No alla mancanza di rispetto e alle speculazioni. La deontologia vale per tutti
Dissimulare la propria identità per estorcere delle dichiarazioni a chi ti sta di fronte non è certo un bell’esempio di giornalismo. Né dal punto di vista deontologico, né, tantomeno, dal punto di vista etico.
È un concetto espresso con estrema chiarezza anche dal nostro Presidente nazionale Enzo Iacopino, che ha condannato senza mezzi termini il falso scoop realizzato nei confessionali da un noto quotidiano nazionale.
Offendere la coscienza, l’intimità profonda di tantissime persone, speculando su un sacramento come la confessione, non porta nulla alla qualità dell’informazione.
Tutt’altro. Ed anche chi ha la pretesa di fare inchieste o di cercare scoop, non può essere autorizzato a non rispettare le regole. Non esistono, a quanto mi consta, delle deroghe “ad personam”. Se così fosse si rischierebbe di sprofondare nell’anarchia, nel libero arbitrio, nella giungla dei personalismi sfrenati.
Per converso, chi fa il nostro mestiere – un mestiere che ha delle responsabilità sociali e civili ben precise – deve sempre avere davanti a sé la “stella polare” delle regole e della deontologia. È questa, infatti, la prima condizione per garantire una stampa libera e, nello stesso tempo, rispettosa della libertà e della dignità degli altri.
Antonio Farnè
Presidente Ordine giornalisti Emilia-Romagna
(15 marzo 2015)