ASPIRANTI PUBBLICISTI, ATTENZIONE A CHI CHIEDE SOLDI PER L’ISCRIZIONE
Non si può iscrivere all’Albo dei giornalisti, elenco pubblicisti, chi non abbia un’attività giornalistica continuativa e regolarmente retribuita da almeno due anni. Tanto meno potrà essere iscritto chi scrive gratis o, peggio ancora, si trovasse nella condizione di dover pagare per scrivere.
Quanto esposto potrà apparire banale, persino ovvio, alla maggioranza dei colleghi. Ma se, come Ordine regionale, ci troviamo a prendere posizione su quanto già previsto dalla legge è perché, evidentemente, certi concetti non sono ancora divenuti patrimonio comune.
Di tanto in tanto capita di leggere, specialmente in Rete, storie di aspiranti colleghi costretti “a pagare per essere pagati”. Una sorta di autofinanziamento che non solo renderebbe vana la domanda d’iscrizione all’Albo, ma che se provata avrebbe sicure conseguenze sul piano penale. L’Ordine dei giornalisti infatti, giova ricordarlo, è parte della Pubblica Amministrazione. Condotte di questo genere potrebbero dunque integrare il reato di truffa ai danni dello Stato o di altro ente pubblico (articolo 640 del Codice penale).
Cogliamo l’occasione per ribadire altri concetti cardine per l’iscrizione all’elenco dei Pubblicisti. Con attività “non occasionale” si intende una pubblicazione assidua di pezzi, nei 24 mesi precedenti la domanda, senza buchi temporali eccessivi tra un articolo e l’altro. Mentre per “attività retribuita” bisogna intendere un compenso non inferiore a quanto stabilito dall’Ordine dei giornalisti della regione in cui si risiede. Per l’Emilia-Romagna il compenso è fissato in duemila euro lordi nel biennio.
La differenza sostanziale tra chi esercita una professione (soggetta a norme più stringenti e doveri deontologici aggiuntivi) e chi invece si diletta a praticare un hobby, passa proprio per la retribuzione.
Non si viene iscritti all’Ordine dei giornalisti perché “si ha una passione”: non c’è professione senza retribuzione. Se l’attività non è continua, se l’attività è in essere da troppo poco tempo, se l’attività non è (adeguatamente) retribuita, non si può parlare di professione. In quel caso si può continuare a “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” come previsto dall’articolo 21 della Costituzione, senza necessità di iscrizione all’Ordine.
Michelangelo Bucci
Consigliere dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna
(9 maggio 2021)