Addio Alessandro Bosi. Il ricordo affettuoso del collega e amico Sergio Fantini
Sandro Bosi ci ha lasciati. Aveva 82 anni. Lo conoscevo da molto tempo. Mi fa piacere ricordarlo agli altri giornalisti e a tutti gli amici che lo avevano frequentato e gli erano stati vicini. Riandiamo ai tempi del liceo, “il glorioso Galvani” di Bologna che anch’io ho frequentato. Poi arrivò l’università. Le strade si divisero. Lui a Lettere, io a Giurisprudenza. Ci ritrovammo assieme nella stessa redazione dell’Avvenire d’Italia dove abbiamo vissuto gran parte della nostra professione giornalistica. Bosi si è sempre occupato di cronaca nera e giudiziaria (con interesse anche per l’economia e la finanza) dando
prova concreta di capacità e di serietà, seguendo e scrivendo le vicende, anche quelle più tragiche, che hanno colpito Bologna. Per anni abbiamo seguito assieme gli avvenimenti della città. Rimanemmo vicini per qualche tempo anche quando il giornale si trasferì a Milano, poi l’Avvenire d’Italia chiuse e nacque l’Avvenire. Un periodo difficile per la redazione di Bologna. Un gruppo di soli quattro professionisti: Sandro Bosi, Paola Emilia Rubbi, Arrigo Martino e il sottoscritto. Più due pubblicisti: Oriano Tassinari e Sandra Lodi. Il gruppo era piccolo ma legato da grande amicizia. Ogni anno, per le feste, ci trovavamo a casa di Bosi attorno alla tavola imbandita dalla moglie Germana, per uno scambio di auguri. E non mancava mai qualcuno dei sei figli di Sandro. Poi Paola Rubbi andò alla Rai, io e Sandro al Resto del Carlino. Ma rimase la tavola imbandita e lo scambio di auguri. Segno che il legame era saldo e profondo.
Bosi era iscritto all’Ordine dei giornalisti come professionista dal 1969 e nel 2009 ha ricevuto la medaglia d’oro per i quarant’anni di permanenza nell’Albo.
Oggi, parenti, amici e colleghi si sono stretti a lui per un ultimo saluto nella Chiesa degli Alemanni a Bologna.
Sergio Fantini
(24 gennaio 2018)