L’Ordine Giornalisti ha 50 anni
Sono passati 50 anni dalla fondazione dell’Ordine dei Giornalisti e la ricorrenza è stata celebrata a Roma in un incontro al Quirinale con il capo dello Stato e un convegno nell’Aula dei gruppi parlamentari. Erano presenti il Consiglio nazionale e tutti i presidenti regionali; per l’Emilia-Romagna il nostro Gerardo Bombonato.
Per quanto ci riguarda, ricordiamo che in quel febbraio 1963 era papa Giovanni XXIII (seguiranno Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI) e che presidente degli Stati Uniti era Kennedy (verranno poi Johson, Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush G., Clinton, Bush G W, Obama). In Unione Sovietica (che non c’è più) governava Krusciov, in Germania ovest (divisa dall’est dal Muro) Adenauer, in Italia Moro con all’opposizione Togliatti. Carosello faceva conoscere in tv la brillantina Linetti e la cedrata Tassoni, lo sceneggiato del Mulino del Po era con Raf Vallone, il varietà con Marcello Marchesi. I giornalisti scrivevano a mano o con la macchina per scrivere, i pezzi erano stampati con il piombo fuso, i computer non c’erano e tanto meno i telefonini.
Solo noi giornalisti – come struttura professionale – siamo rimasti tali e quali, immutati, statici nella storia cambiata a ritmo vorticoso. Abbiamo chiesto almeno una decina di volte di essere adeguati ai tempi, ma il Parlamento non ci ha ascoltati; abbiamo avuto, l’ultima volta, l’approvazione della Camera, ma niente di più per fine di quella legislatura che nell’ultimo provvedimento è riuscita invece a far passare la riforma degli avvocati.
Per la verità qualcosa per noi è stato deciso nei pertinentissimi (sic!) provvedimenti di stabilizzazione economica. L’Ordine resta (meglio la mummia dell’Ordine), ma i consigli regionali perdono la giurisdizione deontologia. I procedimenti saranno affidati a un Consiglio di disciplina esterno, nominato dal presidente del Tribunale e composto da nove giornalisti che forse (se non hanno già fatto parte del governo dell’Ordine) avranno minor dimestichezza con la procedura giudicante, in compenso comporteranno un aggravio di spesa per i consigli regionali che dovranno garantirne il funzionamento (altro che stabilità economica!).
E a proposito di “costi da contenere”, i consiglieri nazionali – che sono già centocinquanta e basterebbero come forza lavoro per una vera grande azienda – aumenteranno ancora per gli automatismi di legge lasciati lì com’erano nel 1963.
Non tutto male però: sarà infatti obbligatoria la formazione continua. L’Emilia-Romagna ha già anticipato questa linea con un’apposita Fondazione, ma altri? C’ è poi il mistero dei misteri: che fine faranno i pubblicisti? Per l’iscrizione all’Ordine – è stato scritto – occorre aver superato l’esame di Stato. E chi non si è sottoposto a questo controllo costituzionale? Silenzio a tutt’oggi.
In questo quadro, celebriamo il mezzo secolo intonando, per la riforma, la canzone con la quale Ron ha vinto nel 1996 il Festival di Sanremo: “Vorrei incontrarti fra cent’anni”.
(c.s.)