti. I luoghi che lui ha vissuto, conosciuto, li ho vissuti, conosciuti anch’io. E il suo sentirsi praghese a tutti gli effetti ma comunque un po’ straniero è un sentimento che anch’io ho provato, perché sono nato a Praga però mi sono sempre sentito ospite. Io e la mia famiglia abbiamo vissuto la Cecoslovacchia ben ambientati, ma con la valigia nella testa. Questo è un fil rouge che mi lega a Kafka».

I dipinti di Ballardini raccontano un Kafka insolito, solare, lieve, che fa “volare lontano”. «Ho deciso di raffigurare il Kafka umano, slegato dalla figura triste dello scrittore dell’alienazione, del Processo, del Castello: il Kafka “normale”, nella sua vita quotidiana, nei suoi viaggi attraverso la Boemia e l’Italia. La mostra è il mio dialogo con lui, che avrebbe potuto essere un mio amico a Praga». L’expo è volutamente essenziale, rigoroso, misurato. Le tele non sono incorniciate, ma racchiuse fra asticelle di legno chiaro, semplici, neutre: «l’apertura è pulita per permettere al visitatore di entrare nel quadro, per vivere quello che c’è dentro». Ma è essenziale anche perché – attraverso il percorso esistenziale di Kafka – rivela l’essenza, l’anima, il quid artistico, la cifra stilistica di Ballardini, che si definisce un “pittore di storie”. Nelle sue opere «per scelta, è maggiore la componente intellegibile, che parte dalla tradizione della pittura figurativa, realista» però «cercando di creare degli insiemi poetici». Anche perché «come ci insegna Kafka, la realtà non è comprensibile, non riusciamo mai ad acciuffarla». E, al di là della cifra stilistica, «la pittura, le arti figurative devono aiutare l’essere umano a elevarsi un po’ al di sopra delle contingenze del quotidiano». Poesia e memoria: «Se riusciamo a stupirci, a estasiarci davanti a un’opera d’arte di qualsiasi epoca, significa che c’è un fil rouge che unisce tutta l’Arte. Come diceva Flaubert, “non sono le perle che fanno la collana, ma è il filo”. Allora, il pittore, l’artista di oggi deve lavorare sul filo, deve scegliere sul filo, deve rimanere dentro un filo. E questo filo è la memoria».

2024, A. L. Ballardini, Suite praghese (Mattina d’aprile nel parco del Belvedere), acrilico su tela, 30×30 cm

Andrea Louis Ballardini è nato a Praga per una casualità della vita. Suo padre (originario di Faenza, insegnante all’Accademia di Belle Arti di Praga) e sua madre (francese, attiva in una organizzazione mondiale dei sindacati) erano esuli politici nella Cecoslovacchia dei primi anni sessanta. Ballardini (classe 1960) è cresciuto e ha studiato a Praga, dove ha frequentato anche il corso di Pittura e Restauro all’Accademia di Belle Arti. Con la famiglia è “tornato” in Italia all’inizio degli anni ’80. È uno dei fondatori dell’Associazione culturale italo-ceca Lucerna di Bologna, città in cui vive e lavora dal 1982. È pittore, consulente d’arte e restauratore, illustratore di prosa e poesia, scenografo. Collabora col Teatro del Baraccano, dove ha preparato le tempere per i fondali dello spettacolo Kafka: lettere a Milena (che sarà riproposto con un nuovo allestimento, nuovi attori e particolari dei recenti quadri dell’artista il giorno di chiusura della mostra al MEB).

Altre info nel sito del Museo Ebraico di Bologna.
L’esposizione (corredata da un video sulla vita di Franz Kafka) si può visitare negli orari di apertura del MEB:
domenica – lunedì – mercoledì dalle ore 10 alle 18;
martedì – giovedì dalle ore 10 alle 19.30;
venerdì dalle ore 10 alle 16 (ultimo ingresso 45 minuti prima dell’orario di chiusura);
chiuso sabato e festività ebraiche.

Franca Silvestri
(26 giugno 2024)