Magazine d'informazione

Intercettazioni: una petizione per dire no alla nuova legge bavaglio

È online la petizione lanciata da Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio “contro una nuova legge bavaglio”.
Promossa da Articolo 21, Associazione Arci, Gruppo Abele, Libera, Libertà e Giustizia, Libertà e Partecipazione, Pressing – Giornalisti in rete, la petizione è già stata sottoscritta da alcune centinaia di giornalisti e ha avuto l’adesione di Don Luigi Ciotti. Tra i firmatari il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, la Commissione nazionale lavoro autonomo (Clan) della Fnsi, diversi personaggi pubblici, comuni cittadini e giornalisti freelance.

Questo il testo della petizione.
Ancora una volta si cerca di colpire la libertà d’informazione e il diritto dei cittadini di essere informati cercando di mettere un bavaglio ai giornalisti.
Il disegno di legge approvato alla Camera che delega il governo a predisporre norme in materia di pubblicazione delle intercettazioni è un fatto gravissimo.
Con la delega al Governo si sottrae al Parlamento la decisione sui diritti fondamentali, che dovrebbe essere di sua stretta competenza, e si impedisce all’opinione pubblica di esercitare il diritto di seguire con trasparenza i lavori parlamentari e l’attività di redazione legislativa, così come riconosciuto dalla Costituzione.
Non può essere il potere esecutivo a stabilire quali siano le notizie rilevanti per i cittadini.
Nei Paesi democratici sono i giornalisti che decidono quali sono le notizie che vanno diffuse oppure no, in base a criteri di rilevanza, attualità, interesse pubblico e privacy a tutela dei diritti dei singoli. Oggi, se il giornalista sbaglia, sono già previste sanzioni. Quindi non è vero che questa riforma tutela la privacy dei cittadini che è ampiamente garantita dalle norme vigenti.
La legge italiana sulla privacy inoltre chiarisce il concetto di “minore aspettativa di privacy per i personaggi pubblici”, le cui notizie sono protette solo se non hanno “alcun rilievo per l’informazione”, e la stessa corte di Strasburgo ha chiarito che tutto ciò che li riguarda, penalmente rilevante oppure no, va pubblicato perfino quando vi sia violazione del segreto istruttorio.
Si istituisce una censura preventiva che consente ai poteri pubblici e privati di sottrarsi al controllo dei cittadini.
Il nuovo Ddl sulle intercettazioni colpisce duramente il diritto di cronaca. Intercettazioni di minore rilevanza giudiziaria, ma di grande interesse pubblico, non potranno essere più né divulgate né conosciute dai cittadini.
Così come nel 2010, contro il decreto Alfano, oggi contro il ddl del governo Renzi siamo pronti a mobilitarci: non ci faremo mettere il bavaglio.
Chiediamo che dal disegno di legge all’esame del Senato venga stralciata la disciplina delle intercettazioni per restituire al solo Parlamento questa delicatissima materia, tutelando la pienezza del diritto di informare e ad essere informati, solennemente riconosciuto dall’articolo 21 della nostra Costituzione.
Info a petizione su http://nobavaglio.org/.
(24 ottobre 2015)