Se n’è andato Dino Biondi, stimato protagonista del giornalismo felsineo
Si è spento a Bologna, dopo una lunga malattia, Dino Biondi. Aveva 88 anni e un lungo, prestigioso percorso giornalistico dietro le spalle. Firma di punta del Resto del Carlino, direttore di Giornale d’Italia e negli anni Settanta anche di Stadio.
Nato a Dozza Imolese nel 1927, nel primissimo dopoguerra per mantenersi agli studi lavorò come correttore di bozze al Carlino. I suoi interventi erano così scrupolosi e accurati che finì per essere assunto come giornalista e poi diventò inviato di attualità. Nel 1968, l’allora direttore Giovanni Spadolini lo mandò a Parigi come corrispondente per raccontare emozioni, paure e portata rivoluzionaria del maggio francese.
In parallelo alla professione giornalistica Biondi riuscì a coltivare quella di scrittore. Appassionato di ricerche storiche, nel 1967 ebbe grande successo in Italia e all’estero con il libro La fabbrica del Duce, una minuziosa biografia di Benito Mussolini che spiega come fu possibile costruirne il mito. Un bestseller adottato anche come testo accademico da alcune università britanniche. Al suo amato Carlino dedicò invece un bel volume sui cent’anni di storia del giornale (1885 – 1985).
Quella di Biondi è stata una carriera di successo, caratterizzata da rigore, misura e pudore. Nel 1996, l’Ordine dei giornalisti gli ha conferito la medaglia d’oro per i quarant’anni di iscrizione all’Albo.
F.S.
(3 settembre 2015)