L’esperienza editoriale del quotidiano “La Cronaca” di Piacenza raccontata dal collega Emanuele Galba
Si intitola Se non ci fosse stata Cronaca il nuovo libro del giornalista piacentino Emanuele Galba, pubblicato da Edizioni Tep Arti Grafiche con prefazione di Giovanni Volpi.
Attraverso “una selezione di articoli, copertine e tanto altro”, il volume ripercorre l’esperienza editoriale del quotidiano cartaceo La Cronaca, di cui Galba è stato responsabile, e rimarca “l’importanza del pluralismo informativo a Piacenza” nel decennio 2002-2012, periodo in cui è stato attivo il “secondo” giornale cittadino come vero contraltare di Libertà.
Per l’autore, la presenza di un altro quotidiano locale ha “garantito la pubblicazione di notizie che altrimenti sarebbero potute rimanere non divulgate, offrendo ai cittadini una scelta più ampia di informazioni”.
Una “felice parentesi” nell’editoria piacentina e al tempo stesso “una riflessione nostalgica sull’importanza della carta stampata e sulla vivacità del giornalismo locale in un’epoca di transizione verso l’informazione online”.
Nella prefazione, La Cronaca viene definita “fucina di talenti e scuola di buon giornalismo” e la sua storia “intensa e vitale, ricca di notizie pungenti e puntuali” poiché “in quegli anni ha raccontato Piacenza e i suoi protagonisti come nessuno aveva mai fatto prima, in nome della libertà d’informazione”.
Il corposo volume dà conto della “vivacità del giornale, palestra per tanti giovani professionisti della comunicazione”. E in ogni passo sottolinea che La Cronaca “ha rappresentato per Piacenza il pluralismo dell’informazione cartacea, in una città dove da sempre esisteva solo un quotidiano”. Spiega Galba: “Desideravamo offrire alla città un’alternativa informativa, ovvero di potersi informare scegliendo”. All’epoca è stata “una straordinaria opportunità” per i piacentini: “sentire un’altra campana, che spesso, se non sempre, suonava una musica diversa, scoprendo notizie che sarebbero finite sotto il tappeto e invece meritavano tutt’altro destino”.
Le pagine del libro-raccolta lo dimostrano: “raccontano di scoop arrivati alle cronache nazionali, di inchieste approfondite e di polemiche sagaci anche con gli stessi lettori”. Epiche battaglie “per farci riconoscere il ruolo che ci spettava in una città non abituata al pluralismo dell’informazione: inchieste, scoop, interviste a personaggi di spicco e tanto altro”. Insomma, “abbiamo proposto un’informazione che al tempo definii croccante, con titolazioni a volte un po’ spinte e provocatorie. Piacenza non era abituata, ma con il passare del tempo ci ha dato prova che apprezzava”.
F.S.
(14 novembre 2025)