Bilanci di fine anno e ipotesi per il 2015
Cari colleghi,
mai, nella sua lunga storia, l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna si era trovato ad affrontare un anno così travagliato come il 2014. Innanzitutto per le sue vicissitudini interne. Negli ultimi mesi, lo sapete, abbiamo dovuto cambiare per ben due volte la presidenza. Passaggi complicati, anche sofferti sotto il profilo umano, che giocoforza hanno richiesto un supplemento di impegno e di attenzione.
Oggi siamo a un nuovo inizio, e mentre rivolgo a chi mi ha preceduto un pensiero affettuoso e di gratitudine per il lavoro svolto, ribadisco con forza le responsabilità del presente: garantire stabilità e continuità all’azione del nostro Consiglio regionale, nell’interesse primario dei colleghi che abbiamo il compito di rappresentare. Lo richiedono, in particolare, i tanti impegni, le tante scadenze, le tante sfide che ci stanno di fronte, e che ci accompagneranno per tutto il nuovo anno.
Penso, ad esempio, al nostro coinvolgimento nella non facile “operazione di salvataggio” del Master in giornalismo che da anni gestiamo insieme all’Università di Bologna. Recentemente, infatti, per una serie di circostanze era stato messo in discussione il rinnovo della convenzione con l’Odg nazionale. Il grande sforzo da parte di tutti, noi e Unibo, è riuscito fortunatamente ad allontanare questo rischio e, nonostante il persistere di oggettive difficoltà tecnico-organizzative, il traguardo di un effettivo rilancio del suddetto Master sembra ormai a portata di mano. Non possiamo allora che esserne soddisfatti, vista l’importanza di una realtà che, nei fatti, rappresenta ancora la migliore opportunità d’accesso alla professione giornalistica.
Infine la grande sfida della Fpc, la Formazione Professionale Continua. Si tratta di un obbligo di legge, lo sappiamo, conseguenza della 148 del 2011, normativa che prevede l’aggiornamento come una delle condizioni per poter mantenere l’iscrizione a un Ordine professionale. Ma al di là della cogenza di legge, non è certo sbagliato ritenere che la formazione debba essere considerata un’occasione di arricchimento e quindi di crescita dal punto di vista professionale, presupposto fondamentale per la correttezza e la qualità dell’informazione. In un mondo in continua e rapida evoluzione come quello in cui viviamo e che, come giornalisti, siamo chiamati a raccontare, l’aggiornamento continuo è sicuramente una leva strategica per non rimanere indietro, a maggior ragione in un momento storico di particolare difficoltà socio-economica come quello che stiamo attraversando. Serve ad accrescere i saperi, a imparare nuovi linguaggi, a investire su se stessi, in un’epoca in cui la classica differenza tra capacità pratiche e capacità intellettuali non è più così netta.
E così nel febbraio scorso anche in Emilia-Romagna abbiamo iniziato il lungo e impegnativo percorso della formazione. Ad oggi i corsi organizzati sono stati 75, da Piacenza alla Romagna, dedicati ai più svariati argomenti, tutti comunque inerenti alla professione giornalistica e al mondo della comunicazione in senso lato. La nostra stella polare è quella indicata chiaramente anche dall’Odg nazionale: i corsi devono essere gratuiti e in numero sufficiente. Era un impegno preso solennemente con i colleghi, e finora, lo possiamo dire senza tema di smentita, siamo riusciti ad assolverlo in pieno.
Il sacrificio però è stato grande, sia dal punto di vista logistico-organizzativo che da quello finanziario. Particolarmente ingenti le spese sostenute, a fronte di un contributo del Consiglio Nazionale che copre circa un terzo del fabbisogno. Facendo affidamento soltanto sulle nostre forze, a queste condizioni sarebbe impossibile proseguire per un altro anno. Si è reso allora necessario trovare delle soluzioni. Un’ipotesi era quella di introdurre per ogni corso una sorta di “diritto di segreteria” dell’ammontare di 10 euro per ciascun partecipante. Conti alla mano, alla fine dell’anno l’esborso per ogni collega sarebbe stato almeno di 30 euro. Insomma, in questo modo sarebbe venuta meno la promessa di gratuità. Abbiamo quindi optato per un’altra soluzione, vale a dire quella di un leggero ritocco della quota d’iscrizione all’Ordine, ferma a 100 euro ormai da più di dieci anni, l’unica insieme a quella dell’Ordine della Lombardia. La differenza rispetto al passato sarà soltanto di 10 euro. Iscriversi costerà quindi 110 euro (55 per i colleghi pensionati), così come succede in quasi tutte le regioni, in alcune la quota ammonta anche a 120 euro. È stata una decisione sofferta ma inevitabile, scaturita dalla consapevolezza che ci sono momenti in cui è richiesta una chiara e obbiettiva valutazione della realtà.
Ricordando che quasi la metà delle quote è destinata al Consiglio Nazionale, quello che incasseremo verrà sicuramente utilizzato per continuare a garantire il regolare funzionamento della macchina della formazione, alle condizioni offerte finora, nonché il mantenimento delle prestazioni per tutti gli iscritti, come lo sportello legale gratuito per le vertenze di lavoro legate alla professione giornalistica.
Confidando nella vostra comprensione, vi saluto calorosamente e vi rivolgo i migliori auspici per un 2015 ricco di serenità. Tutti noi ne abbiamo davvero bisogno.
Antonio Farnè
(Presidente Odg Emilia-Romagna)
(16 dicembre 2014)