Addio Luca Goldoni. Il ricordo commosso di Argia Granini, amica e storica collaboratrice
Quello che mi ha sempre stupito in Luca Goldoni era la sua capacità di interessarsi a qualunque argomento. E il suo coinvolgimento arrivava ovunque: non c’era soggetto che ritenesse nobile – e dunque degno di ascolto – rispetto ad un altro. Così come non c’era interlocutore più meritevole di attenzione rispetto ad un altro.
Si poteva parlare della composizione del calcestruzzo, del funzionamento del tagliaerba o dei tempi della semina: la sua attenzione era totale. Se avevi dubbi sul grado di concentrazione del suo pensiero bastava aspettare la domanda, sempre azzeccata, pertinente, intelligente, a fugarli tutti.
Confesso, quando all’inizio della nostra conoscenza lo vedevo assorto ascoltare l’intervento filosofico più astruso o la spiegazione dei componenti del motore di un qualche attrezzo agricolo, attribuivo alla sua innata cortesia, alla sua grande empatia (e dunque alla volontà di non dispiacere il suo interlocutore) tutto quell’interesse. Ma poi la domanda piazzata lì come per caso bastava per smontare il teorema: l’interesse era reale, la sua curiosità sconfinata.
Luca Goldoni ne n’è andato. Non voglio scrivere è morto. Abbiamo tante volte parlato della morte della quale diceva di aver paura. “Mi fai una rabbia!” mi apostrofava quando affermavo che no, io non ne avevo paura, anzi a volte ero perfino curiosa di vedere cosa sarebbe successo. Se n’è andato senza soffrire (e questo mi consola). In quell’incertezza che è il nostro passaggio in un altrove del quale nulla sappiamo mi auguro che ci sia Franca, la compagna che gli è stata sempre vicina, a sostenere le sue paure.
Con Luca se ne va un pezzo importante della mia vita. E sono consapevole di aver conosciuto un uomo grande ma umile. Mi stupivano le sue incertezze, le richieste di approvazione. La prima volta che mi ha chiamato per leggermi l’articolo che il giorno dopo sarebbe uscito sul Corriere e mi ha chiesto “cosa ne pensa?” non sapevo cosa rispondere. Ma veramente, mi chiedevo, uno scrittore da milioni di copie di libri venduti chiedeva a me cosa ne pensavo del suo articolo? Poi nel tempo siamo diventati amici. “Non ti piace – mi diceva – ormai ho imparato a conoscere la gradazione dei tuoi si e quello che hai esalato è un “si” stitico”.
Ogni tanto mi chiamava e mi diceva “Ho letto il libro di… cavolo quello è un vero scrittore mica io”. E se gli ricordavo che vendeva milioni di copie e riceveva centinaia di lettere di ammiratori mi rispondeva che aveva azzeccato uno stile, indovinato un filone nel momento giusto ma no, non si sentiva un grande.
Beh Luca, forse non te l’ho mai detto (in fondo mi dicevi sempre che da brava sarda anche le mie manifestazioni di affetto, le mie aperture, erano un po’ stitiche) ma tu sei stato, sei un grande. Solo i grandi sono capaci di riconoscere i propri limiti e hanno l’umiltà di ascoltare. E tu sapevi ascoltare. E da bravo giornalista quale eri avevi una curiosità sconfinata anche verso il genere umano. E forse è per questo che i tuoi celebri ritratti del malcostume italico non erano mai cattivi, mai moraleggianti. Solo una presa d’atto ironica perché in fondo tu non ti ponevi sul piedistallo ma ti consideravi uno di noi.
Argia Granini
La cerimonia funebre si è svolta nel pomeriggio dell’11 ottobre 2023 nella Chiesa di San Giovanni in Bosco a Bologna.
(12 ottobre 2023)