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Rapporto Rsf sulla libertà di stampa: drammatico segno più per i reporter in carcere

Sono tanti, troppi i giornalisti attualmente in carcere, tenuti in ostaggio o scomparsi: 348 in tutto il mondo, oltre 100 nella sola Turchia. Queste le cifre “nere” contenute nel Rapporto 2016 di Reporter senza frontiere, che danno conto di un incremento del 6% rispetto al 2015.
Numeri che segnano un drammatico aumento delle incarcerazioni di giornalisti. Più di 100, tra reporter e operatori dei media, sono detenuti nelle carceri turche, con un’impennata degli arresti del 22% dopo il fallito colpo di Stato dello scorso luglio.
Il segretario generale di Rsf Christophe Deloire sottolinea che “la persecuzione dei giornalisti in tutto il mondo sta crescendo a un tasso sconvolgente”. E aggiunge che “alle porte dell’Europa è in corso una caccia alle streghe che ha portato dietro le sbarre

decine di giornalisti e ha trasformato la Turchia nella più grande prigione al mondo per i professionisti dei media”.
Ma la Turchia, purtroppo, non è un caso isolato. Altri tre Paesi sono vere prigioni a cielo aperto per giornalisti: Cina, Iran ed Egitto, che da soli contano più dei due terzi dei reporter detenuti di tutto il mondo. Sono invece 52 quelli tenuti in ostaggio, tutti concentrati in zone di conflitto in Medio Oriente, con Siria e Iraq che si confermano tra i Paesi più pericolosi e con 21 casi di sequestro operati dal sedicente Stato islamico.
“Le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite sulla protezione dei giornalisti e sulla battaglia contro l’impunità di chi commette crimini contro gli operatori dei media devono ancora produrre risultati soddisfacenti”. Così si conclude la presentazione del rapporto Rsf, in cui viene chiesto all’Onu di creare la figura del “rappresentante speciale per la sicurezza dei giornalisti” che riferisca direttamente al segretario generale.
Maggiori info nel Rapporto 2016 di Reporter senza frontiere.
F.S.
(15 dicembre 2016)