Il cocchiere del diavolo: narrazione enigmatica e coinvolgente del giornalista Donato Ungaro ambientata sulle rive del Po
Un nuovo romanzo di Donato Ungaro, un affresco narrativo di fantasia che ricostruisce fatti reali, leggende e misteri legati al Po. È Il cocchiere del Diavolo. Una maledetta storia sul Po (Faust Edizioni, prezzo di copertina 13,00 euro).
Ferrara è al centro della narrazione, che si sviluppa (in più di 250 pagine) fra segreti, enigmi, arcani e antiche storie. La trama è affascinate, coinvolgente, ricca di “pertugi” oscuri.
“A Ponte Vecchio, un borgo della Bassa emiliana tranquillo e dimenticato da Dio, viene ripescata dalle acque una grossa e antica macina da mulino, che trasuda liquido rossastro. Prospero Molinari, imprenditore sospettato di condurre affari illeciti con la navigazione sul Po e con le escavazioni abusive, asporta la macina dalla piazza dove è stata esposta. Da questo momento si sussegue, in poche settimane, un’inspiegabile catena di tragedie senza precedenti: tutti i compaesani precipitano in un mesto sconforto. E iniziano a parlare della maledizione della macina. Guido Sabbatini, professore in pensione appassionato di storia locale, e Giuseppe Dossi, studente universitario, si interessano del misterioso oggetto. Così, spulciando carte polverose e sconosciute in un palpitante viaggio da Ferrara a Roma, tra cripte buie, libri bruciati, preti allucinati, archivi comunali e vaticani, i due si imbattono in una terribile vicenda, realmente accaduta a Ponte Vecchio sul finire dell’XI secolo, con protagonisti una macina di granito rosso e un mugnaio”.
Ma la “maledetta storia sul Po” riserva altre sorprese, enigmi e colpi di teatro: “nei paesi sono tante le piccole e grandi leggende che si tramandano di bocca in bocca. Poi qualcuno, a volte, decide di metterle scritte, magari romanzate, per renderne eterna la memoria”. E la singolare narrazione di Donato Ungaro si rivela “una corsa sulle ali dei secoli, tra le strade e le piazze di Ferrara, lungo gli argini e le rive del Po, per scoprire segreti inconfessabili che si risvegliano da un passato che forse era meglio non rivelare”. E “non sempre le cose vanno come vorrebbero gli uomini: il Diavolo, alle volte, ci mette la coda”.
Donato Ungaro è giornalista professionista, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Ferrara. Ha collaborato con Gazzetta di Reggio, Gazzetta di Parma, l’Unità, Corriere Romagna. Ha scritto anche per Gazzetta di Mantova, Gazzetta di Modena e la Nuova Ferrara. In ambito televisivo ha collaborato con il Tg di La7, TvParma, TeleReggio, MantovaTv e con Le Iene, su Italia Uno, ha realizzato un servizio sulle escavazioni abusive nel Po. Cura il blog donatoungaro.it dove scrive di legalità e infiltrazioni mafiose nel Nord Italia. Per questa attività ha ricevuto, tra gli altri, i premi giornalistici “Giorgio Ambrosoli”, “Libertà di stampa” di Articolo 21 e FNSI, “Pio La Torre” di CGIL, FNSI e Avviso Pubblico. La sua storia di vigile-cronista coraggioso e minacciato ha ispirato il Teatro delle Albe di Ravenna per la realizzazione di due spettacoli teatrali: Saluti da Brescello e Va Pensiero. Ha pubblicato diversi libri, fra i quali La Milano mia e di Giovannino (Arti Grafiche Castello, 2002), Sostiene Petronio (progetto “Nel cartone”, Pendragon, 2015), Mio zio don Camillo, mio nonno Peppone… e la storia ricomincia. 18 racconti (Faust Edizioni, 2016).
Franca Silvestri
(11 maggio 2020)