A Imola incontro con il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella per i 58 anni del settimanale Sabato Sera. Presente il consigliere dell’OdG Lorenzo Sani
Sabato Sera, il settimanale del circondario di Imola edito dalla Cooperativa di giornalisti “Corso Bacchilega”, compie 58 anni e si presenta rinnovato nella grafica e nella ricerca dei contenuti. Per festeggiare il compleanno e le novità proposte, venerdì 17 gennaio a Imola, è stato organizzato un incontro con l’onorevole Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Editoria, per parlare del futuro dell’informazione locale e di come sta cambiando il settore. Sono intervenuti il direttore di Sabato Sera Fabrizio Tampieri, il coordinatore Mediacoop CulTurlMedia nazionale Luca Pavarotti e il presidente della Cooperativa Bacchilega Paolo Bernardi. Ha portato un saluto Raffaele Mazzanti, presidente di Legacoop Imola. In rappresentanza del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti ha partecipato il consigliere Lorenzo Sani.
L’iniziativa ha segnato una tappa significativa per la testata imolese, attiva da 58 anni sul versante dell’informazione locale, ma è stata anche una nuova occasione di dialogo e confronto fra giornalisti, operatori del comparto mediale e l’attuale Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’informazione e all’Editoria, che già altre volte è intervenuto a convegni in Emilia-Romagna.
Il 6 dicembre scorso, a Bologna, l’onorevole Andrea Martella ha partecipato a un incontro-confronto con giornalisti, politici, rappresentanti dei sindacati su Democrazia e pluralismo dell’informazione. Una convention di interesse che ha messo in luce numerose “criticità” del settore informativo, in cui il Sottosegretario ha annunciato nuove politiche per l’editoria e il futuro progetto di legge Editoria 5.0 sottolineando che in Italia è necessaria una svolta culturale, che all’informazione servono più voci, parità fra i generi e una legge di sistema a sostegno di tutta la filiera.
Di seguito riportiamo l’intervista raccolta a margine del convegno bolognese e i passaggi principali della relazione del Sottosegretario.
Onorevole Martella, da questo incontro sono emersi aspetti cruciali, fragilità, problemi del sistema dell’informazione (ripresi nel suo intervento) e, ad un certo punto, lei ha fatto un’affermazione forte: “occorre una svolta culturale”.
«Sì, come ho detto, serve una nuova legge per l’editoria che sia improntata davvero ad una svolta culturale. L’informazione è fondamentale, va sostenuta. È fondamentale per la nostra democrazia, è fondamentale per la crescita civile e democratica, a cominciare dai giovani. Credo davvero che questa legge possa rappresentare un cambiamento di direzione, che abbia come presupposto una svolta culturale».
“Pluralismo dell’informazione – ha detto il Sottosegretario – significa anche che ci siano più voci nel campo dell’informazione e una parità fra i sessi, fra i generi. È una bella battaglia da fare, una sfida aperta, tutt’altro che vinta. Nel mondo della politica e nelle istituzioni, non solo italiane ma internazionali, siamo di fronte ad una rappresentanza assolutamente inadeguata delle donne. E questa situazione si riscontra anche nel mondo dell’informazione”. Quindi, c’è un grande lavoro da fare, perché ci sono ancora situazioni oggettive che rivelano moltissime insidie: “questa è una battaglia del nostro tempo, vale per la politica, per l’informazione, per il mondo delle professioni, vale per tutta la società italiana. Una battaglia per arrivare a un equilibrio dei sessi nel mondo”. In generale, “c’è bisogno di una svolta culturale, che riguarda il modo di pensare, il modo di parlare, il modo di rapportarsi”. E questa svolta culturale non può basarsi semplicemente su norme: “si deve basare su norme ma anche sulla capacità di modificare il nostro modo di produrre azione pubblica e di produrre politica”.
Per dare qualche risposta alle questioni emerse dall’incontro, Andrea Martella ha precisato: “non c’è dubbio che la nostra democrazia ha a che fare con la libertà e il pluralismo. Non c’è dubbio che il settore dell’informazione è qualcosa di fondamentale per la nostra economia, di strategico per la nostra società, ma soprattutto è fondamentale per la nostra democrazia”. Lo afferma l’articolo 21 della Costituzione: “laddove parla di libertà dell’informazione e di pluralismo, cioè della libertà di ogni individuo di potersi costruire un’opinione e del pluralismo delle fonti, che deve essere garantito perché ci sia la libertà da parte di ogni individuo di avere una propria coscienza e una propria opinione”. Dunque, qual è il compito della politica? “Il compito del decisore pubblico, dell’autorità di governo, è quello di garantire questo equilibrio tra libertà e pluralimo e di fare in modo che l’informazione possa poggiare su libertà e pluralismo ma anche su responsabilità e veridicità dei fatti”. E il sostegno pubblico all’informazione? “Non è un’opzione, ma una condizione preliminare che deve essere garantita per avere un’informazione pluralista e libera”, lo ha ribadito più volte la Corte Costituzionale.
