4.920 euro lordi all’anno. Per il presidente dell’Odg Enzo Iacopino è questa la nuova schiavitù dei giornalisti
Le cifre parlano chiaro. In Italia, oggi, il 62,6 per cento dei giornalisti attivi sono lavoratori autonomi e atipici con contratti di ogni genere e redditi che nella metà dei casi non superano i 5mila euro lordi l’anno. Sono dati ufficiali che delineano pure un trend di rapida crescita dei giornalisti freelance, che hanno minori diritti, tutele e forza di contrattazione rispetto ai colleghi dipendenti.
Dovere deontologico di tutti i giornalisti è informare correttamente, senza subire condizionamenti. Ma in una situazione del genere, in cui si manifesta una oggettiva debolezza professionale di larga parte della categoria, la libertà di stampa e la qualità dell’informazione sono minacciate.
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino ha posto il problema all’attenzione di Matteo Renzi, durante la conferenza stampa di fine anno, rimarcando le condizioni di schiavitù di molti cronisti in Italia. Una valutazione che ha innescato un serrato “battibecco” tra il premier e il presidente del Cnog.
Iacopino ha affermato con forza che in Italia «c’è una schiavitù che non solo è tollerata, ma perfino codificata in contratti. 4920 euro lordi l’anno è quello che vale il lavoro giornalistico nel civile Nord-Est. 4.920 euro per un lavoro senza limiti, né di orario né di quantità di articoli. 4.920 euro tasse, spese, oneri previdenziali, abstract per l’online, foto e video compresi».
Secca e decisa è stata la replica del presidente del Consiglio Renzi: «Non credo che ci sia una schiavitù, non credo che ci sia la barbarie in Italia. Lo dico con estremo rispetto per lei e per i suoi colleghi. Aggiungo che la mia posizione sull’Ordine dei giornalisti è nota, io sarei per abolirlo».
Dopo la conferenza stampa, il presidente dell’Ordine dei giornalisti è ritornato su questi temi con Gabriella Cerami di Huffington Post. Qui di seguito pubblichiamo alcuni stralci dell’intervista, che si può leggere nella versione integrale su www.huffingtonpost.it.
Presidente Iacopino, lei ha parlato di “emergenza democratica” e ha chiesto al premier di non dare soldi pubblici ai gruppi editoriali che non pagano dignitosamente i giornalisti. Da Renzi si aspettava una risposta diversa?
«Renzi pensa che la risposta a questo problema non sia una norma che impedisca agli editori la “schiavitù” ma sia l’abolizione dell’Ordine. Invece l’Ordine dei giornalisti è l’unico organo che sta contrastando da anni la politica della Fieg (Federazione italiana editori giornali) ma il premier ignora completamente la realtà e il problema».
Cosa sperava che il governo facesse a favore del settore?
«Intanto mi aspettavo che Renzi dicesse che lo sfruttamento dei giornalisti è una vergogna e che appunto si tratta di sfruttamento. E speravo che il governo estendesse la norma del caporalato a tutti i lavori. Pensavo fosse una cosa di buonsenso invece, siccome andiamo verso la campagna elettorale, a Renzi conviene andare d’accordo più con gli editori che con i cittadini».
Cosa si può fare a livello normativo?
«Ho fatto notare l’assurdità della mancanza di una legge che chieda agli editori la documentazione sulle retribuzioni dei dipendenti. Solo se questi ultimi vengono pagati in maniera dignitosa si può permettere agli editori l’accesso ai contributi. Ma parlare di abolizione dell’Ordine è assurdo».
Tuttavia spesso Renzi ha parlato di abolizione dell’Ordine dei giornalisti, non è la prima volta.
«Sì, ma la volgarità sta nell’aver detto di essere contro l’Ordine dei giornalisti, e non contro gli Ordini in generale, come invece ha detto altre volte. In realtà gli ha dato fastidio quando ho evocato la lista di proscrizione della Leopolda, quella in cui il premier ha messo al bando le prime pagine dei giornali per poi fare votare la peggiore. La sua reazione di stizza contro l’Ordine dei giornalisti dimostra proprio il suo fastidio. Si vedeva dalla faccia».
Eppure lei ha citato dei casi precisi. Derivano da segnalazioni che lei riceve? Ne aveva già parlato con il responsabile del governo per l’editoria?
«Non a caso ho invocato il caporalato. Ogni giorno mi arrivano e-mail e telefonate di persone disperate. Una collega mi ha scritto dicendo che aveva finito i suoi 288 articoli e adesso, in base a quella che io chiamo una ‘sinergia criminale’ tra Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) e Fieg, il gruppo editoriale per cui lavora le ha detto che per tutti i pezzi in eccesso che scriverà le darà 120 euro lordi annui. Non solo. C’è anche un altro gruppo editoriale che ha iniziato a non pagare più i collaboratori. I colleghi mi chiedono dignità, non mi chiedono soldi, ma dignità. E la risposta di Renzi a tutto questo è la cancellazione dell’Ordine. Credo che il premier abbia le idee confuse».
Cosa rimane di questa conferenza di fine anno?
«L’ho detto, sono amareggiato. Non ci resta che piangere».
(5 gennaio 2016)