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Dopo il plauso alla giornalista Sabrina Pignedoli da parte di Roberto Alfonso, procuratore capo di Bologna e numero uno della Dda regionale (notizia del 29 gennaio), pubblichiamo una breve intervista alla collega del Carlino Reggio.

Puoi raccontare a grandi linee la tua vicenda?

«Sono arrivata al lavoro la mattina e ho ricevuto una chiamata da Domenico Mesiano, il poliziotto che curava i rapporti con la stampa. Mi ha detto che non dovevo più scrivere dei Muto, perché erano suoi amici. I Muto sono una famiglia di Cutro, il padre aveva partecipato alla cena del 21 marzo 2012 dove c’era anche il consigliere comunale Giuseppe Pagliani, poi arrestato nell’operazione Aemilia».

Hai avuto paura? Ora hai qualche timore?

«Sì, ho provato paura. Anche se mi sembrava assurdo che questo “messaggio” arrivasse da un rappresentante delle forze dell’ordine. Ora la cosa è diventata pubblica e se da un lato ho sentito tanta solidarietà e vicinanza da parte dei colleghi, dall’altra queste persone sanno della mia denuncia …».

Puoi esprimere un tuo concetto di libertà di stampa?

«Forse un esempio concreto è più significativo. Ho scritto di un’interdittiva antimafia e il giorno dopo il diretto interessato (per altro arrestato nell’operazione) mi ha chiamato e mi ha chiesto perché avevo scritto di lui, chi mi aveva dato l’incarico di farlo e se avevo preso soldi in più. Io gli ho risposto che lo avevo scritto perché sono giornalista e semplicemente ero venuta a conoscenza della notizia, che percepisco il mio stipendio e mi basta quello, nessuno mi ha mai dato soldi in più. Lui è rimasto sconvolto da questo. E io dalla sua reazione».

Qual è la tua “contro risposta” all’encomio del procuratore capo Roberto Alfonso?

«Lo ringrazio molto: è stato inaspettato, anche perché ho fatto solo quello che ritenevo giusto. Vorrei ringraziare anche i procuratori Marco Mescolini e Roberto Pennisi per la loro sensibilità nel momento di forte agitazione in cui mi sono trovata».

Franca Silvestri

(3 febbraio 2015)