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Fondazione Murialdi: i quattro enti di categoria uniti per conservare e promuovere la cultura giornalistica

È intitolata a “Paolo Murialdi” (giornalista, scrittore, docente universitario di storia del giornalismo e scienze della comunicazione) la Fondazione di studi sul giornalismo istituita a Roma per volontà di Fnsi, Cnog, Inpgi e Casagit. Nata grazie alla sinergia dei quattro organismi di categoria, ha lo scopo di raccogliere, catalogare e mettere a disposizione di esperti, ricercatori, studenti, cultori la documentazione sulla vita e la storia del giornalismo italiano.
Ne abbiamo parlato con il direttore della Fnsi Giancarlo Tartaglia, recentemente nominato segretario generale della Fondazione con il compito di tenere anche il coordinamento fra gli enti costitutivi (alla presidenza fino al 22 ottobre c’è invece il presidente dell’Odg Enzo Iacopino).

Quando è nata la Fondazione Murialdi?
«È nata l’anno scorso, ma l’attività vera e propria è iniziata in questi giorni, dopo gli ultimi adempimenti statutari».

La Fondazione riunisce i quattro organismi giornalistici in un nuovo progetto comune. Quanto ha a che fare questa iniziativa con il cosiddetto “coordinamento degli enti della categoria”?
«Bisogna distinguere. Il coordinamento degli enti (che si è un po’ congelato negli ultimi tempi) è un’iniziativa che risale agli anni ’80, nata appunto dalla necessità di coordinare i quattro enti rispetto alle attività comuni. La Fondazione è un’idea dei quattro organismi della categoria e quindi il fatto che siano presenti nella Fondazione in un certo senso è effetto di questo coordinamento degli enti».


Insomma, la Fondazione Murialdi mette insieme i quattro istituti giornalistici in modo anche simbolico. Ma qual è l’obiettivo principale del progetto?

«La Fondazione nasce con lo scopo di raccogliere la memoria della categoria giornalistica. È un’idea venuta a qualcuno di noi che poi è stata trasmessa agli altri enti trovando l’adesione di tutti. Quindi si è promossa ed è stato fatto uno statuto che prevede appunto quattro enti fondatori: la Federazione della stampa, il Consiglio nazionale dell’Ordine, l’Istituto di previdenza e la Cassa integrativa sanitaria. La Fondazione Murialdi non ha scopi politici: è un po’ una casa della memoria che vuole raccogliere la documentazione sul giornalismo italiano e favorire gli studi sul giornalismo italiano».


Quali materiali si possono trovare in questa casa della memoria del giornalismo?

«Come Federazione della stampa abbiamo una biblioteca e un archivio. Ovviamente, col passare degli anni e con l’attività la documentazione è cresciuta. E allora c’è bisogno di fare spazio, di eliminare carte, ma eliminando carte si elimina anche la storia di una istituzione. Proprio per evitare che questo patrimonio vada disperso abbiamo pensato a una Fondazione. Tra l’altro, in questa dispersione generale, in alcuni magazzini dell’Inpgi è stato rinvenuto parecchio materiale archivistico, anche librario, relativo all’attività della Federazione della stampa e dell’Associazione stampa romana del periodo precedente il Fascismo e soprattutto degli anni immediatamente successivi. Quindi, c’è la necessità di recuperare e rendere fruibile anche tutti questi documenti. Per il momento abbiamo portato alla Fondazione la biblioteca della Federazione della stampa e il materiale archivistico, cioè la documentazione dell’attività svolta dal dopoguerra a oggi. L’Inpgi ha inoltrato alla Fondazione i documenti ritrovati nei suoi magazzini. E un po’ alla volta dovrebbe confluire tutto il materiale archivistico dei quattro istituti. Così si potrà creare un patrimonio a disposizione degli istituti stessi e di chi voglia fare ricerche sulla storia del giornalismo italiano. È stata sottoscritta una convenzione con l’Università di Roma che fornisce il personale per catalogare sia il materiale archivistico che il materiale librario. Un’operazione che comporterà alcuni mesi di lavoro. Comunque, entro la fine dell’anno pensiamo di poter aprire la Fondazione al pubblico e già nel mese di settembre contiamo di fare una inaugurazione, perché la sede è pronta, è già stata allestita».

È un passo importante per il recupero della memoria storica ma anche per la ricostituzione di una cultura giornalistica che forse un po’ si sta perdendo, soprattutto fra le generazioni più giovani.
«Non c’è dubbio. Questa Fondazione dovrebbe essere una sorta di polo di attrazione, intanto per recuperare la memoria: ci sono tanti colleghi che hanno archivi personali, documenti di interesse sulla loro attività. È arrivato anche l’archivio dell’Unione nazionale cronisti. Insomma, la Fondazione dovrebbe documentare l’attività degli organismi di categoria ma anche quella dei singoli giornalisti. E la raccolta di tutti questi mateiali dovrebbe favorire gli studi sul giornalismo e sulla categoria».

Franca Silvestri

Altre info nel sito della Fnsi.

(5 giugno 2016)