Certo, il sistema informativo si è trasformato: “è profondamente cambiato il modo di fare informazione, di produrre informazione e di fruire informazione. Il numero di copie dei giornali vendute è crollato, la pubblicità è crollata. La rivoluzione digitale ha cambiato il modo di avvicinarsi alla notizia: ciascuno, in qualche modo, è anche produttore di notizia o veicolo di notizia”. Allora, che fare? “Di fronte a questi dati, alla crisi, all’inovazione tecnologica, al calo della lettura e dei lettori, c’è bisogno di una nuova legge per l’editoria, una legge di sistema (che non si fa dal 1981) che si occupi di tutta la filiera: editori, autori, giornalisti, edicolanti, distributori. E che possa determinare una ripresa di questo settore, un rilancio della professione giornalistica, un aumento della platea dei lettori, a partire da un sostegno pubblico di tipo diretto e indiretto”. Una nuova legge per l’editoria capace di accompagnare la metamorfosi in atto: “che sostenga e continui a sostenere la produzione cartacea e al contempo offra degli strumenti per la trasformazione digitale con benefici indiretti che possano favorire l’innovazione tecnologica, la qualificazione del personale, la nascita di nuove imprese nell’ambito dell’online e di nuove iniziative messe in campo dai giovani”.
Ma non è sufficiente: “in tempi abbastanza brevi (entro il 7 giugno 2021), l’Italia dovrà recepire la direttiva europea sul copyright, che permetterà di affrontare i temi del diritto d’autore, della libertà e del pluralismo, della giusta remunerazione dei contenuti editoriali e del lavoro dei giornalisti, della lotta alla pirateria, del contrasto alle fake news”. La nuova legge per l’editoria avrà bisogno anche di questo quadro di regolamenti, ma perché possa avere successo si dovrà prendere in esame un altro tema, quello della lettura: “bisogna aumentare la platea dei lettori, riabituare i nostri giovani a leggere giornali, periodici, libri, a partire dalle scuole. In questa legge di bilancio abbiamo già attivato un percorso con bandi e percorsi formativi per le scuole medie inferiori, che potranno ottenere abbonamenti digitali o cartacei a giornali e periodici”. E poi, “occorre una diversa politica a favore delle edicole, che nel corso di questi anni si sono dimezzate (dal 2006 se ne sono chiuse 21mila), perché sono un punto di socialità e un presidio di democrazia nelle nostre città”.
“La libertà di stampa – ha concluso l’onorevole Martella – ha a che fare sicuramente con la tutela della dignità del lavoro dei giornalisti: un’altra questione fondamentale che dovrà essere affrontata in questa legge di sistema (Editoria 5.0). I giornalisti devono poter contare sulla libertà nello svolgimento della propria professione”. Quindi, “dovranno essere reintrodotte delle misure da parte del Parlamento per limitare, ad esempio, il fenomeno delle querele bavaglio, delle querele intimidatorie che impediscono a molti giornalisti di fare il proprio lavoro”. Oltre a questo, “dovranno essere garantite a tutela del lavoro d’inchiesta e investigativo dei giornalisti quelle condizioni di sicurezza che in tante parti del nostro Paese non ci sono per chi cerca di far luce su fenomeni che hanno a che fare con la criminalità e le mafie”. Ma la tutela del lavoro dei giornalisti significa anche che sia un lavoro meno precario: “dovremo operare perché l’istituto dei co.co.co. non sia più l’istituto prevalente per il lavoro giornalistico e dunque dovremo impegnarci sul tema dei contratti di lavoro e delle loro regole”. Non solo: “il 4 dicembre scorso è stata convocata la prima riunione della Commissione Equo compenso, che dovrà occuparsi del fatto che per il lavoro autonomo si arrivi alla definizione di una retribuzione equa”. Perché “la tutela del lavoro dei giornalisti significa sostegno, rinnovamento, qualificazione, professionalizzazione, tutela economica, equo compenso e rilancio in generale della professione. Anche cercando di garantire la stabilità e l’autonomia dell’Inpgi”.
Franca Silvestri
(17 gennaio 2020)