Il bilancio del 2015 con lo sguardo rivolto al futuro
Ci sono nomi che entrano nell’immaginario collettivo e fissano il tempo più delle date. Uno di questi è Charlie Hebdo. Il 2015 si disvelò proprio in quel tragico 7 gennaio, in cui Parigi subì il primo sconvolgente attacco della sua storia recente. Oltre a colpire delle vite umane, quell’attacco colpì uno dei pilastri della nostra civiltà, vale a dire la libertà di informazione e di pensiero.
All’indomani di quei tragici fatti anche noi giornalisti ci siamo posti degli interrogativi, in qualche modo paralleli alla sottile linea rossa che regola il rapporto tra la libertà di stampa e il senso di responsabilità. È stato, quello, il primo spunto di una lunga riflessione che ha riempito di contenuti il nostro giornale online, ma anche la sua edizione cartacea, Giornalisti, uscita a inizio dicembre dopo due anni di sospensione.
Vorrei far partire proprio da qui il bilancio dell’anno che si è appena concluso. Dal potenziamento e dal rilancio dei nostri organi di informazione, strumenti fondamentali di dibattito, di riflessione, di approfondimento, di circolazione delle idee che tutti i colleghi possono utilizzare.
Il 2015 si è poi concluso con un altro spaventoso attacco alla civiltà occidentale, che ha avuto sempre Parigi come scenario. Intanto, nella nostra dimensione locale, ci siamo dovuti confrontare con l’inchiesta “Aemilia”, che ha scoperchiato un vaso di Pandora fatto di illegalità diffusa sul territorio dell’Emilia-Romagna. In quell’inchiesta, sfociata poi nell’omonimo processo, sono rimasti coinvolti anche dei giornalisti, colpevoli di aver svolto con coraggio il proprio lavoro e di non essersi piegati alle minacce e alle intimidazioni, rendendo un ammirevole servizio all’idea di verità e alla cultura del diritto. Ed è stato proprio per essere al loro fianco che come Ordine ci siamo costituiti parte civile nel processo “Aemilia”, partendo dall’assunto che la libertà di stampa non può essere separata dalla legalità.
L’anno appena passato si è anche contraddistinto per il notevole impegno dispiegato sul versante della formazione professionale continua, un versante in cui il nostro Ordine, insieme alla sua Fondazione, detiene degli innegabili primati. Basta qualche numero per rendersene conto. Negli ultimi dodici mesi sono stati organizzati 159 corsi, distribuiti con equilibrio sul territorio regionale. La presenza media è di più di settanta colleghi per ogni evento. Nel 2015 hanno seguito i corsi più di undicimila colleghi. Oltre 2.200 nostri iscritti sono in regola con i crediti formativi.
All’ultimo corso dell’anno, che si è tenuto il 18 dicembre a Bologna, dedicato ai temi della mediaetica e della deontologia, c’erano ben 350 giornalisti. Insomma, numeri da record, che non hanno eguali in Italia e di cui siamo particolarmente orgogliosi.
Fino a quando la risposta dei colleghi sarà questa, riteniamo sia doveroso proseguire sulla strada intrapresa. Certo, lo sforzo è notevole, sia dal punto di vista organizzativo che economico. Ma la vera spinta nasce dalla consapevolezza che la formazione è una premessa fondamentale per garantire un’informazione corretta, di qualità, credibile, aperta agli orizzonti della conoscenza.
Altro aspetto di cui siamo profondamente convinti è che la formazione non possa prescindere dal rispetto delle regole. Da qui l’esigenza di ribadire la centralità della deontologia, strumento fondamentale per distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. E anche all’approfondimento di questo tema abbiamo concesso ampio spazio sui nostri mezzi informativi, così come nei seminari di formazione.
Nello stesso tempo non abbiamo mai fatto mancare il sostegno e la solidarietà a quei colleghi che hanno subito piccoli o grandi soprusi, o che si sono trovati ad affrontare situazioni di crisi, di carenza di opportunità di lavoro, di condizioni discriminanti del lavoro stesso. È, in buona parte, la “vexata quaestio” della precarietà diffusa della nostra professione, di cui ogni cosa è stata detta, ma che rimane in attesa di soluzioni concrete. Un Ordine che si rispetti non può chiudersi gli occhi di fronte a queste situazioni, perché, come affermava il grande Ryszard Kapuscinski, “il cinico non è adatto a questo mestiere”.
Infine, il capitolo relativo al Master in giornalismo che l’Ordine gestisce insieme all’Università di Bologna. Dopo un anno di sospensione per problemi tecnico-organizzativi, siamo in attesa di farlo ripartire. Il rinnovo della convenzione con l’Ordine nazionale, infatti, dovrebbe essere imminente, ultima e risolutiva tappa di una vicenda davvero complicata.
Non ci siamo mai rassegnati all’idea che il Master potesse cessare d’esistere. Al contrario, insieme a Unibo ci siamo sempre impegnati a fondo per non disperdere un’esperienza che andava assolutamente tutelata. Non è mai superfluo, infatti, ricordare che le scuole di giornalismo sono un’importante porta d’accesso alla nostra professione.
Ma ora guardiamo avanti, al nuovo anno, il 2016. Le tensioni internazionali permangono, il rischio attentati è ancora uno spettro che si aggira per le nostre città e, nello stesso tempo, anche la libertà di stampa continua ripetutamente ad essere messa a dura prova. L’Ordine dei Giornalisti ha il compito di vigilare e di denunciare, di ribadire l’importanza delle regole e di essere vicino ai colleghi in difficoltà, ispirandosi a principi di giustizia e di uguaglianza. È la sua funzione principale, se non insostituibile. Non tutti lo capiscono, a cominciare da qualcuno che sta molto in alto nella gerarchia politico-istituzionale del Paese, ma se ne faranno una ragione. Guai se un organismo come l’Ordine non ci fosse, soprattutto in un momento come questo. Vincerebbero l’anarchia, il libero arbitrio, l’irresponsabilità di pochi a scapito della dignità della maggioranza. Attenzione allora prima di cedere alla logica della rottamazione, perché come scriveva Epicuro “nessuno sceglie un male capendo che è un male, ma ne resta intrappolato se, per sbaglio, lo considera un bene rispetto a un male maggiore”.
Nel frattempo il percorso della formazione continuerà, con l’unico obiettivo di soddisfare la voglia di aggiornamento dei colleghi, evidentemente ancora molto alta.
Il 2016 sarà anche un anno di scadenza elettorale per il nostro Ordine. Tra pochi mesi, infatti, andremo al rinnovo delle cariche, sia nazionali che regionali. Sarà un momento importante, di verifica e di partecipazione della categoria. Noi lo affronteremo con la coscienza pulita di chi ha lavorato.
A tutti voi e alle vostre famiglie il più sincero augurio di un 2016 ricco di serenità e di soddisfazioni.
Antonio Farnè
(25 gennaio 2016)