
Sensibili, graffianti, ardite onde radio nel nuovo volume-poesia di Domenico Segna
“Domenico Segna vive, ed è già molto”. Questa la curiosa nota autobiografica che il giornalista e scrittore ha voluto imprimere nel risvolto di copertina del suo libro Le onde radio, pubblicato da AnimaMundi Edizioni con introduzione di Andrea Bertoni.
Un volume che racchiude liriche, “filosofemi”, frammenti di memoria, scritto con parole lievi, decise, talvolta surreali, con la forza impavida e visionaria di chi segue il fruscio delle onde radio. Singolare raccolta di circa cento pagine – frazionata in capitoli rivelatori (Frequenze, Graffiti, Graphic novel, Le nuvole del tram, Le domeniche senza elettricità, Spettri) – che consegna al lettore “una poesia di coraggiosa e autoironica ricerca della propria identità, della frequenza in cui la vita possa darsi, oltre i vuoti e gli strappi, nella sua compiutezza”.
Onde radio che trascinano l’autore e pure chi entra nel multiforme tessuto linguistico di questo libro-poesia. Così sintetizza la bandella di copertina: “I versi di Segna sono come onde radio su cui sintonizzarsi, tra il riemergere di memorie familiari e una continua interrogazione su Dio intrecciata ai gesti e alle vicende della vita quotidiana. Con ironia e toni surreali, affiorano come spettri, graffiti urbani o personaggi di una graphic novel, figure della propria infanzia e presenze come quella di Lutero, di una santa semisconosciuta o dello stesso Gesù, colto dopo cena davanti alla televisione”.
Upupa di silenzio.
L’impossibile ala di neve
di una ringhiera.
Ti desti in un grido.
Onde radio scendono dal cielo,
irrequieto candore sulle fronde degli alberi.
S’addensano nastri di nubi.
Silenzio aspro, tenda immobile
qui vicino o altrove
le frequenze della radio
restano flebili.
L’aia appare sul vuoto,
dipinge il pane e il vino.
La mano cerca la manopola
per sintonizzarsi.
Palpito arido osceno
intervallo a lungo meditato,
eppure il cielo brilla
in questo pomeriggio di febbraio.
Candida abbagliante clausura
a monte o a valle la cecità
non dà tregua.
Le onde radio non restano ferme:
perché tanto clamore?
Quando ero in Germania
un giovane iddio passava
davanti alla gendarmeria.
Caldo fiore sfigurato flutto
la neve oggi non ha più il suo sguardo.
S’ascolta l’upupa di silenzio.
Domenico Segna è caporedattore della rivista I Martedì dove da anni scrive, fra l’altro, di letteratura contemporanea. È componente del Comitato Scientifico del Centro San Domenico di Bologna. Collabora con Il Regno, Mondoperaio, Mistica e filosofia, Protestantesimo (rivista della Facoltà Valdese di Teologia). Ha titoli accademici in Lettere, Filosofia, Scienze Bibliche e Teologiche. È docente presso l’Università “Primo Levi” e l’Istituto “Carlo Tincani” di Bologna. Impegnato nel dialogo interconfessionale, ha curato la trilogia luterana per Garzanti con propri saggi introduttivi e per le Edizioni Dehoniane ha pubblicato Il secolo conteso. Lineamenti del pensiero teologico protestante del Cinquecento (2017). Come co-autore di poesia ha scritto Libro, accompagnato da una nota di Roberto Roversi (Pendragon, 2007) e come autore Le chiese scomparse (Confine, 2014). Le sue poesie sono state pubblicate in diverse antologie in Italia e all’estero, tra cui Italian Poetry Review.
Franca Silvestri
(10 febbraio 2025)